«Non siamo più soli» di F. Man.
«Non siamo più soli» «Non siamo più soli» Ciampi: tutte le economie si trovano in difficoltà VIENNA DAL NOSTRO INVIATO L'Italia rallenta, ma non è più sola. «A luglio - spiega il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi - dieci Paesi della zona Euro avevano una crescita brillante e solo l'Italia dava segni di decelarazione». Da settembre, invece, quella sensazione di sfiducia che percorreva la Penisola e che aveva spinto Ciampi a prendersela anche con gli industriali troppo timidi negli investimenti, sembra aver contagiato buona parte dell'Europa: «La crescita c'è ancora, ma frenata». Proprio per questo Ciampi toma all'attacco del Patto di stabilità, o meglio di quell'interpretazione data dal Comitato monetario che stabilisce come gli Undici debbano portare i loro bilanci in attivo o in pareggio entro fine del 2002. E' una condizione che all'Italia sta stretta, e oggi il ministro dell'Economia lo dice in modo più esplicito che mai: «Quando si diceva che nel 2002 il deficit doveva essere uguale a zero lo si faceva nella previsione di un ciclo economico favorevole, di condizioni che andavano verso l'espansione». Oggi non è più così e quindi «non c'è impegno vincolante» al rispetto di quella data, anche perché «l'obbligo vero e proprio sta in primo luogo nel Trattato di Maastricht e poi nel Patto di stabilità, che è più severo, ma che non cita la data del 2002». Eppure, nonostante metta le mani avanti sul fronte della finanza pubblica («in Parlamento ci siamo impegnati solo fino al 2001»), Ciampi non sembra d'accordo con le previsioni negative del Fondo monetario internazionale sulla crescita italiana. Cita il «prudente ottimismo» espresso da un primo ministro dei Qumdici durante le riunioni di Vienna e lo fa suo: «Le condizioni per una ripresa in Italia ci sono. I tassi sono bassissimi, il prezzo delle materie prime è in ribasso», è basso anche il costo del lavoro per unità di prodotto. Insomma, «la crescita è largamente inferiore alle potenziale del nostro Paese». Adesso la scommessa italiana per rimettere in moto lo sviluppo, in linea con le speranze europee, ò il Patto con le parti sociali «che speriamo di firmare tra pochi giorni». Ed è proprio quel patto, assieme all'accordo del '93 che ha dato vita alla concertazione, che per Ciampi rappresenta il contributo italiano alla nuova politica dell'occupazione che il vertice di Vienna cerca di lanciare: «E' un apporto forse più concreto di altri», dice alludendo alle varie dichiarazioni congiunte che hanno caratterizzato la preparazione di questo incontro. «L'Italia - aggiunge - può presentare qualcosa non di episodico ma di strutturale». E del resto l'Italia sembra approvare in pieno le linee che sono emerse tra i premier e i ministri economici discutendo di occupazione e punta le sue carte sull'armonizzazione. Quella delle politiche economiche e dell'occupazione, in primo luogo, ma anche quella legata alle tasse, visto che «c'è una larga maggioranza che approva il principio secondo cui l'Ue non deve spingere al dumping fiscale». [f. man.]
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi
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