Pay-tv, il compromesso di Cardinale

Pay-tv, il compromesso di Cardinale «Un decodificatore comune per i programmi di 2 piattaforme distinte» Pay-tv, il compromesso di Cardinale Mediaset: noi siamo fuori ì ROMA. Una sola «piattaforma digitale» per la tv via satellite e via cavo non si può fare: lo vietano l'Unione europea e l'Antitrust italiana, perché bisogna aprire il settore alla concorrenza, non creare nuovi monopoli. Ma due piattaforme in competizione creano malessere al ministero delle Comunicazioni perché se in una delle due a far la parte del leone c'è Rupert Murdoch, il regime di concorrenza, si teme, durerebbe poco e alla fine sfocerebbe nel monopolio di un gruppo straniero. Così ieri il ministro Salvatore Cardinale ha prospettato una terza via: piattaforme diverse in competizione quanto a offerta di programmi, ma dotate di un decodificatore comune, in modo che chi guarda la televisione non debba comprare apparecchi diversi a seconda della piattaforma che sceglie. Cardinale ha illustrato l'idea in un'audizione presso la commissione cultura della Camera e il sottosegretario Vincenzo Vita si è incaricato di spiegarne i particolari. Vita l'ha definita «piattaforma tecnologica comune» ovvero «decoder aperto». «La terza via consiste nella concorrenzialità dell'offerta dei "bouquet" di programmi, ma con un ambiente tecnologico omogeneo» ha detto. Vita ha tenuto a sottolineare che il governo «non teme l'arrivo di Murdoch in sé, ma bisogna vedere come arriva e in che posizione». L'ipotesi che si va facendo strada, cioè che la sua News Corp entri nella società Stream, fulcro di una delle due piattaforme, con una quota maggioritaria rispetto a Telecom (che per ora ne possiede il 100%), fa temere «una presenza italiana nel settore complessivamente modesta, mentre deve essere significativa». Sullo stesso tasto ha battuto anche Cardinale, rispondendo in sede di audizione alle accuse di «provincialismo» che gli sono state rivolte da alcune parti in seguito al disfavore nei confronti di Murdoch: «Semmai c'è un provincialismo alla rovescia - ha detto - dal quale dovremmo guardarci: quello di chi ritiene irresistibili le posizioni degli operatori più forti e fatalmente perdenti i meno forti». Invece una piattaforma tecnologica comune intesa come «negoziato sugli aspetti tecnici», ha detto Vita, potrebbe avvicinare alle tasche dei «consumatori» di pay-tv l'allacciamento a entrambe le piattaforme, riducendo il rischio che una ne uccida l'altra dall'inizio. Questo, a giudizio del sottosegretario, tutelerebbe a un tempo i cittadini e «le industrie italiane ed europee che rischiano l'emarginazione culturale e tecnologica». Il riferimento è anzitutto alla Rai, attorno alla quale dovrebbe costituirsi l'altra piattaforma, ma anche a chiunque si candidasse a entrare nel mercato nei prossimi anni. La volontà di cercare un compromesso a tutela di interessi così difficili da conciliare ha comunque un limite che Vita ha tenuto a ribadire: Telecom Italia zzata è un gruppo indipendente e riguardo al futuro di Stream «siamo in attesa di conoscerne le determinazioni, che naturalmente rispettiamo». Accanto al problema sempre citato dei rischi di colonizzazione culturale da parte di un megagruppo straniero, serpeggia in una parte del mondo politico anche la preoccupazione che con Murdoch entri in posizione di monopolista della tv digitale la Mediaset di Belusconi, che con l'editore britannico è in continuo contatto. Ieri Fedele Confalonieri ha inteso sgombrare il campo da questa ipotesi, dichiarando che la società che presiede «non è assolutamente in trattativa con News Corp per la paytv». «Con Murdoch - ha spiegato il presidente di Mediaset - ogni tanto ci sentiamo. Però il digitale non è il nostro settore, per il momento». Fininvest, la finanziaria di Berlusconi, possiede il 10% di Tele+ (attualmente sul mercato in concorrenza con Stream), che è la branca italiana della francese CanalpJus, ma tale partecipazione ha un significato esclusivamente finanziario e non industriale. Ieri il presidente della Rai, Roberto Zaccaria, ha detto di convididere i timori espressi 24 ore prima dal ministro delle Comunicazioni Cardinale, che aveva parlato di «bagno di sangue» nell'ipotesi di più piattaforme per la tv digitale, nel senso che non ci sarebbe mer¬ cato per entrambe e tutte e due perderebbero denaro fino al fallimento di una. In alternativa, ha detto Zaccaria, «potremmo ritrovarci con un sistema tv a due velocità, con una serie A e una serie B». Infine, sempre nel campo delle tic ma riguardo alla telefonia, ieri il commissario dell'Autorità di settore Alessandro Luciano ha detto che la decisione sulla manovra di «ribilanciamento» delle tariffe di Telecom, attesa per il 14 o il 15, «potrebbe slittare». Luigi Grassia Vita: «Così si tutelano utenti e concorrenza» L'Authority fa slittare le tariffe Telecom ì Il numero uno Fininvest Fedele Confalonieri

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