Amnistia, D'Ambrosio gela Borrelli di Paolo Colonnello

Amnistia, D'Ambrosio gela Borrelli Violante e la riforma del processo: i pm facciano un passo indietro. Poi critica il procuratore Amnistia, D'Ambrosio gela Borrelli «Se l'ha davvero proposta lui, il Pool non la condivide» MILANO. «Se quella di Borrelli fosse una proposta sull'amnistia, e non mi sembra che lo sia, sarebbe comunque la proposta di Borrelli: sicuramente non mi trova concorde e forse non trova concordi nemmeno gli altri del pool». Gerardo D'Ambrosio prende le distanze dal suo capo a proposito della proposta di «riflessione sull'amnistia» che in questi giorni ha scatenato le reazioni del mondo politico. E rimarca le differenze anche a proposito della riforma sul giudice unico. Borrelli, anche ieri dal convegno Onu in Romania, in polemica con il ministro chiede una proroga per esigenze organizzative? D'Ambrosio si dice «contrario a un rinvio». E aggiunge: «Capisco perfettamente e condivido le preoccupazioni del ministro Diliberto». In questo scontro plateale tra il procuratore di Mani pulite e il suo aggiunto s'inserisce, rincarando la dose, il presidente della Camera Luciano Violante, che da Bergamo, a margine della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno di studi dell'accademia della Guardia di Finanza, sottolinea di «voler capire bene cosa ha detto Borrelli, perché un anno fa disse il contrario». Quindi Violante osserva che «non è il caso che il presidente della Camera si pronunci sulle dichiarazioni di un procuratore». Prima di parlare di amnistie, aggiunge Violante, «occorre riformare il sistema politico italiano, poi credo che inevitabilmente si porrà la questione dell'amnistia, ma non so co¬ me si risolverà. Potrà essere posta solo dopo la riforma del sistema elettorale e costituzionale». Violante ha poi toccato anche un altro tasto: «I tempi della sfiducia nei confronti delle forze di polizia sono finiti da un pezzo ed occorre quindi modificare il processo penale che oggi non permette alla polizia giudiziaria di dare il meglio di sé, perché le indagini sono soffocate da una troppo immediata presenza dell'autorità giudiziaria, in particolare dei pm». Ma il vero conflitto sulla presunta apertura di Borrelli a un'amnistia si è consumato in procura, dove da tempo tra il capo e i suoi sostituti sembra essere sceso «un grande freddo», iniziato ben prima degli attuali rigori invernali. Esattamente l'estate scorsa, quando il procuratore comunicò alla stampa, prima che ai suoi uomini, l'intenzione di voler abbandonare il ponte di comando della procura per la più comoda poltrona di procuratore generale. Un «gelo» ali¬ mentato da tanti piccoli episodi di reciproca indifferenza e diplomatiche prese di distanza che adesso sembra sfociare nelle parole del più «verace» dei magistrati della procura. «Mi rendo conto - ha detto D'Ambrosio - che adesso tutti penseranno a una rottura tra me e il capo. Però non potevo accettare, come ho letto e sentito sui mezzi d'informazione, che passasse l'idea che il pool è a favore di un'amnistia. Inoltre credo che lo stesso Borrelli sia stato male interpretato da qualche giornale che ha voluto forzare nei titoli le sue parole». D'accordo sul punto anche Elena Paciotti, ex presidente dell'Anni: «Amnistia? Per quel che mi risulta il procuratore Borrelli non ha avanzato nessuna proposta di amnistia. Ha semplicemente affermato che questo è un tema sul quale occorre riflettere. Per il resto si tratta di un argomento politico sul quale non intendo prendere posizione». Ma D'Ambrosio è ancora più netto: «A quanto mi risulta, Borrelli non è mai stato favorevole a un'amnistia anche se poi in settembre ha mostrato di non avere preclusioni preconcette. Ma sono appunto riflessioni solo sue. Per quanto mi riguarda trovo che sia un errore anche solo parlare di amnistia, e come cittadino mi auguro che non ci sia bisogno neppure di una riflessione. E' un argomento che ogni volta che viene riproposto ci danneggia: non appena se ne parla c'è un calo verticale dei ricorsi ai riti alternativi. E invece proprio da una riforma dei riti alternativi, che sono falliti, passa anche il successo della legge sul giudice unico». Argomento sul quale il procuratore aggiunto mostra un'altra differenza di vedute con Borrelli, fortemente polemico col ministro di Grazia e Giustizia Oliviero Diliberto a proposito della scadenza prevista per l'entrata in vigore della riforma. «Se tutti quanti, magistrati, ministero e Parlamento faranno il massimo sforzo - confida D'Ambrosio - la scadenza del 2 giugno sarà rispettata. Ma in questo scenario mi sembra estremamente dannoso parlare di amnistia». Paolo Colonnello ^ li procuratore della Repubblica di Milano Borrelli con il vice Gerardo D'Ambrosio

Luoghi citati: Bergamo, Milano, Romania