Santiago, la rabbia dell'esercito di E. St.

Santiago, la rabbia dell'esercito Santiago, la rabbia dell'esercito / militari: «Una decisione illegittima e umiliante» SANTIAGO. Sdegno e rabbia: è la reazione dell'esercito e del mondo politico cileno alla decisione di Londra di dar via libera all'estradizione di Augusto Pinochet. Con un occhio alle possibili reazioni violente e l'altro alle presidenziali del prossimo anno. In Cile solo i familiari dei «desaparecidos» hanno espresso «gioia ed emozione». Da Rio de Janeiro, dove si trova per un nuovo vertice dei Presidenti dei Paesi del Mercosur, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay e i due associati Bolivia e Cile, il presidente Eduardo Frei ha deplorato «energicamente» la decisione inglese. Frei però non è riuscito nell'intento di accomunare alla sua causa tutti gli altri colleghi che hanno ribadito il ioro fermo e permanente rispetto per i principi e le norme della comunità internazionale in relazione ai diritti umani. Sempre a Rio, il ministro degli Esteri, il socialista José Miguel Insulza non ha nascosto il «fastidio» del governo «perché non si è tenuto conto degli sforzi del Cile nella sua transizione democratica che dura da nove anni». A Santiago il vicepresidente e ministro degli Interni Raul Troncoso ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale per domani e ha invitato la popolazione alla calma e «a non farsi trascinare dalle passioni che possono porre a rischio ciò che la storia ci obbliga oggi a preservare». Troncoso ha inoltre sottolineato che il governò condivide «la preoccupazione» di Pinochet «per il momento delicato e complesso» che sta vivendo e ribadito che si insisterà nel ricorrere «a tutti gli sforzi possibili» per farlo tornare in patria. Alla scontata «indignazione» dei seguaci dell'ex dittatore e delle destre, ha fatto eco l'esercito che si è detto «profondamente turbato» per 1'«abusiva ed umiliante» decisione inglese. L'ha affermato ieri un comunicato diffuso dall'arma, in cui si afferma inoltre che la misura «è incongrua con i principi giuridici fondamentali», per la situazione di Pinochet, ex Capo dello Stato, ex comandante dell'esercito e senatore a vita. L'esercito ha inoltre deplorato l'atteggiamento di quanti «dentro e fuori del Paese», hanno intralciato i passi del governo per risolvere la situazióne. Il presidente della Fondazione Pinochet, l'imprenditore Heman Briones, in una conferenza stampa, ha affermato: «Non c'è stato nessun rispetto per la sovanità del nostro Paese. E' stato dimostrato che la Gran Bretagna continua con il suo spirito coloniale ed è a un passo dall'attacco contro un piccolo Paese». La destra cilena ha reagito con toni durissimi all'avvio della procedura di estradizione nei confronti di Pinochet. «La decisione del ministro dell'Interno britannico dimostra lo spirito coloniale del Regno Unito ed è frutto della politica seguita dal Partito socialista, incapace di distinguere tra revanscismo e interessi nazionali» - ha detto il deputato Alberto Espina. Per contro il leader del socialismo Ricardo Lagos ha cercato di parare le accuse affermando: «In Cile abbiamo molti compiti pendenti, uno di essi è quello dei diritti umani». Gli uni e gli altri, comunque, come avvertono gli analisti, più che a Pinochet pensano alle presidenziali. Secondo i sondaggi Lagos è ancora in testa, ma i democristiani, che andranno alle primarie contro di lui in maggio, pensano di poter erodere tale vantaggio. E le destre approfittano di tali contrasti per tirar acqua al loro mulino. [e. st.]

Persone citate: Alberto Espina, Augusto Pinochet, Briones, Eduardo Frei, José Miguel Insulza, Pinochet, Ricardo Lagos