Venezia, verdetto fra dieci giorni di Enrico Singer

Venezia, verdetto fra dieci giorni Trattative, consultazioni, in attesa del decreto Ronchi previsto entro Natale Venezia, verdetto fra dieci giorni Braccio di ferro sul «Mose» i ROMA. Edo Ronchi è uscito dal ministero dell'Ambiente, ieri sera, portando via le oltre 400 pagine del parere della commissione che ha bocciato il progetto Mose. Comincerà a leggerle sull'aereo - stamane sarà nel suo collegio a Torino e poi si chiuderà nella sua casa romana per il resto del week-end a studiare il documento. Ma, da lunedì cominceranno consultazioni e trattative dure tra i protagonisti di questa complessa vicenda: i ministeri dell'Ambiente, dei Beni Culturali e dei Lavori pubblici, il «Gomitatone» per Venezia che è presieduto da Massimo D'Alema e che riunisce, oltre alla Regione e ai sindaci della Laguna, ben cinque ministri, compresi quelli dei Trasporti e della Ricerca scientifica. Il caso delle dighe mobili per Venezia, insomma, finirà subito al centro dell'attenzione del governo perché Ronchi vuole arrivare al suo decreto sull'impatto ambientale del Mose entro Natale. E vorrebbe arrivarci con un accordo generale. Che per ora non c'è. La parola d'ordine è cautela. Nessuno vuole prendere posizioni che potrebbero esasperare il confronto. Ma il confronto esiste ed è serrato. Il ministro dei Lavori pubblici, Enrico Micheli, aveva già detto giovedì che «la salvaguardia di Venezia resta una priorità» e che un Paese serio «non lascia le cose in sospeso». Ieri al ministero si diceva che sul caso-Mose c'è un progetto preciso che ha già avuto due pareri favorevoli (dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e dal comitato internazionale di «saggi») e che, quando arriverà il decreto Ronchi, ci saranno «tutti gli elementi per prendere una decisione». Come dire che non basterà il decreto sull'im- patto ambientale per mettere la parola fine al progetto Mose. Che la decisione dovrà essere in qualche modo collegiale. Ma al ministero dei Lavori pubblici non vogliono nemmeno precipitare i tempi. «Attendiamo il decreto»: una frase che sottintende la possibilità - o la speranza - che il decreto Ronchi non sia la fotocopia del parere espresso dalla commissione tecnica. Al ministero dell'Ambiente, nessuno si sbilancia in previsioni. Ma si sottolinea che, quando giovedì è stato annunciato il verdetto della Commissione Via («valutazione impatto ambientale»), Ronchi aveva potuto leggere soltanto le trenta pagine di sintesi delle conclusioni degli esperti guidati dalla professoressa Maria Rosa Vittadini. Per questo il ministro passerà il week-end immerso nell'esame delle 400 pagine del documento completo. «La materia è delicata», dicono al ministero. E per questo i dieci giorni che mancano a Natale si annunciano decisivi. Una cosa è il parere della commissione Via. Ben altra è il decreto che dovrà essere firmato da Ronchi e controfirmato dalla sua collega dei Beni Culturali, Giovanna Melandri. Solo il decreto infuirà davvero sul fu¬ turo di Mose. E se dovesse essere di bocciatura netta, potrebbe significare la fine del progetto. Ma anche l'inizio di uno scontro aperto che sarebbe una bella grana per il governo e richiederebbe l'inevitabile mediazione di D'Alema. Anche Massimo Cacciari, il sindaco di Venezia, lo ha detto ieri: «Le procedure prevedono che la decisione sia presa dal ministro competente e che, in caso di diverse opinioni tra i ministri interessati, il giudizio d'appello sia pronunciato dal presidente del Consiglio». Questo «arbitrato», che presuppone l'esplosione di un vero dissidio nel governo, sia Ronchi, sia il ministro dei Lavori Pubblici, Micheli, cercano di evitarlo. 0 meglio: cercano di anticiparlo smussandolo nella rete dei contatti informali. Se mediazione ci deve essere, è meglio che ci sia prima della stesura del decreto Ronchi-Melandri. Alla cautela dei ministri interessati, fa da contrappunto una polemica aspra da parte di Paolo Costa, già rettore dell'ateneo veneziano Ca' Foscari ed ex ministro dei Lavori pubblici nel governo Prodi. Costa dice che l'Italia perde credibilità: «torna a far pasticci proprio quando stava riconquistando affidabilità». Perché la commissione tecnica ha smentito un comitato di saggi internazionale «mentre c'era un accordo politico in base al quale il parere della Via sarebbe stato la traduzione burocratica di quello dei saggi». Un accordo stretto proprio con Ronchi che era ministro anche nel governo Prodi. Affermazione subito smentita dal ministero dell'Ambiente. Enrico Singer Sulle dighe mobili per la città si cercherà di arrivare ad una decisione collegiale Un'immagine di Venezia con l'acqua alta

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