«Adesso bisogna tagliare le tasse»

«Adesso bisogna tagliare le tasse» «Adesso bisogna tagliare le tasse» Bilie: tre punti in meno per salvare l'economia ROMA. «Per rilanciare l'economia e l'occupazione serve una "strambata", uno "choc" coraggioso. Quindi un taglio netto della pressione fiscale: almeno sei punti percentuali in tre anni. Solo così si può dare agio agli investimenti e si possono rilanciare i consumi. Senza dire che bisognerà rivedere il welfare e le pensioni». Così parla Sergio Bilie, presidente di confcommercio, la maggiore organizzazione del commercio) del turismo e dei servizi, che raccoglie 750 mila aziende italiane. Le formule miracolose, avvocato Bilie, suscitano una certa diffidenza, non crede? «La nostra non è mia ricètta miracolosa, ma di senso comune. E gliela spiego subito. Il nostro è un Paese in cui l'inflazione è scesa moltissimo e lo stesso il costo del denaro, ma la crescita è, se va bene, all'1,5%, il lavoro costa caro ed è ingessato da una miriade di cavilli, senza dire che la pressione fiscale sottrae risorse agli investimenti e deprime i consumi. Quin¬ di, noi chiediamo che venga ridotta la pressione fiscale di sei pmiti percentuali da qui al 2001. Il Dpef già ipotizzava una riduzione di 2 punti, ma questa non basta». Ma si rende conto che il nostro debito pubblico è spaventoso? Come si fa a chiedere un taglio delle entrate? «Guardi che noi non siamo né degli incoscienti né dei temerari. In questo nomento il governo sta facendo una politica economica sulla difensiva: da una parte persegue il risanamento, ma dall'altra aumenta la spesa pubblica per ragioni di consenso politico e riassorbe così i vantaggi ottenuti dall'abbassamento del Tus. Noi proponiamo invece una pobtica coraggiosa: tagliare bruscamente le tasse. Certo il governo si dovrà impegnare a contenere drasticamente la spesa pubblica, ma questo non sarà che un bene». ... ma si troverà con un buco in bilancio da far spavento. «Io non discuto che all'inizio il Tesoro dovrà stare in apnea. Ma viva l'apnea se questo è lo scatto che consente poi la ripresa. A questo Paese servono risorse da investire, ai cittadini serve una disponibilità economica per riprendere i consumi. Se noi non innescheremo questi due processi faremo sempre una battaglia di retroguardia». E se invece sarà combattuta come dite voi? «Noi puntiamo all'attivazione di risorse comunitarie per 4 mila miliardi, a cui associare altri 2 mila miliardi di investimenti privati. Con seimila miliardi in tre anni il solo settore del commercio - senza considerare quindi i servizi e il turismo e solo per restare al nostro campo di interesse - potrà dare 50 mila posti di lavoro. Queste non sono promesse elettorali, né stime campate per aria, ma ipotesi praticabili. Subito. Ma ci vuole la "strambata". E poi, guardi, che una volta innescata la ripresa, ne trarrà vantaggio anche la fiscalità generale perché ci sarà più produzione, più lavoro, più commercio e quindi maggiore gettito». Tagliare la spesa pubblica, avvocato Bilie, significa anche mettere mano a welfare e pensioni? «Non c'è dubbio. Sui tempi medi e senza mettere nessuno sul lastrico, il sistema previdenziale va rivisto. E' troppo oneroso. Certo non sarà possibile farlo nei tempi che il patto sociale si è dato. E' ovvio». E per il Sud che cosa chiederà a D'Alema? «Chiederemo un serio investimento non genericamente in opere infrastnitturali, ma in un sistema di reti di servizi orientate alla produzione». Ci faccia capire, prego. «Esempio: non serve tanto una strada per dare lavoro a cento operai per un anno, quanto un investimento in strutture per il turismo, in una rete telematica per il commercio elettronico, in una riqualificazione economica dei centri storici. In strutture, insomma, che una volte costruite producono da sé lavoro e sviluppo. Come peraltro ha indicato il ministro Ciampi. Il presidente della Confcommercio Sergio Bilie

Persone citate: Ciampi, D'alema, Sergio Bilie

Luoghi citati: Roma