«Niente dighe, Veneiia è troppo fragile»

«Niente dighe, Veneiia è troppo fragile» Dopo il no la questione passa al governo. Il ministro Micheli: «La salvaguardia resta una priorità» «Niente dighe, Veneiia è troppo fragile» II ministero dell'Ambiente boccia il progetto Mose ROMA. Bocciato il Mose, il sistema di dighe per proteggere Venezia dall'acqua alta. La commissione del ministero dell'Ambiente ha detto «no» all'opera, che - ha spiegato «non può essere considerata compatibile con le condizioni critiche dell'ecosistema, che comprende la Laguna, la città e il bacino». Mose «non fa le cose che promette», ha detto il presidente della cornmissione, Maria Rosa Vittadini. «Dovrebbe chiudere la Laguna 7-10 volte l'anno, quando le maree superano il metro. Le procedure di previsione delle maree, però, sono troppo complesse e c'è una possibilità di errore di 20 centimetri. Quindi, il numero di chiusure sale a 30-40 l'anno, rischiando di turbare tutti gli equilibri». Maria Rosa Vittadini ha aggiunto che nel progetto non è stato considerato l'apporto del bacino scolante: l'acqua alta, infatti, non è solo conseguenza delle maree, ma dell'apporto delle acque interne e dei fiumi, valutate in 20-50 centimetri: «Le acque alte possono venire dall'interno ed è quindi necessario alzare la pavimentazione di Venezia». Inoltre, Mose non terrebbe conto dell'innalzamento del mare dovuto all'effetto serra. Nutrito il «capitolo ecologia»: il presidente della commissione ha ricordato che per realizzare le paratie occorre artificializzare l'ambiente delle bocche di porto e creare cantieri su zone fragili: «Si tratta di opere imponenti con effetti irreversibili sulla Laguna». Ora, per il Mose, non ci sarà alcun «appello» al Consiglio dei ministri, ha tagliato corto il ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. «La procedura sull'impatto si conclude con il decreto del ministro dell'Ambiente, di concerto, per la verifica del vincolo paesistico, con quello dei Beni Culturab», ha spiegato. Una dichiarazione che finirà per dare qualche grattacapo a D'Alema. Perché nel governo, almeno ufficiosamente, la posizione non è unica. Non c'è certezza neanche che la Melandri firmi accanto a Ronchi. E poi, dei ministri che fanno parte con D'Alema, con il presidente della giunta veneta e con i sindaci di Venezia e Chioggia, del «Gomitatone», un buon numero potrebbe schierarsi con la scelta del collegio interna¬ zionale di esperti: a cominciare da Micheli, ministro dei Lavori Pubblici, che ha commissionato l'opera a Tiziano Treu, ministro dei Trasporti e amico dell'ex ministro Paolo Costa, diniano come lui e sostenitore del Mose. Insomma, le scelte forse non sono ancora fatte e c'è chi azzarda che una decisione definitiva non verrà presa prima dell'Epifania. Nel frattempo, si tratta. A cominciare proprio da Micheli, gran mediatore. Ieri sera, ha detto che Venezia «resta una priorità» e un Paese serio «non lascia le questioni sospese in eterno». Chi non conosce mediazioni è Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto. Durissimo il suo parere: la bocciatura «è un verdetto scandaloso, presuntuoso, irrazionale e purtroppo prevedibilissimo» e, per questo, chiede un intervento immediato del governo. Anche il sindaco Massimo Cacciari non considera chiusa la partita: «Chi dice che con la questione Mose si cliiude il capitolo della salvaguardia di Venezia ignora tutto della stessa salvaguardia della città. Mi auguro che il dibattito prosegua, ma esigo che il governo esca con una posizione che è del governo». E i costruttori? Franco Carraro, presidente del Consorzio Venezia Nuova, il pool di imprese che ha realizzato il progetto Mose, lascia la porta aperta a futuri sviluppi: «Ci sono notevolissime difformità di giudizio tra il parere espresso cinque mesi fa dal collegio d'esperti di livello internazionale e quello della commissione». E quindi aggiunge: «La salvaguardia di Venezia sarà oggetto d'esame del comitato interministeriale previsto dalla Legge per Venezia e, quindi, del governo», [r. cri.] LA CARTA D'IDENTITÀ1 DELL'OPERA LE RAGIONI DEL NO DEL «VAI» Le opere in progetto sono incompatibili: per l'inadeguatezza rispetto agii obiettivi di riequilibrio morfologico della laguna perla mancata integrazione con gli altri interventi cooperanti per la salvaguardia dì Venezia dalle acque medio-alte e aite eccezionali per il pregiudizio all'attività portuale; per i rilevanti e potenzialmente irreversibili impatti ambientali. . * Il nome: E' l'acronimo di «Modulo di supporto elettromeccanico» Commissionario: So Stato Costo: 4.440 miliardi Tempo dì realizzazione: 8 anni Occupazione: 10.000 lavoratori nell' arco dei 10 anni Costi di manutenzione e gestione: 18 miliardi l'anno Occupati a regime: 150 Numero delle paratoie: 79 Dimensioni paratoie: 5 metri di spessore, 20 di larghezza, 30 di lunghezza nel fondale più profondo Tempo medio dì chiusura per un evento: 4-5 ore Acqua alta record: 194 centimetri il 4 novembre del T966 Finanziamenti erogati per Venezia: 7.000 miliardi dal 1984 Concessionario per le dighe mobili: Consorzio Venezia Nuova