NON SIAMO STATO NOI

NON SIAMO STATO NOI NON SIAMO STATO NOI NON siamo stati noi, ha vinto il buon senso. L'assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali quasi sicuramente sarà stralciata dalla Finanziaria. Tre partiti (An, Ccd e Verdi) hanno chiesto di sopprimerla perché sarebbe in sostanza una beffa a danno di chi è già penalizzato dagli eventi. I Ds, che nei giorni scorsi avevano applaudito alla novità, hanno deciso che la norma può essere rinviata per discuterne con più serenità. Meglio così. Il vespaio sollevato è stato grande. E proprio in questi giorni migliaia di famiglie, in Irpinia, in Umbria come nelle Marche, sono costrette a vivere in baracche ghiacciate nell'inutile attesa che arrivino i soldi dello Stato per ricostruirsi una casa. Altre centinaia di migliaia di persone si stanno ancora leccando le ferite provocate da terremoti, frane e inondazioni che con la regolarità di un orologio svizzero colpiscono il Bel Paese ridotto ormai a una polveriera da decenni di saccheggi al territorio. «Siamo Stato noi», avevamo titolato domenica un commento all'emendamento che voleva fare pagare i danni a chi non era coperto da una polizza. Certo, lo sappiamo, il provvedimento in sé potrebbe essere anche giusto. Molti Paesi, travolti anch'essi da maremoti o «climi pazzi», lo hanno adottato da tempo. Ma è stata l'improvvisazione a scuotere molte coscienze. «Almeno che le polizze si possano detrarre dalle tasse. I cittadini non devono piangere troppe volte», avevamo scritto. Qualcosa si è mosso. Nel Paese della grande Tangentopoli, ha vinto il buon senso. Non è poco. La «privatizzazione» dei terremoti e delle alluvioni può attendere qualche mese. Cesare Roccati

Persone citate: Cesare Roccati, Verdi

Luoghi citati: Marche, Umbria