«Complotto anti-Di Pietro» di Francesco Grignetti

«Complotto anti-Di Pietro» Brescia archivia un altro processo contro l'ex pm. Spanò: la denuncia nasconde intenti non di giustizia «Complotto anti-Di Pietro» Il gip: "accuse costruite dai Berlusconi GIUSTIZIA E POLITICA L/U ROMA m OFFENSIVA giudiziaria di Brescia contro Di Pietro direttamente o indirettamente viene dal clan Berlusconi, ha cioè una particolarissima «matrice genetica», nasconde intenti «non di giustizia» e per questo non merita alcuna credibilità. Il gip bresciano Roberto Spanò non ha usato parole tenere verso il leader del Polo nel disporre l'archiviazione di un'ennesima grana di Antonio Di Pietro. Il giudice era chiamato a decidere di una richiesta di rinvio a giudizio contro Di Pietro. In sintesi, la procura di Brescia lo accusava di aver favorito, quand'era pm, un vecchio amico milanese, Sergio Redaelli. In cambio avrebbe ottenuto un appartamento in affitto a prezzo di favore. Accusa infamante per un simbolo di Tangentopoli. Tanto più che a corroborarla c'erano le voci di alcuni ex amici meneghini di Di Pietro quali il costruttore Antonio D'Adamo, l'assicuratore Giancarlo Gorrini, il capo dei vigili urbani Eleuterio Rea. Ma per ognuno di essi il gip Spanò riserva un trattamento al curaro in poche righe. E su tutti, dietro tutti, il giudice ravvede la mano del clan di Arcore: Silvio Berlusconi, Paolo Berlusconi, Cesare Previti. Se non si vuole usare la parola «complotto» è qualcosa di molto simile. E d'altra parte, si legge nella sentenza, Antonio Di Pietro lamentò appunto «una manovra concertata dalla famiglia Berlusconi tesa a screditare la sua persona». Il gip naturalmente si guarda bene dal tracimare in politica. Ma intanto, «ai fini della valutazione della genuinità delle testimonianze», Spanò segnala che vanno valutati nel giusto conto «i motivi di profondo contrasto esistenti tra Di Pietro e coloro che hanno proposto e alimentato l'indagine». Cita i numerosi procedimenti penali aperti dal Pool milanese contro Silvio e Paolo Berlusconi, Antonio D'Adamo e Cesare Previti. Da una parte Berlusconi e i suoi, dall'altra l'ex pm: su questa falsariga il gip Spanò legge un po' tutta la vicenda. I dossier contro Di Pietro, ad esempio. «Vi è prova di un ruolo attivo svolto da Paolo Berlusconi (proprio nel periodo storico nel quale il fratello Silvio, allora presidente del Consiglio, aveva ricevuto l'av- viso di garanzia) nell'assemblaggio di un malevolo carteggio anonimo... nonché prova del ruolo attivo svolto da Paolo Berlusconi, unitamente a Cesare Previti, nella presentazione agli ispettori ministeriali di Giancarlo Gorrini, noto accusatore di Di Pietro». Né può mancare un riferimento alla famosa telefonata tra Silvio Berlusconi e Antonio D'A¬ damo: «Il suo amico - dice il leader di Forza Italia commentando l'ingresso in politica di Di Pietro - ha dato fuori di testa... bisogna che lei si prepari... stiamo nelle sue mani». Il gip, insomma, non riesce a lasciar fuori la politica da questa vicenda. Troppi e insistenti, annota, sono i segni di una offensiva ben coordinata con¬ tro Di Pietro. Gli appunti di D'Adamo consegnati a Previti. I medesimi appunti riscritti dai due in una sala della villa di Arcore. Il procedere «a tandem» del duo D'Adamo-Previti davanti al pm bresciano. La «pronta utilizzazione da parte di un settimanale (riferimento a «Panorama», ndr) delle dichiarazioni rese al pm dal D'Adamo a mezzo di un articolo di ispirazione e stampo denigratorio» nei confronti di Antonio Di Pietro. La «singolare per non dire sorprendente somiglianza tra le iniziative assunte in rapida successione da Giancarlo Gorrini prima, Antonio D'Adamo poi, entrambe connotate... dalla comune gestazione presso Cesare Previti e la famiglia Berlusconi». E già che c'è, il gip Spanò mette nel mazzo anche «il singolare incedere pure di Eleuterio Rea, il quale, dopo aver scritto anch'egli un memoriale destinato alla procura di Brescia, l'ha fatto preventivamente leggere a uno dei diretti interessati, cioè Sergio Redaelli, rassicurandolo anche sui contenuti della futura audizione». Rea si autoaccuserà di comportamenti scorretti, coinvolgendo Di Pietro, ma non prima di aver rassicurato Redaelli: «Tanto è tutto caduto in prescrizione...». Conclusione lapidaria del gip: «Non (è) priva di fondamento l'ipotesi che l'indagine possa costituire il corollario di contrasti personali o l'espressione di fini e interessi non coincidenti con quelli di giustizia». Commenta Elio Veltri, deputato e amico dell'ex pm: «Da tre anni la Procura di Brescia lavora solo per incastrare Di Pietro. Emerge, invece, che c'è un'organizzazione per metterlo in ginocchio». Francesco Grignetti Il senatore dell'Ulivo ed ex pm di Mani pulite Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Roma