Fini: restituiremo i soldi avuti in più di Maurizio CostanzoMaria Grazia Bruzzone

Fini: restituiremo i soldi avuti in più Proposta provocatoria del presidente di An, e i partiti vanno verso l'intesa su nuove regole Fini: restituiremo i soldi avuti in più Ma il finanziamento diventerà «rimborso elettorale» ROMA. In diretta televisiva, nel bel mezzo di un «Maurizio Costanzo Show» peraltro dedicato alle candidature per il Quirinale, Gianfranco Fini rilancia la sua idea di restituire i soldi anticipati ai partiti, se i dati di Visco sul 4 per mille confermeranno che sono stati presi in più. «E' una questione di moralità politica» dice il leader di An spiazzando Marini, Bertinotti e Bossi che gli siedono accanto e conquistandosi una valanga di applausi. Ma quasi contemporaneamente i tesorieri dei partiti annunciano di aver trovato un accordo su una nuova legge sul finanziamento che fa piazza pulita del tanto discusso 4 per mille e assegna fondi ai partiti dilatando la già cospicua cifra di cui dispongono come «rimborsi elettorali», sia pur suddivisi in varie rate nel corso della legislatura. Una soluzione che dovrebbe scattare dalle prossime elezioni europee. Fini sa bene quanto la questione dei denari pubblici ai partiti sia «sensibile» nel nostro Paese dove è passata l'onda di Tangentopoli e non esita a sollevarla di nuovo davanti alla platea televisiva. «La gente è andata a votare poco perché non ha più fiducia nella politica» esordisce, sostenendo che «noi politici dobbiamo tutti dare il buon esempio». Poi parte: «Se, come ritengo, il fondo creato col 4 per mille sarà inferiore ai 110 miliardi già anticipati ai partiti, io mi sento impegnato a restituire i soldi che ho preso in più. E voi, cosa fate?». Imbarazzo generale. «Su qusta storia stai calcando un po' troppo la mano» butta lì Marini, e aggiunge «che è pur giusto che i partiti siano finanziati», e comunque «ora non si può dire che la legge era sbagliata e restituire fondi che sono comunque serviti alla campagna elettorale». Bossi sembra concordare ma non vuol entrare nel merito. «I partiti devono trovare un giusto finanziamento» dice laconico. Pragmatico, Bertinotti fa una controproposta: «Vediamo la nuova legge: se il finan¬ ziamento sarà adeguato, ci saranno le condizioni per rimborsare quel che è stato dato in più». La nuova legge infatti è alle porte. I parlamentari della maggioranza la settimana scorsa sembravano favorevoli ad aspettare di inserire la norma sul finanziamento nella legge organica sullo status dei partiti che è in programma. Ma i tesorieri devono aver pensato che l'attesa sarebbe stata un po' troppo lunga e bisognava, come si dice, «darsi una mossa». Così si son messi a studiare soluzioni alternative. E ieri il «comitato ristretto», il cui nome ricalca quello delle commissioni parlamentari ma in realtà comprende sei segretari amministrativi di maggioranza e opposizione (Ds, Ppi, Fi, Lega, Ccd, Prc), ha partorito la nuova idea: reintrodurre il finanziamento pubblico, ma basandolo su un unico criterio che non confligge con il referendum del '93 che quel finanziamento aboliva, ovvero il rimborso spese elettorali. Una voce ammessa da una legge che già elargisce alle forze politiche 800 lire per ciascuno dei 59 milioni di cittadini italiani per le elezioni europee, 1200 per le consulta- zioni regionali e ben 1600 per quelle politiche (che fanno rispettivamente 47, 70 e 95 miliardi circa). A questi verrebbero aggiunti ilio miliardi del 4 per mille e i 50 delle detrazioni fiscali in vigore con la vecchia legge. Il tutto è già accantonato nel bilancio dello Stato. Nessuna spesa in più. Così i partiti, incassati i fondi, poi sciolgono la legislatura e si tengono i soldi, si potrebbe obiettare. Invece no. La novità è che i fondi verrebbero distribuiti nell'arco della legislatura. «Se per ipotesi, il Parlamento si scioglie dopo due anni, i partiti non riscuotono le tranches degli altri tre», spiega il tesoriere leghista Maurizio Balocchi. Il quale racconta anche che «l'ipotesi raccoglie un largo consenso» e le «uniche discrepanze» sono state alcune incomprensioni da parte di chi credeva che Visco «giocasse a nascondino» col 4 per mille. La colpa del ritardo - e del pasticcio degli anticipi - secondo Balocchi non sarebbe della vecchia legge ma del sistema fiscale italiano che non è ancora del tutto meccanizzato e richiede due anni per calcolare la percentuale su ogni contribuente. Oggi la nuova proposta verrà formalizzata agli altri tesorieri. Ma Fini insiste: la questione del rimborso per An è «preliminare» all'approvazione. Maria Grazia Bruzzone Oggi la proposta conclusiva I nuovi assegni verrebbero erogati a rate nell'arco della legislatura H presidente i Alleanza nazionale Gianfranco Fini

Persone citate: Bertinotti, Bossi, Gianfranco Fini, Maurizio Balocchi, Visco

Luoghi citati: Roma