Santi: meglio gli animali per le fabbriche di organi

Santi: meglio gli animali per le fabbriche di organi Santi: meglio gli animali per le fabbriche di organi INTERVISTA LO STUDIOSO DI c ERTO, ci sono tutte le premesse perché la replicazione di un organo sia possibile. Il problema, però, è quello di andare a toccare gli embrioni. Un problema non da poco, da diversi punti di vista». Leonardo Santi, direttore dell'Istituto Tumori di Genova, è presidente della Commissione nazionale della presidenza del Consiglio per la biosicurezza e le biotecnologie: la stessa che dovrà, entro breve tempo, presentare una proposta di normativa per la clonazione animale. Così, professore, avremo cuori e fegati di ricambio? «In via ipotetica è possibile. Si potrà manipolare le cellule totipotenti degli embrioni e pilotarle fino a ottenere uno specifico organo. La strada è aperta e il fine ultimo, va da sé, è quello dell'utilizzo per i trapianti». Lei accennava a problemi legati agli embrioni... «Certo. Come si ottengono? Sono creati apposta per diventare fabbriche di elementi di cui servirsi in seguito, oppure sono quelli derivati dagli aborti?». Ammettendo, per ipotesi, che i problemi etici vengano superati e quelli scientifici e tecnici risolti, quali malattie sarebbe possibile curare? «Senz'altro le patologie a componente genetica. Ma per farlo non ritengo che si debba arrivare a tanto, basterebbe sviluppare le terapie geniche per le quali la ricerca scientifica e già a un buon punto». Intende la sostituzione con un gene sano di uno malato? «Esatto. E' possibile farlo, ma bisogna ancora risolvere un problema: non è possibile determinare dove il gene immesso si potrebbe collocare nella sequenza. Dunque, al momento non è pensabile determinare quale potrebbe essere la risposta di una pratica del genere. E' un campo di ricerca che, però, non va assolutamente abbandonato». Si parla di fabbrica di pezzi di ricambio umani. Che ne pensa? «Molti "pezzi di ricambio", tanto per essere chiari, è già possibile realizzarli». Per esempio? «La pelle. Se prendo una cellula già matura e la coltivo in laboratorio - con liquido di nutrimento e tecniche di stimolazione - riesco a riprodurre lembi cutanei a disco di un diametro fino a 20 centimetri». S'è anche parlato di ricrescita di arti. «Sì. Il condrocita è una cellula dalla quale si sviluppa la cartilagine che serve alla ricostruzione degli arti. La tecnica per realizzare interventi di questo genere si sta già attuando». Anche nel campo dell'apparato circolatorio si sono fatti passi avanti? «Si possono fabbricali vasi sanguigni utilizzando cellule endotehali che si fanno sviluppare intorno a un tubicino che, in seguito, viene rimosso, per poi procedere all'innesto». E' possibile ricostruire parti che sono state asportate in seguito a tumori? «Buoni risultati si hanno, per esempio, servendosi delle mucose della bocca, utili per realizzare un tessuto che sembra avere la capacità di attecchire di più». Che cosa cambierà, nella nostra vita, la clonazione di embrioni a scopi terapeutici? «Francamente, non lo so. Ma ritengo che sarebbe meglio, se proprio si vuole disporre di organi da trapiantare, rivolgersi alla clonazione animale, in modo da poter manipolare le cellule per renderle compatibili con l'uomo. Non dimentichiamo che la direttiva europea in tema di brevetti tecnologici ha drasticamente vietato la clonazione umana. Per qualsiasi scopo». Daniela Daniele mi e preaziossibillo di i. Un versi ti, dii Gemmisdenza USp Un laboratorio per le ricerche genetiche. A sinistra, Leonardo Santi, presidente della Commissione per le biotecnologie

Persone citate: Daniela Daniele, Leonardo Santi

Luoghi citati: Genova