«Scuola, il 9 per mille? Bizzarria senza pari» di Aldo Cazzullo
«Scuola, il 9 per mille? Bizzarria senza pari» Il vicepresidente del Consiglio (Ppi): improponibile affidare i fondi alla gerarchia ecclesiale «Scuola, il 9 per mille? Bizzarria senza pari» Mattarella: non è idea diD'Alema ROMA. L'idea di aumentare al 9 per mille i contributi alla Chiesa cattolica, per finanziare le scuole private senza violare il divieto costituzionale, attribuita nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Massimo D'Alema (e finora mai smentita), «è una bizzarria senza pari». Parola del vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella. Il dirigente popolare indossa i panni del laico e da Vienna, dove partecipa al vertice dei leader di governo del ppe, avverte: «La proposta di affidare i soldi alla gerarchia ecclesiastica, alla Chiesa, per gestire scuole che fanno parte del sistema pubblico, dal punto di vista della laicità dello Stato appare assolutamente improponibile». E ancora: «Non credo che questa idea sia venuta al presidente D'Alema». Il termine - «bizzarria» - è lo stesso usato poche ore prima da Silvio Berlusconi. L'intero inondo cattolico ieri si è espresso all'unisono, direttamente o indirettamente, contro il 9 per mille: dalla Santa Sede ai popolari, dalle citazioni di don Sturzo a quelle della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, l'eco del «non possumus» non avrebbe potuto levarsi più alto. Sull'«Osservatore romano» padre Antonio Maria Perrone, presidente della Federazione italiana istituti di L'Osservatore Romano all'attacco «Se la parità è un impegno va raggiunta al più presto» attività educative, pur non facendo esplicito riferimento al ritocco dei contributi per la Chiesa, ha chiesto al governo «coerenza» e «chiarezza» per garantire «l'effettiva libertà di scelta educativa a pari condizioni» («Se la parità è un impegno va raggiunta ai più presto»), per essere «fedeli alla Dichiarazione universale dei diritti». Da Vicenza, Berlusconi ha definito il 9 per mille una «proposta inadeguata dal punto di vista della quantità di denaro: 120 miliardi non risolvono nulla, sono un aiuto insoddisfacente e rivolto solo alle scuole cattoliche e non a quelle laiche». Per il leader di Forza Italia, la via maestra è «cambiare la Costituzione» e concedere «un riconoscimento giuridico totale alle scuole private» e un buono-scuola alle famiglie: «Io benestante non devo pagare due volte la tassa scolastica, quella statale e la retta privata, ma a chi può meno bisogna dare la stessa possibilità di scelta che hanno i benestanti: da qui la mia proposta del buono-scuola, che le famiglie possono spendere dove vogliono». Prima dell'intervento di Mattarella, il piano attribuito a D'Alema era stato bocciato dal responsabile scuola del partito popolare, Giovanni Manzini, e definito «indocente» da Riccardo Pedrizzi, che segue per Alleanza nazionale il dossier delle politiche della famiglia. Dopo il «no» dell'altro ieri di Rocco Buttiglione (Udr), si delinea un ampio fronte cattolico ostile a una riforma - sostenuta non a caso da laici come Giorgio La Malfa •-, cui vengono attribuiti due limiti. Il 9 per mille non garantirebbe le risorse che i vescovi considerano necessarie (4 milioni per allievo), e lascerebbe un margine discrezionale alle autorità ecclesiastiche, senza garanzie che i nuovi finanziamenti servano davvero alla parità scolastica. Motivazioni rilanciate ieri da Berlusconi, che è tornato a citare don Sturzo: «Guai allo Stato che ha una sola scuola pubblica, diventa dittatura!». Aldo Cazzullo
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