Nozze fra giganti in farmacia di Ugo Bertone

Nozze fra giganti in farmacia Intesa da 115 mila miliardi per inseguire il colosso franco-tedesco Aventis Nozze fra giganti in farmacia Nasce Astrazeneca e la Borsa prende il volo MILANO. Hakan Mogren, vulcanico leader di Astra, gigante farmaceutico svedese che produce il Losec, il più venduto medicinale anti-ulcera, non aveva fatto mistero di voler concludere entro l'anno una fusione: forse, aveva detto dopo aver divorziato negli Usa dall'altro gigante, la Merck, con Schering oppure con la Bayer. Alla fine, però, la scelta è caduta sulla britannica Zeneca, la società farmaceutica nata dallo scorporo da lei, che, a sua volta, aveva annunciato, non più tardi di un mese fa, di voler dare il via a una profonda revisione del suo portafoglio prodotti per entrare da protagonista nel settore «scienze della vita». Ieri, dopo un negoziato di poche settimane, l'annuncio che ha infiammato la City: dopo una settimana dal varo (problematico) di Aventis, frutto dell'intesa tra Hoechst e Rhòne Poulenc, nasce Astrazeneca, un gruppo che vale, in Borsa, 70 miliardi di dollari (equivalgono a circa 115 mila miliardi di lire), settimo al mondo per fatturato ma che, oltre alla leadership nel trattamento dell'ulcera e nell'anestesia locale, può vantare posizioni di rilievo nell'oncologia e nel cardiovascolare. Due aziende potenzialmente ben assortite: forti gli svedesi nell'Europa continentale (Italia compresa), Zeneca ben presente negli Usa. Un buon portafoglio prodotti per entrambe, ma ormai un po' vecchio. E Zeneca, con una grande fama di ricerca nell'agrobusiness, ha bisogno comunque di grandi investimenti per inseguire Monsanto e Novartis sul fronte delle biotecnologie. Queste nozze, hanno detto i mercati finanziari, s'hanno da fare, premiando con forti rialzi sia Zeneca (+7,9%) che Astra (+12,4%) e mettendo in secondo piano la delusione per la rinuncia alla fusione tra Csc, la società chimica nata per scorporo dalla Ciba, e Clariant. Non tutto va per il verso giusto, insomma, nel grande mondo della finanza globale, pieno di novità. Una nuova megafusione, un nuovo colosso sulla scena finanziaria. I colpi di scena, sulla ribalta del capitalismo, ormai non fanno più notizia. Stavolta, più che la nazionalità dell'impresa (il 55% circa del capitale graviterà attorno al Regno Unito, dove verrà situato il quartier generale), conta la decisione strategica di uno dei più importanti soci della «public company» Astra. La Investor, cassaforte del gruppo Wallemberg (la più potente famiglia del capitalismo europeo, assieme agli Agnelli), ha già annunciato di voler «accrescere la propria quota» dall'attuale 4,7% posseduto in Astra. Non è, naturalmente, un annuncio di scalata quanto la conferma che Percy Barnevik, regista di Investor, guarda alle «scienze della salute» come alla grande occasione di profitto dei prossimi anni, ancor più promettente delle telecomunicazioni e del pianeta Internet. Non solo la farmacologia promette veri e propri miracoli, dai ritorni favolosi (basti pensare ai 150 miliardi di dollari di capitalizzazione della Pfizer, la casa del Viagra), ma i grandi del settore scommettono ormai sul salto di qualità: basta con i confini tra farmaci, chimica, biologia e agricoltura. Nel futuro tutto questo deve confluire nelle «scienze della vita», una sorta di piattaforma tecnologica in cui dovranno confluire tante attività perché, avverte il capo della ricerca di un colosso multinazionale, «non esiste, a livello di Dna, una grande differenza tra una pianta e un essere umano...». Si tratta di sviluppare sementi nuove, capaci di far nascere cibi privi di colesterolo oppure farmaci antireumatici, colture a prova di pesticidi o altro ancora. E' il concetto del principio comune: «Noi crediamo spiega Jurgen Dormann, amministratore di Aventis - che il campo delle scienze della salute umana, dei raccolti agricoli e della salute animale siano destinati a convergere in una comune scienza dell'ambiente». «E' come se - commenta con una punta di ironia il Financial Times - la General Motors e la Boeing si mettessero assieme per costruire la maggior compagnia di trasporti del mondo, oppure come se una ditta di biomedicali si mettesse assieme ad un'oreficeria per dare il via ad un'azienda ad altissima precisione». Sembra una follia, a prima vista, ma da Saint Louis a Basilea, da Wilmington a Francoforte, i grandi della farmaceutica, della chimica fi¬ ne e dei fertilizzanti, si stanno concentrando per affrontare una sfida che richiede un impegno di capitali pazzesco. Certo, non tutte le operazioni sono destinate al successo. La Monsanto, in testa nella ricerca dell'agrobusiness genetico (assieme alla svizzera Novartis) ha rinunciato, dopo mesi di analisi, a proseguire studi comparati nei due settori (farmaceutica e agricoltura). E così è sfumata l'alleanza tra la sua controllata Searle e l'American Product. Bisogna saper scegliere la popria specialità, perché inseguire sogni di grandezza può essere tremendamente costoso. «E poi non vorrei apparire scettico, ma - aggiunge Jim Niedel, capo della ricerca della Glaxo - ci sono davvero poche possibilità statistiche che la ricerca sulla soia possa favorire la lotta all'Alzheimer...». La partita, comunque, è affascinante. E l'Italia, al solito, sta a guardare... Ugo Bertone

Persone citate: Hakan Mogren, Jim Niedel, Jurgen Dormann, Percy Barnevik, Poulenc, Searle

Luoghi citati: Basilea, Europa, Francoforte, Italia, Milano, Regno Unito, Usa