« Serve una task-force internazionale » di Gabriele Beccaria

« Serve una task-force internazionale » « Serve una task-force internazionale » Allarme dall'Inghilterra: non è solo un problema italiano A Londra la catena «Pizza Express» sforna margherite a prezzo maggiorato per raccogliere fondi e aiutare Venezia che affonda, mentre i giornali di Sua Maestà stanno sfornando articoli allarmati: accusano le divisioni dei politici, la rapacità degli imprenditori e - punta il dito l'«Independent» - la cecità dei Verdi, che non ammettono che l'habitat della Serenissima del XX secolo non sia più quello dei dogi. «The European» si spinge a dire che il Consorzio Venezia Nuova è più preoccupato della propria sopravvivenza («In 16 anni ha già succhiato 2 miliardi di dollari») che di quella della Laguna, il corrispondente del «Guardian» John Hoopér si stupisce della nostra «inazione» e il «Times» indulge sulT «ambivalenza» di Cacciari, che in caso di acqua alta non ha trovato di meglio che consigliare un buon paio di stivali. Intanto - denuncia sull'«Independent» Anna Somers Cocks - «fino a quando l'Italia non prenderà una decisione, noi dovremo restare alla finestra, con il terrore della grande inondazione». L'altra grande inondazione, nel '66, spinse altri inglesi alla mobilitazione e alla creazione di un'associazione, «Venice in Perii Fund» - il fondo per Venezia in pericolo - che da allora regala sterline alla città, anche attraverso le pizze «Veneziana», ben farcite di olive, capperi, cipolla e mozzarella. «Continuiamo a rispondere all'appello deh'Unesco di oltre 30 anni fa dice la presidentessa, lady Frances Clarke - ma adesso voi italiani non potete più, come diciamo qui a Londra, "sit in the mud", sedervi nel fango. Non potete bloccare tutto proprio adesso». Lady Clarke, qual è il suo consiglio? «Non voglio sembrare presuntuosa e immischiarmi negli affari interni di un'altra nazione, ma vorrei invitare l'Italia a continuare le ricerche su come salvare la Laguna dall'acqua alta e, anzi, ad accelerarle. Ciò che stupisce noi inglesi è che dopo tanti anni si continuai a litigare tra politici e anche tra ingegneri e che non si sia raggiunta alcuna certezza sui dati e su quelli del progetto Mose». E, in concreto, come si può raggiungere? «Per esempio con una task force internazionale di esperti. So che in diverse occasioni il vostro governo si è opposto a questa ipotesi ma, secondo me, Venezia non può essere soltanto un problema italiano: dobbiamo tutti pensare alla Venezia del futuro e, quindi - ripeto - si deve arrivare a dati scientifici finalmente incontrovertibili che dicano ciò che occorre fare». Dopo questo ennesimo stop non si sente scoraggiata? «No. Ogni volta ho sempre sostenuto che non ci si deve scoraggiare. In questi anni il nostro "Venice in Perii Fund" non ha mirato solo al restauro di chiese e monumenti, ma alla conservazione della città, aprendo gli occhi dei visitatori ai troppi visitatori - alle sue bellezze e ai suoi problemi. Le faccio un esempio. Dopo aver contribuito al salvataggio di molte chiese, da Madonna dell'Orto a quella di San Giuliano, ultimamente abbiamo cercato di affrontare il dramma dello spaventoso calo della popolazione e per questo ci siamo concentrati sulle case antiche, minori, senza particolari pregi artistici o architettonici, ma che vengono abbandonate perché sempre più fatiscenti. Ora con il Comune stiamo progettando di rimettere in sesto un'abitazione del '700 a Cannaregio, dietro il Vecchio Macello, in cui, purtroppo, rimane una sola famigba. Lo dico con tristezza, da veneziana onoraria». Perché voi inglesi siete così legati alla Serenissima? «Credo perché esistano legami storici e culturali. Dai tempi di Enrico VII abbiamo commerciato con Venezia, Shakespeare ne ha parlato tanto e il console Smith ha patrocinato Canaletto. Così nelle collezioni inglesi una vista di San Marco non manca mai. Questa antica familiarità è rimasta intatta nel tempo e molti inglesi hanno comprato casa a Venezia: quest'anno ho passato sette mesi nella mia casa a Dorsoduro e sono appena tornata per un periodo a Londra. E' un luogo bellissimo, anche se l'acqua alta quest'anno ci ha invasi, superando il metro». Gabriele Beccaria A Londra pizze a prezzo maggiorato per salvare Venezia dalle acque That Una pagina del quotidiano inglese «The Independent» con l'articolo dedicato a Venezia

Persone citate: Anna Somers Cocks, Cacciari, Clarke, Enrico Vii, Frances Clarke, Shakespeare, Venice