La Nestlè: costretti a chiudere una fabbrica
La Nestlè: costretti a chiudere una fabbrica «Pronti a sostituire tutti i prodotti nelle due città, ma chiediamo di mantenere calma e fiducia» La Nestlè: costretti a chiudere una fabbrica «I danni? Potrebbero anche raggiungere i cinquanta miliardi» MILANO. ^Quello che è successo è molto grave...v. Non risparmia le parole Yves Barbiaux, presidente di Nestlè Italia, 3000 miliardi di fatturato e a 14 giorni da Natale cinque milioni di panettoni sul mercato, due dei quali - marcati Alemagna e Motta - siringati con mi topicida dall'Animai Liberation Front. «Siamo pronti a sostituire tutti i prodotti a Bologna e a Firenze», annuncia il presidente. Che di fronte a qualla minaccia nel mucchio, a fatica riesce a trovare parole tranquillizzanti per i consumatori. «Chiediamo di mantenere la fiducia, sono criminali isolati, è solo una minaccia, stiamo controllando tutti i panettoni», giura a più riprese. Fino a sbottare con quel «è un casino...», che i microfoni rilanciano, accento teutonico compreso. «Se va avanti così, dovremo chiudere lo stabilimento di San Martino Buonalbergo, in provincia di Verona. Ci sono 400 dipendenti...», annuncia guardando ai bilanci, Giancarlo Faina, direttore generale commerciale. Preoccupato dei 50 mila quintali di impasto destinati a diventare cinque milioni di panettoni, doppiamente preoccupato per la paura dei clienti e gli scaffali svuotati dai commercianti. O dalle grandi catene di distribuzione che, in attesa di eventi, hanno ritirato il prodotto. ((Abbiamo solo accantonato i nostri panettoni. Crediamo siano solo minacce, che di panettoni con il topicida ci siano solo quei due», butta acqua sul fuoco il top manager. Mentre avverte che una manipolazione sarebbe visibile, sia sugli involucri bucati dalle siringhe, sia nello stesso prodotto da forno, destinato a diventare di colore blu nella parte contaminata. «Siamo pronti a rifondere i commercianti per i prodotti non venduti. Già lo facciamo dopo le feste, quando incentiviamo le vendite promozionali», assicura Faina. Senza dare cifre certe sul danno economico - «Da 0 a 50 miliardi», dice - che intacca i 120 miliardi del settore panettoni per la Nestlè. «E' un danno per l'economia italiana», fanno i conti alla multinazionale, dove se va avanti così temono di perdere il 50% del fatturato per il dolce natalizio. «Siamo vittima di un terrorismo stupido. I criminali non possono turbare il Natale. Natale quando arriva, arriva», guarda al calendario Yves Barbiaux. «Sì, ma questa era un'azione dimostrativa. Ci sono ricattatori che chiedono 10 miliardi, qui c'è solo una patina d'ideologia. Ma i criminali non hanno nè babbo, nè mamma, nè colore», sta attento ai bilanci Giancarlo Faina. Chi siano questi ecoterroristi nessuno lo sa. I magistrati di Bologna e di Firenze hanno aperto le indagini, i Nas dei carabinieri fanno i controlli. Alla Nestlè chiedono solo di far presto. Non nascondono il pericolo, assicurano che i controlli saranno efficaci ma allo stesso tempo ridimensionano la portata di quel gesto. «Saranno 3 o 4 persone, in passato hanno colpito altre aziende, sono cani sciolti collegati a livello internazionale», fa la radio¬ grafia il top manager della multuinazionale elvetica. E quelle accuse di manipolazione transgenica? E sul movente, dietro ai due panettoni avvelenati? E' il terreno più difficile, per la Nestlè. Che non può smentire sè stessa, che non può buttare a mare, specialmente sotto la pressione di un ricatto, anni e anni di ricerca, miliardi e miliardi spesi in laboratorio. «In Italia non ci sono prodotti manipolati», spiega Giancarlo Faina. Ma poi ammette che sono in vendita in Olanda e in Gran Bretagna, che la normativa è tutta da approntare, che da noi la legge non è ancora chiara. E che, comunque, loro non sono favorevoli al transgenico animale, [f. poi.] «In pericolo ci sono quattrocento dipendenti dello stabilimento di Verona» itimi' "Uraliana FATTURATO di cai aspwtodottt i n m INVESTIMENTI INDUSTRIALI IONE PIRCSNTUAI8 FATTURATO 1997 CATEGORIE DI PRODOTTO UNITA* PRODUTTIVE PERSONALE (numero a fine a FATTURATO PER. (in milioni 41 Iti) In miliardi di lira (salvo
Persone citate: Alemagna, Faina, Giancarlo Faina, Motta, Yves Barbiaux
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