«Senza intesa, Quirinale polveriera»

«Senza intesa, Quirinale polveriera» «Senza intesa, Quirinale polveriera» De Mita: Mancino è l'ideale, ma D'Alema non ci sta LA SINDROME DEL COLLE CROMA I sarebbe da scrivere una lunga storia sulle tentazioni del Quirinale. Non c'è, ad esempio, nessun Presidente della Repubblica uscente che non abbia puntato ad una riconferma». Comincia nel solito modo, cioè passeggiando per il Transatlantico, una conversazione con Ciriaco De Mita sulla «sindrome» del Quirinale, cioè su quella pericolosa malattia che contagia per sei mesi tutti i Palazzi della politica e che in passato - ma neppure il presente ne è al riparo - ha fatto saltare governi e alleanze, ha silurato grandi nomi e ne ha l'atto nascere di nuovi. Sui divani del Transatlantico non si parla d'altro. Anche l'ex ministro diessino, Claudio Burlando, tornato nel vertice di Botteghe Oscure, ne discute: «Problemi non ce ne saranno, sarà un cattolico», assicura. Ma l'ex segretario della De, spesso proironista o testimone eccellente di qu^'.e •::;-'.z.'Ìh non è per nulla sicuro urne andrà liscio. Anzi. De .'.Ina, davvero tutti i Presidenti hanno sperato di strappar'.- un secondo mandato? - Pi rie cosi Mi ricordo ancora un episodio deli'84. Una mattina mi telefono Sandro Pertini, allora Presidente. S«nza lasciarmi il tempo di rispondere mi chiese: "Cosa stai facendo?". E io, pronto: "Ti ascolto sull'attenti". A quel punto lui ordinò: "Prendi un taxi e vieni su". Io ci andai subito... come segretario della De avevo l'automobile a disposizione. Eppoi con Pertini avevo un rapporto particolare, lui ogni tanto si infuriava, ma in fondo c'era simpatia tra noi. Al Quirinale mi venne incontro Tonino Maccanico: "Ascoltalo, non lo contraddire per carità", si raccomandò. Pertini mi pose subito di fronte al problema: "Guarda, io non voglio passare come il Presidente che ha tolto il governo alla De. Fai tu il governo oppure dammi un nome". Io rimasi perplesso: "Non ti preoccupare per quello... - gli replicai - Eppoi come si fa?'. Pertini, che aveva il carattere che aveva, non mi diede retta e mi congedò così: "Riflettici, ti richiamo domani"». E poi cosa successe? :<Il giorno dopo, alle 12 esatte, nuova telefonata di Pertini e nuovo invito al Quirinale. Mi chiese: "Allora?", logli risposi quasi imbarazzato: "Guarda Presidente, io sto bene dove sono. Eppoi, perché i socialisti dovrebbero darci i voti?". "Perche glieli chiedo io...", obiettò convinto. Lo contraddissi: "Io non ne sarei sicuro". Pertini, che non era tipo da scoraggiarsi, trovò subito un'altra soluzione: "Parlerò con i comunisti". La cosa finì fi». Pertini, è chiaro, voleva un De a Palazzo Chigi prima della scadenza del suo mandato solo per un moti- vo: per avere qualche chance in più di rimanere al Quirinale. Il solito equilibrio di coalizione: con un cattolico al governo, al Colle sarebbe dovuto andare un laico. E Cossiga, anche lui ha tentato la strada del secondo mandato? «Non lo so, perché in quell'occasione non ero segretario. Certo è che si mise contro un po' tutti». E Scalfaro? Almeno lui lo ha detto apertamente che vuole rimanere al suo posto anche se dopo ha smentito... «Lui vuole far ripartire le riforme per porre le basi di una possibile proroga al suo mandato. Se la possibilità di riformare la Costituzione e, quindi, anche il ruolo del Capo dello Stato diventasse reale, molti potrebbero accettare l'idea di mantenere Scalfaro al suo posto fino a quando la nuova Costituzione non fosse approvata». Scalfaro, comunque, si sta dando molto da fare. Si dice che sia stato lui a lanciare l'idea di una donna al Quirinale per mettere in pista la Jervolino. «Questa non è una supposizione. E' un dato di fatto. E ogni volta che la Jervolino interviene nel dibattito politico dice che Scalfaro deve rimanere al suo posto». Qualcuno dice che pure l'uscita di Giuliano Amato • quella che ha messo in dubbio la regola che ripartisce Palazzo Chigi e il Quirinale tra un laico e cattolico - sia stata suggerita dall'attuale Presidente. Un modo per spingere tutti a mantenere lo status quo? «Non lo so. So solo che per come si sono messe le cose non c'è spazio per un diessino al Quirinale». Il presidente della Camera, Luciano Violante, non sembra pensarla in questo modo. «Ascolti, lo spazio per un esponente della Quercia non c'è. E, comunque, su quel versante il nome più probabile non sarebbe quello di Violante, semmai quello di Napolitano». Ma perché tra tanti nomi la candidatura . più naturale, quella del presidente del Se¬ nato Nicola Mancino, rimane solo sullo sfondo? «Non lo chieda a me. Quella di Mancino sarebbe la candidatura più funzionale all'attuale equilibrio politico. La più funzionale anche al governo D'Alema. Solo che D'Alema non ci ha creduto. Se fossi stato in lui nell'ultima crisi avrei appoggiato l'ipotesi di un governo Mancine che, contando su tutti, avrebbe potuto portare a casa anche una nuova legge elettorale e qualcos'altro. Poi, eleggendo Mancino al Quirinale, D'Alema avrebbe avuto la strada libera per Palazzo Chigi. Invece...». Beh, potrebbe farlo adesso. 0 lei crede che D'Alema sia ostile alla candidatura di Manci¬ no? «Finora D'Alema non ha espresso un atteggiamento favorevole o ostile alla candidatura di un cattolico». Ma allora perché si dice che ci sia già un patto tra D'Alema e Marini per portare al Quirinale il segretario del Ppi? «Non lo so. Si dicono e si scrivono tante cose, tranne una vera: se non si trova un accordo generale, in Parlamento sull'elezione del Capo dello Stato può succedere di tutto. Per ora non c'è maggioranza che tenga. Non c'è la maggioranza di governo ma neanche un'altra. Bisogna trovare un nome che riscuota sulla carta il 90 per cento dei consensi, per averne almeno il 60 per cento al momento del voto. Altrimenti finisce male...». E chi finisce male? «Tutti. Perché il Quirinale è una mina, il referendum è un'altra mina, la legge elettorale ne è un'altra ancora. Messi tutti questi problemi insieme, la situazione si complica. E purtroppo finora nessuno prova neppure ad immaginare una soluzione generale. Tutti cercano uno spazio, mettono in campo dei pretesti. Tutti ragionano secondo una logica ben rappresentata da una dichiarazione di Mastella di qualche tempo fa: "Io chiedo di fare il presidente della Camera perché a quel punto almeno ministro mi fanno". Ha capito come ragionano...». Augusto Mlnzolini «Pettini mi offrì il governo in cambio di una rielezione E anche Scalfaro sta pensando alla proroga» «Non c'è spazio per un diessino Ma su quel versante il nome più forte è quello dell'ex ministro Giorgio Napolitano» A destra Ciriaco De Mita Qui sopra il presidente del Senato Nicola Mancino Sotto Giorgio Napolitano