Chiude la premiata ditta «Mercenari Spa» di Fabio Galvano

Chiude la premiata ditta «Mercenari Spa» La Executive Outcomes, protagonista delle guerre d'Angola e della Sierra Leone Chiude la premiata ditta «Mercenari Spa» L'annuncio a Pretoria: «E' il momento di fermarci» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Africa australe, si direbbe, non ha più bisogno di mercenari. La notizia che chiude i battenti Executive Outcomes, l'organizzazione militare privata che ha sede in Sud Africa e che si è conquistata fama combattendo dalla parte del governo in Angola e in Sierra Leone, fa pensare a un'inevitabile conseguenza della legge recentemente varata da Pretoria contro i soldati di ventura. Ma il direttore di quell'efficiente e micidiale esercito privato, Nico Palm, preferisce ammantarsi di rispettabilità. «Voghamo sostenere gli sforzi di tutti i governi per promuovere la pace nel Continente», afferma: «Questo era il momento di fermarci: siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, ma ora chiudiamo tutte le operazioni». E' una decisione che fa epoca, in quel lembo d'Africa. Perché Executive Outcomes (traducibile come «risultati esecutivi», un nome che è tutto un programma) era forse - fatta eccezione per l'esercito sudafricano - il più devastante ed efficiente esercito dell'area sub-sahariana: capace di sofisticate operazioni con l'uso di veicoli corazzati, artiglieria e fuoco aereo; con soldati in uniforme e vere strutture di comando, qualitativamente ben diversi da quello che l'Africa avesse mai visto. E, in anni recenti, con un alone di rispettabilità che fa a pugni con l'immagine mercenaria tradizionale. Finiti i tempi degli avventurieri che avevano imperversato in quel continente negli Anni Sessanta e Settanta: personaggi romantici e spregiudicati come «Mad» Mike Hoare, «Black» Jacques Schrammeand o Bob Denard, che si muovevano da crisi a crisi: Congo, Angola, Biafra, Uganda, Gabon, Mozambico, Comore. Quelli erano avanzi dell'Impero, piccoli imprenditori di guerra che reclutavano la manovalanza nei bassi di Glasgow, Amburgo, Marsiglia. Talora la spuntavano: come Denard, per esempio, che fra il 1978 e il 1989 visse quasi da dittatore nelle Comore. I più morivano di morti sordide e violente. Tutto questo Executive Outcomes non era. Tanto che Terence Taylor, direttore dell'Istituto internazionale per gli Studi strategici, confermava un paio d'anni fa: «Nonostante gli inizi un po' oscuri dalle ceneri dell'apartheid, sta muovendosi verso la rispettabilità». Con una forza disciplinata tratta soprattutto dall'esercito sudafricano e da quello britannico, capace di analizzare tattiche navali con una professionalità non inferiore al coraggio delle azioni belliche, l'organizzazione sarebbe diventata la prima scelta di numerose multinazionali petrolifere e minerarie decise a difendere i loro interessi in zone tumultuose. Sebbene attiva in Sud Africa (e soprattutto in Namibia) fin dal 1989, essenzialmente fornitrice di servizi di sicurezza, Executive Outcomes - ormai «E.O.» - si sarebbe fatta un nome nel 1993, in Angola. La riconquista della cittadina petrolifera di Soyo dai ribelli dell'Unita tanto impressionò il governo che offrì a questa nuova generazione di mercenari la guida e l'addestramento delle proprie forze annate. Il risultato fu la sconfitta del leader ribelle Jonas Savimbi. Nel 1995 riecco E.O. in scena, questa volta in Sierra Leone: con ii risultato di rovesciare in poche settimane, con una serie di successi sulle bande ribelli, una situazione che pareva compromessa. Riconquistata la capitale Freetown, Executive Outcomes riprese per il governo anche le miniere di diamanti e di titanio. «Lavoriamo solo per i governi legittimi disse in quel momento di gloria il suo direttore Eeben Barlow - noi non siamo mercenari». Tutto è discutibile; e le critiche non sono certo mancate. «Pericolosi assassini, che creano instabilità politica, venuti qui non per la nostra sicurezza ma per i diamanti», scriveva il quotidiano di Freetown «For Di People». Ma qualcuno dice che i mercenari in giacca e cravatta hanno contribuito non poco al processo di democratizzazione di quella regione, portando stabilità. Neocolonialisti in Toyota e con telefono satellitare, forse; ma capaci di riportare pace e una relativa prosperità dove altri condottieri mercenari avevano portato solo morte e fame. Fabio Galvano Un'immagine della guerra civile in Angola La Executive Outcomes ebbe un ruolo determinante nel Paese quando nel 1993 strappò la città petrolifera di Sovo ai ribelli dell'Unita

Persone citate: Barlow, Biafra, Bob Denard, Denard, Jacques Schrammeand, Mike Hoare, Nico Palm, Terence Taylor