Mantovani indagato come «surfista» di Giovanni Bianconi

Mantovani indagato come «surfista» L'accusa sulla base delle stesse ammissioni del deputato di Rifonda2ione che accompagnò il leader curdo da Mosca Mantovani indagato come «surfista» Per l'ingresso illegale di Ocalan in Italia ROMA. Il deputato di Rifondazione comunista Ramon Mantovani è indagato dalla Procura di Roma per aver accompagnato Abdullah. Ocalan in Italia. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è l'agevolazione dell'ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, previsto dall'articolo 10 della legge sull'immigrazione. E' lo stesso reato di cui vengono accusati gli scalìsti che accompagnano i profughi clandestini sulle coste italiane; un'accusa pesante, per la quale in teoria è prevista la reclusione fino a tre anni, che Mantovani condivide con uno o due curdi che insieme a lui, la sera del 12 novembre scorso, volarono da Mosca a Roma insieme al presidente del pkk. La Procura di Roma ha preso l'iniziativa sulla base delle stesse dichiarazioni del deputato di Rifondazione comunista, responsabile esteri del partito di Bertinotti, il quale in una conferenza stampa del 25 novembre, dopo le anticipazioni di un giornale turco, «confessò», di aver accompagnato Ocalan nel suo viaggio dalla Russia. Anche Ocaklan è indagato in Italia, per il falso passaporto turco intestato a Abdullah Sarikut, ma quello è un reato minore, di competenza pretorile. Nei giorni scorsi però, la Procura presso il tribunale ha richiamato a sé il fascicolo per collegarlo a quello aperto nel frattempo contro Mantovani e le altre persone coinvolte nella vicenda. Per stamane, nella villa dell'Infernetto divenuta il suo quartiere generale, è fissato l'interrogatorio del leaeder curdo, difeso dagli avvocati-deputati Saraceni e Pisapia, davanti ai sostituti procuratori Giancarlo Capaldo e Vincenzo Roselli, titolari dell'inchiesta. I due magistrati cercheranno di ricostruire meglio la vicenda dell'arrivo di Ocalan, per capire il ruolo di Mantovani e chiarire che cosa accadde quella sera a Fiumicino. La versione fornita da Mantovani, volato a Mosca il 12 mattina da Milano con l'Alitalia e rientrato a Roma in serata con un volo Aeroflot insieme a Ocalan, non ha sciolto i dubbi e ha lasciato aperti alcuni interrogativi. Primo fra tutti ciò che il leader curdo intendeva fare dopo il suo arrivo. Mantovani disse che Ocalan si aspettava l'arresto, ma non è così. Lo stesso capo del pkk, nei primi giorni della sua detenzione nell'ospedale di Palestrina, non riusciva a capire per quale motivo fosse detenuto. I curdi confidavano che la richiesta di arresto turca non sarebbe stata eseguita, e forse non erano a conoscenza del mandato di cattura internazionale richiesto dalla Germania. E' stato proprio questo secondo provvedimento, invece, a far sfumare i piani di Ocalan. Perché in base all'accordo di Schenghen la polizia italiana non poteva non arrestare l'uomo che - nonostante il passaporto falso che aveva con sé - si era ormai svelato come Abdullah Ocalan, annunciando la sua domanda di asilo politico. Che i curdi (e gli italiani che erano a conoscenza dell'arrivo) non si aspettassero l'arresto è dimostrato anche dal fatto che nei giorni precedenti un esponente del pkk in Italia contattò un deputato verde vicino alla causa curda - il vice-presidente della commissione esteri di Montecitorio Vito Leccese - per chiedergli di portare la sua macchina a Fiumicino. Doveva servire ad accompagnare a Roma un personaggio in arrivo dalla Russia, perché in quei giorni di sciopero dei taxi c'erano difficoltà di collegamento tra l'aeroporto e la città. Difficilmente Ramon Mantovani potrà invocare l'immunità parlamentare prevista dalla Costituzione, che «protegge» le attività dei parlamentari svolte nell'esercizio delle loro funzioni, come le opinioni e i voti. Nonostante ciò, l'esponente di Rifondazione - che aveva informato della sua iniziativa Fausto Bertinotti e la segretria del partito - ha sempre detto di aver soltanto «aiutato» il leader curdo a realizzare un piano deciso autonomamente da Ocalan. «Noi non abbiamo invitato il presidente a venire in Italia - spiegò Mantovani nella conferenza stampa -, e ritengo che Ocalan avrebbe preso comunque quell'aereo per Roma, anche senza la mia presenza. Se non ci fossero state le indiscrezioni giornalistiche non avrei mai rivelato questo particolare, perché non ci interessa sfruttare in modo strumentale questa vicenda». Ora che l'ha fatto si ritrova a doverne rendere conto non più ai giornalisti, ma alla magistratura. Giovanni Bianconi Il deputato di Rifondazione comunista Ramon Mantovani