Marini-Veltroni, disgelo sulle riforme di Guido Tiberga

Marini-Veltroni, disgelo sulle riforme Serrato dibattito fra i leader di Quercia e il Centro. Mastella: niente soglia per le europee Marini-Veltroni, disgelo sulle riforme Ma sul doppio turno fra Ds e Ppi non c'è l'intesa ROMA. «L'incontro è andato benissimo. Anzi bene». E' quasi l'una quando Franco Marini esce dalle Botteghe Oscure. Un'ora di dialogo con Walter Veltroni per concordare sui massimi sistemi e confrontarsi ancora una volta sulla riforma elettorale. «Superati gli scogli? Magari...», butta lì il leader dei popolari. «Se ci fosse una convergenza avremmo già fatto la legge - dirà più tardi Walter Veltroni - però da parte dei nostri alleati ho trovato un ascolto maggiore. Questa è la novità...». La senzazione è che tutti, ormai, attendano la sentenza della Corte Costituzionale sul Referendum, prevista per fine gennaio. Il Polo si è messo alla finestra, aspettando una proposta comune della maggioranza. Ma il centrosinistra non sembra avere intenzione di convocare un vertice per definirla: «Sulle riforme c'è vaghezza d'intenti - spiega Clemente Mastella, pure lui a Botteghe Oscure nel pomeriggio -. Delineare aspettative e prospettive prima del pronunciamento della Corte è del tutto inutile». Un atteggiamento ribadito da Lamberto Dini, che dal vertice di Vienna manda a dire che per le riforme «c'è tempo». E confermato in serata dal sarcasmo pungente di Antonio Di Pietro: «Questi stanno solo aspettando che la Consulta gli tolga le castagne dal fuoco - attacca l'ex pm al termine di un comizio per le amministrative di Treviso -. Se malauguratamente i giudici diranno che il referendum non s'ha da fare, state tranquilli che tutti si scorderanno della legge elettorale». Riforme in lista d'attesa, quindi. Eppure Veltroni, dopo il duplice faccia a faccia con i segretari di Ppi e Udr, è soddisfatto: «Non c'è niente di male se emergono posizioni diverse sui temi istituzionali - dice -. Un conto è la sfera di governo, dove l'intesa è saldissima, un conto sono le regole del gioco: con Marini ho chiarito il senso della nostra proposta di doppio turno, che è sempre la stessa: ballottaggio a due oppure soglia di sbarramento al 12,5 per cento, sul modello francese. A nostro avviso questo è l'unico sistema che garantisce stabilità al governo e mantiene la forza e l'identità dei partiti...». Il segretario dei popolari si è convinto? «Diciamo che mi. ha ascoltato...». Archivitato il pericolo di un asse tra i diesse e Forza Italia (la proposta del presidente dei senatori azzurri Enrico La Loggia per un doppio turno «misto» è durata 10 spazio di una notte), i popolari prendono atto delle continue rassicurazioni di Veltroni: «Qui nessuno coltiva stoltamente l'idea che un partito possa essere da solo maggioranza del Paese», insiste il leader della Quercia. E non è escluso che, nel serrato dialogo tra i due segretari, siano emerse considerazioni tattiche. Del tipo: con 11 turno unico il centrosinistra potrebbe aver bisogno di un nuovo abboccamento con Rifondazione, i cui voti affluirebbero senza dazi da pagare in un ballottaggio contro un candidato del Polo. Di certo c'è che i ds, almeno a parole, non si muovono da un ntillimetro dal doppio turno di collegio sul quale sono arroccati fin dall'inizio. La proposta di Stefano Passigli, che giovedì aveva lanciato il suo doppio turno «all'italiana», è stata liquidata come «buona ma personale» da Cesare Salvi, il capogruppo diessino al Senato, l'unico della Quercia, finora, ad aver meontrato il ministro delle Riforme Giuliano Amato. Disco rosso anche per la riforma della legge elettorale per le Europee. «Noi siamo contro ogni forma di soglia, anche minima - avverte Mastella - Però siamo d'accordo con chi dice che c'è un eccessivo frazionamento. Si possono trovare altre soluzioni, ad esempio imporre dei limiti all'atto della presentazione delle Uste. Magari dicendo che hanno diritto di presentarsi solo le forze rappresentate in Parlamento...». Anche su questo Veltroni è rigido: «Siamo l'unico Paese a non avere un limite di sbarramento - taglia corto il leader dei ds -. Capisco che per qualcuno possa essere difficile da digerire: ma questa anomalia italiana ci porta a situazioni che sono più da Consiglio comunale che da Europa...». Martedì Veltroni concluderà il suo giro di colloqui con i leader della maggioranza ricevendo a Botteghe Oscure il segretario dei socialisti democratici Enrico Boselli. Un altro che non vuole sentire parlare né di doppio turno né di sbarramenti. Guido Tiberga Di Pietro: «Questi aspettano solo che la Consylta gli tolga le castagne dal fuoco» I popolari: «Superati gli scogli? Magari» Intanto sfuma l'asse Ds-Forza Italia A destra il segretario dei Ds Walter Veltroni Sotto il leader dei popolari Franco Marini

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