Pinochet alla battaglia dell'estradizione di Fabio Galvano

Pinochet alla battaglia dell'estradizione Domani la prima udienza in tribunale, nell'aula bunker usata per i terroristi dell'Ira Pinochet alla battaglia dell'estradizione // ministro inglese conferma il no dei Lord al rimpatrio LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Inghilterra sempre più amara, per Augusto Pinochet: dovrà affrontare il processo per l'estradizione in Spagna. Lo ha annunciato, con due giorni d'anticipo sul previsto, il ministro britannico degli Interni Jack Straw, cui spettava - in veste «quasi-giudiziaria» - l'ultima parola dopo la sentenza con cui i Lord avevano negato l'immunità all'ex dittatore cileno. Domani pomeriggio, se non interverranno altre istanze giudiziarie, il generale farà la sua prima comparsa in tribunale, nel bunker di Belmarsh già usato per i terroristi dell'Ira, in un quartiere sudorientale di Londra, accusato di terribili delitti contro l'umanità. E già il Cile reagisce con rabbia, richiamando il suo ambasciatore a Londra, mentre esultano gli esuli cileni orfani di Salvador Mende. E' una spaccatura diplomatica, oltre che politica: una spaccatura forse inevitabile, da qualsiasi parte si fosse inclinata la bilancia di Straw. Amnesty International saluta «la nascita di una nuova era per i diritti umani» e il «monito per chi commette crimini contro l'umanità», mentre Margaret Thatcher denuncia la decisione come «un grave errore, un fallimento politico». Emettendo l'autorizzazione a procedere, che darà ai tribunali inglesi l'arduo compito di decidere se concedere l'estradizione richiesta dal giudice spagnolo Baltazar Garzón, Straw ha soddisfatto il suo partito ma scontentato - oltre ai conservatori, che ricordano il Pinochet alleato ai tempi delle Falkland - un governo cileno convinto che soltanto lavando in casa i panni sporchi del passato sia possibile rafforzare una democrazia ancora incerta. Ma soprattutto ha aperto un iter giudiziario che potrebbe richiedere mesi e forse anni: un tour de force, per un imputato che ha 83 anni e che non gode della mi- gliore salute. Dopo la brevissima udienza preliminare di domani, che per motivi di sicurezza è stata spostata dall'abituale aula di Bow Street, ci sarà il processo vero e proprio, poi l'appello, forse un ritorno ai Lord. E a quel punto, se la giustizia britannica continuerà a negare l'immunità a Pinochet, toccherà di nuovo al ministro decidere se davvero spedire quell'uomo - sempre più vecchio, sempre più malato - ad affrontare un altro processo, questa volta in Spagna. Ma già nei prossimi giorni gli avvocati del generale tenteranno d'impugnare la decisione di Straw. E' un ginepraio, da cui non si vedono vie d'uscita limpide. Si apre una nuova pagina, che travolge le accuse di parzialità rivolte nei giorni scorsi a Lord Hoffman, uno dei tre giudici del pollice verso additato come collaboratore di Amnesty; ma una pagina che - dice Santiago - «lacera la sovranità del Cile» costringendo quel governo a richiamare l'ambasciatore Mario Artaza. Non capita tutti i giorni che un ex capo dello Stato salga sul banco degli imputati; e se l'estradizione andrà a buon fine questo potrebbe essere il primo di molti procedimenti contro i dittatori di questo mondo, per i quali Londra diventerà una città pericolosa. «Jack Straw dev'essere lodato per non essersi piegato alle pressioni politiche», ha detto Richard Bunting di Amnesty Interna¬ tional. Poche ore prima quell'organizzazione aveva tentato una manovra preventiva, chiedendo al tribunale di trattenere Pinochet anche se Straw si fosse pronunciato a suo favore. L'istanza, per la cronaca, era stata respinta. All'aeroporto di Brize Norton, attorno al Boeing 707 mandato dal governo cileno per riportare Pinochet a Santiago, c'era stata in mattinata una frenetica attività. Ma nel pomeriggio le prese d'aria dei motori sono state ricoperte, mentre attorno alla lussuosa villa di Wentworth occupata da Pinochet, nella campagna del Surrey, la polizia rafforzava la guardia. Invano Lady Thatcher accusava Straw di avere avuto «ampi poteri per mettere fine a questo vergognoso e dannoso episodio» e di avere invece «preso una decisione politica che rappresenta un fallimento della leadership». Invano il leader conservatore William Hague invitava a rispedire Pinochet a casa per consentire ai cileni di «risolvere i loro problemi». Invano i 200 dimostranti pro-Pinochet venuti da Santiago e già pronti a festeggiare protestavano contro la perfida Albione. La giornata era dei nemici di Pinochet: dai politici («Una magnifica giornata per la giustizia», ha detto il deputato laburista Jeremy Corbyn) agli esuli come Carlos Reyes che parlano di «splendido presagio» e che già pregustano ruminazione del processo per l'uomo forte della dittatura, dalle madri e mogli dei desaparecidos («Una risposta umana a un'esigenza morale», dice Mercedes Rojas) a chi non ha mai creduto a un vero processo in Cile. Londra non poteva vincere, qualunque fosse stata la decisione di Straw. Ma adesso, di fronte alle incertezze giudiziarie e alla reazione di Santiago, il grattacapo diventa serio. Fabio Galvano La Thatcher: un grave errore Amnesty: la nascita di una nuova era per i diritti umani •s••d•z Il generale Pinochet deve ora affrontare una lunghissima procedura giudiziaria Nella foto piccola il ministro degli Interni britannico Jack Straw