«Così proverò la sua innocenza» di Gian Antonio Orighi
«Così proverò la sua innocenza» «Così proverò la sua innocenza» «A torturare ed uccidere sono stati altri » L'AVVOCATO SPAGNOLO MADRID NOSTRO SERVIZIO «Il generale Pinochet, i cui interessi ho già difeso in Spagna per un caso che non posso rivelarle, non mi ha ancora comunicato ufficialmente che m'affida, la sua difesa, ma sono già stato contattato da avvocati della Fundación Pinochet di Santiago del Cile! Sono pronto ad accettare il probabilissimo incarico e sto già formando un team legale con altri cinque penalisti ed uno specialista in diritto internazionale, spagnoli, anche loro disponibili. Il generale potrebbe essere assolto in Spagna. Come lo fu Gonzàlez, anche lui accusato da Garzón, per il caso "Gal", perché il suo ministro degli Interni è in galera per sequestro di persona e lui no per mancanza di prove». L'avvocato penalista madrileno Angel Lopez Monterò Juarez, 63 anni, da 35 nella professione, è notissimo in Spagna: si definisce «apolitico e non franchista», ma fu lui che difese Antonio Tejero Molina, il tenente colonnello della guardia civil che sequestrò pistola alla mano l'intera Camera di Madrid durante il fallito golpe dell'81 ed altri pezzi da novanta dell'estrema destra nostalgica. Il suo studio di calle Argensola, n.30, frequentatissimo, per ironia del caso si trova a due passi dal Tribunale nazionale del gip Garzón, il magistrato che ha fatto arrestare Pinochet a Londra e che ha formalizzato le imputazioni di «genocidio, terrorismo e tortura». Quali saranno gli argomenti della sua difesa? «Nel principio di territorialità. Il generale Pinochet deve essere processato in Cile, non in Spa¬ gna, perché i fatti imputati sono successi lì. Altrimenti la Spagna si trasformerebbe in un tribunale penale internazionale, un caso di "colonialismo giuridico". E poi la giustizia inglese ha stabilito che non c'è delitto di genocidio. Se il generale verrà estradato, e ci vorranno almeno 9 mesi per deciderlo, presenterò ricorso contro la formalizzazione di Garzón, il "giustiziere planetario", entro i primi tre giorni dalla comunicazione del rinvio a giudizio nelle mani di Pinochet. E, codice alla mano, ho ottime probabilità di vincere». Come valuta l'operato di Garzón, che ha presentato 285 pagine di accuse, frutto di centinaia di testimonianze? «Giuridicamente, Pinochet non può essere accusato. Saranno stati i suoi uomini o forze speciali. Il generale, come capo di Stato in quel momento, poteva saperlo o no. Mancano però elementi per cui Pinochet, attualmente, è indifeso. Garzón è tendenzioso in quanto ha ascoltato solo i testimoni di una parte. Dovrà essere serio, basarsi su fatti certi ed ascoltare in Cile tutti i vertici di allora». Influirà sul processo l'opinione pubblica spagnola? «Sì. In Spagna, Pinochet l'hanno già processato. L'informazione dei media non è obiettiva ed ha come provati fatti tutti da dimostrare. So per certo che stanno già preparando un ospedale militare, il madrileno "Gòmez Ulla" per ospitarlo». I famigliari dei «desaparecidos» non sono del suo parere. «Le ripeto che per giudicare bisogna ascoltare le due parti. Tutto il governo del generale e tutti i suoi collaboratori». Perché paragona Pinochet all'ex premier Gonzàlez? «Perché gli squadróni della morte anti-Eta dei "Gal" hanno sulle spalle 28 tra morti e desaparecidos "etarras". Suppongo che Gonzàlez, come Pinochet, non ha torturato ed ucciso nessuno. Sono stali altri. Bisogna distinguere tra la responsabilità penale e quella sussidiaria di un capo di governo». Gian Antonio Orighi
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