Scuola, sui banchi fino a 15 anni

Scuola, sui banchi fino a 15 anni Accordo Ds-Udr: entro Natale il sì del Senato all'innalzamento dell'istruzione obbligatoria Scuola, sui banchi fino a 15 anni / sindacati: concorsi subito o sciopero Innalzamento dell'istruzione obbligatoria e riforma dei cicli scolastici nella gerla di Babbo Natale. Dopo un conclave di un'ora e mezza a Botteghe Oscure, Walter Veltroni (leader Ds) e Clemente Mastella (segretario Udr) annunciano fumata bianca: il pacchetto-scuola dovrebbe raccogliere il primo «sì» del Senato già il prossimo 22 dicembre. «Abbiamo delinsato le ragioni di un'intesa da perfezionare in sede tecnica e anche parlamentare», spiega Mastella. «Incontro positivo e molto importante», commenta Veltroni. Incalza il ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer: «Avremo la legge sull'innalzamento dell'obbligo prima di Natale». Un'intesa che trova concorde il ppi («Il nostro obiettivo è quello di favorire percorsi formativi per tutti i ragazzi tali da consentire il raggiungimento di un diploma o di una qualifica professionale er.tro i 18 anni», spiega Giovanni Manzini, responsabile scuola), ma che solleva le proteste del Polo: «L'Udr fece un'opposizione durissima alla Camera - dice Valentina Aprea, Forza Italia -. Era assieme a noi nel richiedere il "doppio canale", ossia che l'obbligo si potesse fare anche nella formazione professionale. Oggi, per opportunità politica, l'Udr cambia posizione e fa l'intesa coi Ds». Stando al testo del disegno di legge approvato alla Camera a settembre, l'elevamento dell'obbligo passerebbe - in via transotoria, sin dal settembre '99 - dai 14 ai 15 anni, per giungere gradualmente ai 18 anni, a compimento dell'intero percorso di riforma. Veltroni: «L'Italia è l'unico Paese europeo che conserva l'obbligo scolastico a 14 anni. Noi lo portiamo in prima battuta a 15 e con la riforma dei cicli a 16». Annota ancora il ministro: «Tutto ciò rende necessaria anche l'approvazione del disegno di legge sul riordino dei cicli scolastici, per la loro stretta interconnessione». Tuttavia, mentre il governo e l'«asse» Ds-Udr spingono il piede sull'accelleratore per le attese riforme, la maggioranza di governo stenta a trovare un'intesa sul varo del disegno di legge che riguarda docenti precari e concorsi a cattedra. In due giorni di esame in aula alla Camera, sono stati approvati soltanto due articoli e sono emerse divisioni profonde fra le forze politiche che sostengono il governo D'Alema. Una impasse che preoccupa fortemente i sindacati scuola. Ieri, Cgil, Cisl e Uil hanno inviato un «pressante appello» all'esecutivo e alla maggioranza perchè si trovi un'intesa; altrimenti, dicono, saremo costretti allo sciopero. «Il bando dei concorsi e la contestuale soluzione dei problemi del precariato sono atti doverosi - sostiene Enrico Panini, numero uno Cgil-scuola -: siamo di fronte a un arretrato di dieci anni; la mancata approvazione di questa legge costituirebbe un fatto gravissimo e una beffa per quei precari che stanno aspettando ima soluzione occorretta dei loro problmemi e per le mi- gliaia di laureati interessate a partecipare ai nuovi bandi per la scuola. Si tratta di aspettative legittime, ma è in discussione anche la necessità di coprire in modo stabile i posti vacanti, evitando ogni anno di mettere in discussione la continuità didattica nelle singole classi». Dunque: concorsi a cattedra subito, o sciopero «duro». «Riteniamo molto grave che il punto di convergenza che sembrava ormai raggiunto per una rapida approvazione del provvedimento, con l'introduzione di modifiche limitate, rischi di essere messo nuovamente in discussione», sostengono i confederali. Intanto, intorno alle riforme e all'introduzione delle tecnologie informatiche, si apre un nuovo, im¬ previsto, fronte di polemica tra Viale Trastevere e Censis. L'ultimo «Rapporto sulla situazione sociale del Paese» liquida, con poche parole, uno dei fiori all'occhiello dell'attuale rninistro: l'introduzione di personal computer, postazioni multimediali, accessi a reti Internet nelle classi di ogni ordine e grado. Scrive il Censis: «La trasformazione dell'ambiente scolastico e del modo di fare didattica non appare frutto di una programmazione organizzata, quanto piuttosto di un processo spontaneo, sul cui sviluppo pesa soprattutto un deficit di investimenti sia sul piano delle dotazioni tecnologiche che su quello della formazione delle risorse umane». La replica pepata arriva da Ro¬ berto Maragliano, professore alla Terza Università di Roma, uno dei «consiglieri» più ascoltati da Berlinguer: «Dove starebbe il deficit di investimenti? - si chiede il pedagogista, attraverso il sito Internet www.eponet.it/pavonerisorse, l'importante servizio informativo gestito dalla direzione didattica di Pavone Canavese -. Forse che mille miliardi, con questi chiari di luna, sono pochi? Par di capire che i signori (o signorini) del Censis, fino a ieri teorizzatori della vitalità dei processi locali, adesso che è tempo di autonomia e di responsabilizzare le singole scuole, si mettono a rimpiangere il centralismo...». Mario Tortello Vertice Veltroni-Mastella a Botteghe Oscure Il Polo: voltafaccia Udr E su Internet in classe scoppia la polemica tra ministero e Censis Il ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer

Luoghi citati: Italia, Pavone Canavese, Roma