Ocalan, l'«allarme» di Dini di M. Mo.
Ocalan, l'«allarme» di Dini Strasburgo cerca il Paese terzo, se non lo trova tocca a Roma Ocalan, l'«allarme» di Dini «L'Italia rischia di ospitare il processo» ROMA II rischio per l'Italia di ospitare il processo ad Abdullah Ocalan diventa più concreto e potrebbe trasformarsi in realtà se il Consiglio d'Europa non troverà un paese terzo disponibile a celebrare il giudizio. Si tratta di un'ipotesi che allarma i servizi per i relativi pericoli di terrorismo alla vigilia del Giubileo. E' stato il capo della Farnesina, Lamberto Dini, a spiegare alla commissione Esteri della Camera che «il processo potrebbe essere per noi una scelta obbligata se, in mancanza di altra sede, la Corte d'Appello di Roma confermasse i reati attribuiti al leader del Pkk dalla richiesta di estradizione turca». La possibilità del paese terzo è affidata al Consiglio d'Europa, oggi riunito a Strasburgo. La soluzione di un «processo nazionale in un paese europeo - ha detto Dini nasce dal no di Ankara al Gran Giurì internazionale». La ricerca è limitata alle 21 nazioni che hanno ratificato o firmato la Convenzione del 197?. sul trasferimento dei processi ma la lista dei «papapili» si accorcia di ora in ora: dopo il no di Olanda e Spagna anche Vienna è assai fredda. Si spera negli scandi¬ navi ma se la maratona diplomatica terminerà a mani vuote la parola passerà alla magistratura. «Senza la collaborazione di altri agiremo da soli» promette Dini. Rigettando la richiesta di estradizione turca a causa del rischio di pena capitale la Corte d'Appello di Roma dovrà esprimersi sul «che fare», tenendo conto che la Convenzione contro il terrorismo del 1977 prevede in questi casi la celebrazione del processo dove l'accusato è in arresto. L'ultima autorizzazione dovrà venire dal Guardasigilli. Il processo si svolgerebbe alla Corte d'Assise per un periodo compreso fra i 6 e i 12 mesi e la pena verrebbe scontata in un nostro carcere. Molti i timori sul rischio terrorismo - rilanciati dall'ex ministro degli Esteri, Andreatta - per un processo alle soglie del Giubileo. «Esamineremo queste ipotesi qualora il processo si faccia in Italia» risponde Dini. Il capo della Farnesina ha poi accusato Bonn di aver «tradito lo spirito di Schengen» non chiedendo l'estradizione e ha fatto due rivelazioni: fu il leader nazionalista russo Zhirinovsky a chiamare Ocalan a Mosca; la comunicazione turca sulla possibilità dell'arriva di Ocalan a Roma del 16 ottobre arrivò alla Farnesina il 21. Il Polo rilancia la proposta dell'espulsione - su cui la Camera voterà il 18 dicembre - e La Malfa è d'accordo. Ma serve un paese pronto a ricevere il leader del Pkk. L'Iran smentisce «ogni ipotesi di asilo» ventilata da Ocalan nei giorni scorsi: «Non sono in corso negoziati e non verrà mai da noi». Da Ankara è appena tornato il presidente egiziano Mubarak già artefice dell'intesa su Ocalan fra Siria e Turchia. «Il caso Ocalan è troppo gonfiato» ha detto Mubarak al ritorno. Fonti arabe ritengono «possibile» una sua nuova mediazione ma la Farnesina nega: «Non ci sono stati contatti». Il magistrato francese Jean Francois Ricard ha incontrato per due ore Ocalan, che si è rifiutato di rispondere limitandosi a dire di essere «estraneo ai fatti». Il Pkk a Parigi protesta mentre i curdi si preparano a marciare nuovamente su Roma in vista della scadenza del 22 dicembre: «Il popolo di Piazza Kurdistan tornerà in massa per chiedere l'asilo per Ocalan». [m. mo.]
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