Le Pen caccia l'ex delfino Mégret

Le Pen caccia l'ex delfino Mégret In una conferenza stampa, il numero 2 del partito ha chiesto un congresso straordinario prima del voto europeo Le Pen caccia l'ex delfino Mégret Sempre più grave la spaccatura nel Front National PARIGI NOSTRO SERVIZIO Jean-Marie Le Pen non molla. Di fronte alla contestazione che dilaga nelle file del Fronte Nazionale (Fn), il leader dell'estrema destra xenofoba reagisce moltiplicando le sanzioni e le destituzioni. L'ultima vittima della purga selvaggia scatenata da Le Pen è nientemeno che Bruno Mégret, numero due del partito, considerato fino all'altro giorno il «delfino»; ieri pomeriggio è stato destituito dall'incarico di delegato generale e sostituito seduta stante con il vicepresidente del Fn Cari Lang. La sanzione è arrivata neanche due ore dopo che Mégret, nel corso di un'affollatissima conferenza stampa, aveva chiesto la convocazione di un congresso straordinario, «unica via per ripristinare l'unità e salvaguardare l'integrità del partito». Per lo stesso motivo, ossia perché avevano osato sollecitare un congresso, erano già stati ghigliottinati (metaforicamente) martedì altri due dirigenti del Fn, Serge Martinez e Pierre Vial, entrambi membri del «Bureau politique», entrambi sospesi dai loro numerosi incarichi. Non è detto, però, che le acque si plachino dopo il durissimo contrattacco di Le Pen: mai, nella sua storia pluridecennale, il Fronte Na- zionale aveva conosciuto una simile crisi, ora arrivata addirittura al punto di spaccare la famiglia del carismatico «chef». Una delle tre figlie di Le Pen, la bionda Marie-Caroline, si è schierata con il «traditore» Mégret. Fedelissime al fuehrer dell'estrema destra restano invece le altre due figlie Marine e Yann, nonché la seconda moglie Jany che Le Pen ha sposato dopo il tumultuoso divorzio con Pierrette (la quale si era vendicata facendosi fotografare seminuda su un mensile porno). E' stato un freddo, laconico comunicato ad annunciare la destituzione del «delfino», ieri pomeriggio, due ore dopo che Bruno Mégret aveva messo in piazza i suoi dissensi con il capo del Fn. Certo, il numero due del Fronte aveva respinto l'accusa di aver voluto organizzare una sorta di «putsch» per scalzare il «capo» e insediarsi al suo posto. Ma pur affermando che la richiesta di convocare un congresso non era diretta contro Le Pen, Mégret aveva sottolineato che «il partito appartiene ai militanti e a nessun altro» e che rifiutando di tenere il congresso si sarebbe rischiato di compromettere il successo del Fn alle elezioni europee della prossima primavera. In favore del congresso si sarebbero pronunciati i militanti del partito in 11 regioni su 22, aveva aggiunto Mégret, prima di concludere: «Non intendo dimettermi, e non accetterò di essere destituito o espulso». La crisi covava da mesi, da quando Mégret si era autono- minato capolista alle europee, nel caso che Le Pen fosse stato dichiarato «non eleggibile» (per motivi giudiziari). Il leader del Fn aveva subito contrattaccato, annunciando che in sua as¬ senza la capolista sarebbe stata la moglie Jany. Poi Mégret era stato «punito» con la retrocessione dal secondo al decimo posto nella lista. Giorni fa, inoltre, pur senza nominare l'ex delfino, Le Pen aveva preso di mira gli elementi «razzisti» del Fn. Resta ora da vedere quali saranno le conseguenze di quella che i giornali definiscono ironi- camente una «notte dei lunghi coltelli» senza spargimento di sangue e senza neppure l'ombra d'un temperino (almeno per ora). Non si tratta solo di un conflitto personale tra Mégret e Le Pen, il braccio di ferro ha anche una dimensione politica. Diplomato del prestigioso «Polytechnique», Mégret vorrebbe incarnare il volto «tecnocratico» dell'estrema destra francese, e trasformare il Fn in un partito «rispettabile», come ha fatto Fini con An. Ma dopo la destituzione, il suo margine di manovra è ridottissimo: in pratica gli resta solo la scelta fra una clamorosa scissione e un umiliante (ma poco probabile) «mea culpa» con relativo viaggio a Canossa. Enrico Molinari Anche una figlia del vecchio leader tra le file dei ribelli Qui accanto, Jean-Marie Le Pen insieme con Bruno Mégret. A destra Marie-Caroline, la figlia di Le Pen che si è schierata coi ribelli

Luoghi citati: Canossa, Parigi