«Nessun rinvio sul giudice unico» di Giovanni Bianconi

«Nessun rinvio sul giudice unico» «Nessun rinvio sul giudice unico» Diliberto: adesso rimbocchiamoci le maniche ROMA. Ormai sembra diventato un duello a distanza, quello tra il procuratore di Milano e il ministro della Giustizia. Sull'ultima uscita di Borrelli - l'amnistia - Oliviero Diliberto rinvia alle decisioni che vorrà prendere il Parlamento, mentre dai suoi uffici continuano ad assicurare che «nessuna bozza, e nemmeno ipotesi è allo studio» per un simile provvedimento. Sul giudice unico invece - la riforma che dal 2 giugno '99 unificherà preture e tribunali, già slittata di un anno e che Borrelli vorrebbe rinviare ancora - il Guardasilli ribatte con toni pacati ma fermissimi. «In questi giorni ho ascoltato discorsi un po' paradossali», spiega al plenum del Csm, dove si presenta per la prima volta. Addirittura, continua, «autorevoli esponenti del mondo della giustizia che criticano una legge dello Stato». Questo, per il Guardasigilli comunista, è un fatto inammissibile: «La difesa dell'autonomia della magistratura sarà tanto più forte quanto più i magistrati si atterranno al loro ruolo di applicare le leggi, alle quali sono soggetti». Perché, insiste Diliberto, se le sentenze dei giudici non si commentano ma si rispettano, «le leggi le fa il Parlamento, dove siedono i rappresentanti eletti dal popolo». Che i magistrati si adeguino alla volontà del Parlamento, dunque, anche sul giudice unico, «una riforma di razionalizzazione molto utile, che richiede uno sforzo da parte di tutti per sfatare la rassegnazione fatalistica secondo la quale non si possono fare le riforme in tema di giustizia». E le difficoltà pratiche segnalate non solo da Borrelli ma anche da altri magistrati, avvocati e politici? Diliberto liquida in fretta quegli esponenti di partito «i quali criticano oggi una legge che loro stessi hanno contribuito ad approvare», e spiega: «Io non solo non mi nascondo le difficoltà, ma le ho espresse prima di altri davanti a Camera e Senato». Nonostante ciò bisogna andare avanti, facendo ognuno la sua parte. E la politica, rivendica il ministro, la sta facendo. In un resoconto puntiglioso Diliberto fa l'elenco di quello che c'è da fare e quello che è stato fatto per applicare la riforma. «I provvedimenti da approvare dice - sono quattro, e tre sono in avanzato stato di discussione: la legge delega per l'attuazione dei tribunali metropolitani, la depenalizzazione dei reati minori e le competenze penali del giudice di pace. Per la quarta misura da varare, quella sulla riforma del giudice monocratico, è cominciato alla Camera un dibattito nel quale interverrò per provale ad accelerare i tempi». Come si vede, conclude Diliberto, «l'iter parlamentare è difficile, ma non impossibile». E' quindi tempo di rimboccarsi le maniche anziché lamentarsi, ciascuno assolvendo il proprio ruolo. Così la pensa il ministro della Giustizia, spal¬ leggiato da quasi tutti i componenti del Csm intervenuti nel dibattito e in particolare dal vicepresidente Giovanni Verde (eletto dal Parlamento su indicazione del Ppi) il quale prende subito la parola per dire: «Mi rincuora constatare che su molti punti la penso come lei». Il giorno prima proprio Verde aveva denunciato l'atteggiamento «negativo» dei magistrati i quali «se ne stanno a braccia incrociate aspettando l'ennesimo rinvio» sul giudice ùnico. Rinvio che stavolta non ci sarà. «Faremo ogni sforzo affinché il 2 giugno entri in funzione», ribadisce Diliberto, il quale insiste anche su altri concetti-chiave della sua politica della giustizia: la riduzione dell'intervento penale, per esempio, e la considerazione del carcere come ultima spiaggia delle sanzioni. Lo dice un ministro per il quale l'abolizione dell'ergastolo è «una conquista di civiltà» da raggiungere al più presto, e che giudica «la società italiana matura per alcune riforme di sistema non più prorogabili, altrimenti fra trehi/anni i giuristi parleranno ancora di crisi della giustizia». Lui, Guardasigilli di un Paese «dove i ministri sono transitori per definizione», non pretende di completare l'opera, ma cominciarla sì: «Mi riterrò fortunato se sarò in grado anche sempliciemente di avviare un ragionamento di riforme a partire dalle cose più immediate e concrete». Giovanni Bianconi Al plenum del Csm il Guardasigilli polemizza con Borrelli «Discorsi paradossali» Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto

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