Fra Borrelli e D'Ambrosio ora è scoppiata la pace di Paolo Colonnello
Fra Borrelli e D'Ambrosio ora è scoppiata la pace LA POLEMICA AMNISTIA E GIUDICE UNICO Fra Borrelli e D'Ambrosio ora è scoppiata la pace MILANO I L «caffè della pace», arriH va puntuale 'e previsto), alle 11 e 25 minuti. Nell'ora di massima affluenza al bar di palazzo di giustizia, Francesco Borrelli e Gerardo D'Ambrosio, l'uno sotto braccio all'altro, si materializzano con un sorriso prenatalizio per consumare il rito Quotidiano della «tazzulella». Un rito talmente ordinario che, dopo la bufera dei giorni scorsi, assume il valore di un messaggio inequivocabile per gli appassionati del genere: abbiamo fatto pace. Anzi, di più: «E' mai scoppiata la guerra7», si chiede con retorica consumata il procuratore. D'Ambrosio ride, Borrelli pure: due fidanzati. E le polemiche sui giornali? I contrasti su amnistia e giudice unico? I «qui comando io», i «parla per sé», tutta acqua passata? «Ma pensate davvero che ci mettiamo a discutere di quello che scrivete voi giornalisti?». Ridono ancora. Insomma, la solita montatura? «Nessuno mi toglie il sospetto che qualcuno abbia voluto marciare su polemiche inesistenti - dice D'Ambrosio - ognuno ha le sue idee. Perché, è vietato avere opinioni diverse? Voi pensate davvero che abbiamo litigato?». E per esagerare il gesto di rappacificazione, dopo il caffè (che s'incaricherà di pagare un terzo aggiunto, il consigliere Angelo Curto), la I litigiosa coppia di questa te! lenovela giudiziaria, sceI glierà di esibire la ritrovata : armonia percorrendo con ! lentezza studiata il salone ; del primo piano di palazzo, il j più affollato di avvocati e ! giornalisti, divertiti e per ! nulla meravigliati da questo '. «struscio» di procuratori j della Repubblica. L'evento, monitorato pas| so dopo passo da uno stuolo di cronisti, si conclude da I dove era iniziato, nell'anti: camera (comune) dei due I magistrati. La stessa stanza ' che verso le 11, D'Ambrosio, | dopo una breve riunione con | Ilda Boccassini e Gherardo ! Colombo, aveva varcato per un faccia a faccia di un quarto d'ora con Borrelli. Chiarimento? Macché: «Abbiamo parlaI to di banche dati e sistemi | telematici qui in procura», j risponde Borrelli. À proposi! to: cosa pensate delì'indagii ne di Brescia che ha messo sotto inchiesta il Pool dopo le denunce di Berlusconi? «Ma è una notizia vecchia di sei mesi fa - chiosa Borrelli lo avete già scritto mille volte, cosa dobbiamo commentare?». Ma verso sera la musica cambia un po'. Gerardo D'Ambrosio, invitato alla presentazione di un libro del senatore Giuseppe Gargani non molto tenero con Mani pulite - ribadisce le posizioni espresse in questi giorni: no all'amnistia, nemmeno per i reati di pretura, sì alla riforma del giudice unico entro il due giugno. Chiarendo inol¬ tre che quella tra lui e Borrelli è stata «una discussione a distanza su temi sui quali abbiamo sempre avuto idee divergenti». Ma per l'avvocato e onorevole di Fi, Gaetano Pecorella, presente al dibattito, queste «divergenze» sull'amnistia tra D'Ambrosio e Borrelli rappresentano «un litigio emblematico, dal ouale emergono due aspetti: l'esistenza di un grande movimento di magistrati che devono occupare posti di rilievo e quello che vede lo scenario politico dare segnali che i magistrati stanno interpretando». Secondo Pecorella «Borrelli ha coìto la prospettiva di ricevere un consenso dal governo, D'Ambrosio invece ha difeso la sua autonomia e quella del suo ufficio». Mentre per Antonio Di Pietro, a Treviso per un incontro elettorale, quella tra il procuratore e il suo vice «è un'asserita guerra che non esiste», nell'ambito di «un'escalation di equivoci creati ad arte da una parte dei mass-media». Per Di Pietro, «non si può prendere mezza frase da un contesto e rilanciarla esponenzialmente affinché diventi un caso». L'ex pubblico ministero ha quindi difeso Borrelli: «Ha semplicemente detto che l'amnistia è un istituto su cui riflettere, punto. Io personalmente ho riempito di contenuti quel discorso». Paolo Colonnello Il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala non commenta il «giallo» sulla posizione del governo «Sono dalemiano dunque non parlo»
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