«Abbiamo trovalo l'interruttore della vita»

«Abbiamo trovalo l'interruttore della vita» La ricerca finanziata dagli istituti Usa per la salute e per la lotta ai tumori e in Italia da Telethon e dall'Aire «Abbiamo trovalo l'interruttore della vita» La scoperta di 2 scienziati italiani apre nuove vie contro il cancro Si chiama Survivin. La rivista «Nature» oggi in edicola a Londra le dedica la copertina. E' una molecola, ma in effetti a modo suo è una star, anzi una «dark lady». Come suggerisce il nome, Survivin esercita un potere di vita e di morte sulle cellule. E quindi su di noi. Quando, nel riprodursi, le cellule subiscono qualche mutazione anomala, un provvidenziale meccanismo biochimico le induce al suicidio per evitare che queste cellule deviami proliferino e si propaghino. In alcuni casi però, ad esempio nei tumori maligni, Survivin fa sì che 1'«istigazione al suicidio» si blocchi. Così la cellula sbagliata sopravvive, a danno di quelle sane. Fino a ieri non si sapeva come ciò avvenisse. Due gruppi di ricercatori, quello di Dario Altieri all'Università di Yale (Stati Uniti) e quello di Pier Carlo Marchisio del Dibit (Di¬ partimento di ricerca biologica e tecnologica del San Raffaele, Milano), hanno trovato la spiegazione e «Nature» pubblica il loro studio con grande rilievo: una scoperta che apre nuove prospettive nella cura del cancro e delle malattie genetiche o degenerative dovute a errori nella riproduzione delle cellule. Il gene che controlla la molecola Survivin era già noto e clonato da un anno. Si sapeva anche che Survivin è una proteina che interviene nel meccanismo dell'apoptosi, parola che indica il «suicidio programmato» delle cellule, un fenomeno fondamentale per gli organismi viventi. Basti dure che il nostro corpo è costituito da alcune migliaia di miliardi di cellule in continuo rinnovamento e che errori di riproduzione sono sempre in agguato per agenti interni o per aggressioni esterne. Senza un inter¬ ruttore che spenga le cellule vecchie o anomale, gli errori rapidamente dilagherebbero. I ricercatori del Dibit di Milano e del Centro di Medicina molecolare di Yale sapevano che il gene della proteina Survivin è molto attivo nei tumori, dove protegge le cellule maligne rendendole più resistenti sia alle difese dell'organismo sia ai farmaci. Inoltre, durante la vita embrionale Survivin regola il corretto sviluppo dei tessuti, sviluppo che invece è alterato in molte malattie genetiche. Partendo da queste osservazioni, i ricercatori hanno scoperto che la protezione della vita cellulare esercitata da Survivin avviene direttamente nella fase di duplicazione della cellula, agendo su quel sistema di «cavi» che porta i cromosomi da una cellula all'altra, fino alla corretta suddivisione dei cromosomi tra le cellule fighe. Nel sorvegliare la dinamica della divisione cellulare, Survivin si accorge di eventuali alterazioni: in questo caso scatta il meccanismo suicida, per evitare che alle cellule figlie venga trasmesso un patrimonio genetico sbagliato. Ma nei tumori l'eccesso di Survivin fa sì che le cellule cancerose sfuggano al «suicidio programmato» e resistano anche all'azione dei chemioterapici che dovrebbero fermarne la proliferazione. «Ora che abbiamo capito questo meccanismo - dice Pier Carlo Marchisio - si intravede, in un futuro purtroppo ancora lontano, la possibilità di produrre farmaci per regolare la funzione di Survivin nei malati di cancro e di usare questa proteina nelle nuove terapie geniche in via di sviluppo». La ricerca è stata finanziata negli Stati Uniti dagli istituti nazionali per la salute e per la lotta ai tumori, in Italia da Telethon e dall'Aire, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro. La maratona televisiva di Telethon sta per partire. La copertina di «Nature» è una buona pubblicità alla ricerca italiana e ai finanziamenti sostenuti con la partecipazione diretta dei cittadini. Piero Bianucci Pier Carlo Marchisio

Persone citate: Dario Altieri, Pier Carlo Marchisio, Piero Bianucci Pier

Luoghi citati: Italia, Londra, Milano, San Raffaele, Stati Uniti, Telethon