LA SCUOLA DEI COLPI PROIBITI di Lorenzo Mondo
LA SCUOLA DEI COLPI PROIBITI IL OSO DMOmROTQNDO LA SCUOLA DEI COLPI PROIBITI MA che brutta storia quella del ragazzino preso a calci dall'insegnante e mutilato della milza. Tanto più triste perché il colpevole viene descritto come una bravissima persona e la vittima passa per essere vivace, non maleducata o ribelle. E quand'anche fosse, non sarebbe certo giustificato il ricorso al calcio nel sedere, deviato malauguratamente sul fianco (un insegnante che adotta certi metodi o è fuori di testa o non sa fare il proprio mestiere). Non saremo indotti per questo a colpevolizzare gli insegnanti, come non colpevolizziamo gli studenti solo perché uno di loro, in quel di Napoli, ha ordinato il pestaggio del professore che lo aveva sgridato. Ma sono sintomi estremi di un malessere, perfino di una conflittualità latente, che serpeggia. Sarà che molti educatori sono impreparati e anche demotivati, in termini di stipendio e di status sociale. Sarà che in molte scuole di zone periferiche e disagiate è molto difficile, non l'istruire, ma il tenere a bada una classe. Non bambini semplicemente irrequieti, ma rozzi, arroganti, beffardi: semenzai del teppismo a venire. Riceviamo da amici professori confidenze sconfortate. E lutti abbiamo almeno incontrato, in passeggiate ricreative e educative, scolari che si sbrancano, scambiandosi contumelie che un tempo usavano definirsi da caserma. E' di ieri, in Francia, il corteo composto da migliaia di docenti e genitori, a difesa di un professore che aveva preso a pedate una di quelle che gli striscioni definivano, sia pure esagerando, «belve con faccia d'angelo». Assente in ogni senso, nel contenzioso e nella realtà effettuale, è la famiglia, dove sembra venir meno la benché minima educazione alla responsabilità e alla disciplina interiore. La costruzione di una personalità viene delegata alla scuola, che diventa il grande alibi e, all'occasione, il grande capro espiatorio. E' d'altronde opinione corrente che a tutto - lavoro, ambiente, divertimento - deve sempre e comunque pensare lo Stato, provvedere la mano pubblica. Si dimentica che, con ben altra legittimità del Re Sole, lo Stato, in qualche misura, siamo noi. Nessuno escluso. Lorenzo Mondo Camon, Poletti a Singer A PAG. 5
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