D'Alema «studia» il 9 per mille alla Chiesa di Ugo Magri

D'Alema «studia» il 9 per mille alla Chiesa Il premier potrebbe fare la proposta al Pontefice quando sarà ricevuto in Vaticano per l'Epifania D'Alema «studia» il 9 per mille alla Chiesa Ma solo a condizione che non si debba cambiare il Concordato ROMA. L'idea era balenata nella testa di Giorgio La Malfa alcune settimane fa: se proprio occorre aiutare le scuole private, aveva ragionato il segretario del Pri, perché dev'essere lo Stato a finanziarle? Ci pensi direttamente la Chiesa con i soldi che già riceve dal contribuente italiano. E se quei soldi non dovessero bastare, allora si aumenti la famosa quota dell'8 per mille che ogni anno si trova nella dichiarazione dei redditi... Sembrava una provocazione laicista, l'ultima trincea eretta dagli epigoni del Risorgimento contro la nuova ondata cattolica. E invece, è proprio questa la proposta che Massimo D'Alema intende sottoporre all'attenzione di Papa Wojtyla, quando il presidente del Consiglio sarà ricevuto in Vaticano intorno all'Epifania: aumentare di un punto u contributo dello Stato alla Chiesa cattolica e a tutte le altre confessioni religiose. Come il quarto dei Re Magi, D'Alema recherà in dono un pacchetto che, a conti fatti, vale all'incirca 170 miliardi. Meno degli oltre 400 sollecitati da parte ecclesiastica, ma pur sempre una cifra considerevole. Potrebbe la Santa Sede rifiutarla? Di sicuro, sull'altra sponda del Tevere si troveranno in grave imbarazzo a dire no. Da una parte non potranno che ringraziare D'Alema per il gesto di buona volontà. Accettando l'offerta, però, il Vaticano dovrebbe poi spiegare al mondo cattolico perché quei fondi vanno indirizzati proprio alla scuola privata anziché all'assistenza dei poveri o ad altre fmalità benemerite. Nei Sacri Palazzi si creerebbero quasi certamente due partiti, il 9 per mille diventerebbe farina del diavolo suscitando tensioni e polemiche. Ecco perché molti esponenti politici post de - dal Ccd di Casini, al Ppi di Marini, all'Udr di Cossiga hanno fiutato l'insidia e si sono affrettati a bocciare la proposta. Sperano di convincere il premier a innestare la retromarcia. Ma a fermare D'Alema potrebbero essere anche altre considerazioni, di natura più strettamente giuridica. La materia dell'8 per mille, infatti, rientra nell'intricato capitolo dei rapporti tra Stato e Chiesa. E questi rapporti sono regolati dal Concordato, stipulato il primo nel 1929 e il secondo nel 1984, rispettivamente da Benito Mussolini e da Bettino Craxi. Alla luce dei pre¬ cedenti (ma forse anche dei predecessori), Massimo D'Alema non ha alcuna intenzione di metter mano all'architettura dei rapporti con la Santa Sede. Al limite, potrebbe lavorare sui protocolli di attuazione del Concordato, cui del resto occorrerà comunque metter mano, per dare una risposta ai molti dubbi sollevati dal recente caso del cardinal Giordano (può la magistratura italiana indagare su un principe della Chiesa senza dame subito preavviso in Vaticano?). Insomma: il 9 per mille si farà soltanto se il Concordato lo consentirà. Altrimenti, pazienza. E per sciogliere il rebus, ecco la novità, il presidente del Consiglio ha chiesto riservatamente aiuto ad alcuni esperti di diritto ecclesiastico, tra i quali certamente Francesco Margiotta Broglio, considerato il massimo studioso della materia. Starà a loro trovare il cavillo giusto. Ugo Magri Il pacchetto può valere circa 170 miliardi meno della metà di quanto chiesto dai vescovi

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