Calci dal prof, perde la milza

Calci dal prof, perde la milza Roma, ragazzino punito perché non manteneva il posto nella fila in mensa Calci dal prof, perde la milza «Non doveva farlo, ma lo perdono» ROMA. Daniel è un ragazzino che dimostra meno dei suoi dodici anni. I capelli ricci castani, gli occhi scuri, un corpo smilzo sotto il pigiammo azzurro. Adesso, nel letto numero 26 del reparto chirurgia al terzo piano dell'ospedale di Monterotondo, con due cuscini sotto la schiena legge un album di «Paperinik». L'infermiera gli ha appena tolto il termometro: non ha febbre, sta meglio. Ma quel calcio preso a scuola, da un professore, giovedì scorso gli è costato la milza. E' stato operato d'urgenza. Ha passato due brutte giornate in prognosi riservata. Ora è pallido, ma è fuori pericolo. E questa incredibile storia di violenza, che è esplosa nella sala mensa della media statale «Cardinal Piazza» nella cittadina alle porte di Roma, la racconta proprio lui. «Stavo in fila con gli altri. Avevo già il vassoio in mano. Sarà stata l'una, l'una e un quarto. Ci vuole sempre un sacco di tempo per arrivare al cibo. E ci fanno stare in fila. Io ero dietro. Ero al penultimo posto della mia classe, la seconda B. Un compagno mi ha fatto passare avanti. Ma è arrivato il professore di Educazione tecnica e mi ha fatto tornare dietro. Poi si è allontanato. Non era lui quello che doveva controllare la mia classe. In mensa c'erano tutti e c'era la solita confusione. Il mio amico mi ha fatto ripassare avanti e il professore è tornato. Forse s'è arrabbiato. Non so che cosa gli ha preso. Mi ha dato un calcio sul sedere. Un calcetto. Non mi ha fatto male, ma sono caduto e lui stava per darmene un altro. Sempre sul sedere, credo. Io, però, mi stavo tirando su, mi sono girato e ho preso quel calcio in pieno. Proprio qui sul fianco». E mostra il bozzo delle fasciature che gonfiano il pigiama. E poi che cosa è successo? «Mi ha soccorso proprio lui, il professore. Ha detto che non l'aveva fatto apposta, mi ha chiesto scusa. Se l'ho perdonato? Beh, diciamo di si. E' venuto anche a trovarmi in ospedale e mi ha chiesto scusa di nuovo. Ma i calci non si danno. Io non avevo fatto niente di male. Il mio compagno mi aveva fatto passare avanti». Il racconto di Daniel finisce qui. Ma accanto al bambino ci sono i genitori: il signor Leandro N„ 38 anni, operaio, e sua moglie, una giovane signora bruna che preferisce non dare il suo nome. Sono tesi, stanchi, frastornati dal viavai di giornalisti e troupe delle tv. Non parlano volentieri. Quando è successo il fatto, il padre era al lavoro e la mamma a casa con l'altra figlia più piccola. E' lei che ha preso la telefonata della scuola. «Mi hanno detto di andare di corsa, che Daniel si era fatto male. Non mi hanno mica detto che un professore lo aveva colpito. Sono passata a prendere mio marito al lavoro e siamo andati a scuola. In un primo momento non ci siamo resi conto della gravità della situazione. Daniel era pallidissimo, ma stava in piedi». Così Leandro e sua moglie caricano il bambino in macchina e vanno verso casa. Abitano a Monterotondo Scalo, a poca distanza dalla scuola media «Cardinal Piazza». Ma non fanno a tempo ad arrivare a casa che Daniel sviene. Allora chiamano l'am- bulanza. Sono ormai passate le 14. Il bambino è trasportato in pochi minuti all'ospedale, tre chilometri più su, in cima all'antica rocca attorno alla quale si snoda il centro di Monterotondo. L'ecografia accerta subito la gravità delle lesioni: frattura della parte mediana della milza e un'emorragia che non si arresta. La decisione del primario di chirurgia, il professor Massimo Mulieri, è immediata. Bisogna asportare la milza. L'intervento è eseguito d'urgenza. Finisce che è già notte. In ospedale c'è anche E.L., il professore che ha colpito Daniel. Vorrebbe già chiedere perdono al bambino. Ma il piccolo è sotto l'effetto dell'anestesia. Il professore scambia qualche parola con la mamma. «Era a pezzi, veramente pentito», racconta adesso la signora. «Ma certe cose non si possono ammettere. Finora ci siamo preoccupati soltanto della salute di Daniel, ma domani andremo da un avvocato. Non voghamo esasperare questa brutta storia, ma dobbiamo anche tutelare nostro figlio. Una denuncia? Finora non abbiamo fatto niente. Domani, forse. Vedremo». Ma la denuncia dei genitori di Daniel, se ci sarà, si aggiungerà a quella che è stata già mossa d'ufficio contro il professore. Lesioni gravi e abuso di mezzi correttivi sono i reati già ipotizzati dai carabinieri della compagnia di Monterotondo che indagano sulla vicenda e che hanno già interessato il magistrato. Un'inchiesta l'ha aperta anche il ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, e il provveditore agli studi di Roma, Paolo Norcia, ha disposto l'invio di un ispettore a Monterotondo. «A scuola non è consentita nessuna violenza, perché contraria a qualsiasi funzione educativa e didattica», ha detto Berlinguer. «Mi rifiuto di pensare che gli insegnanti italiani si comportino in questo modo: si tratta di un fatto molto grave, per il quale esprimo profondo dispiacere. Ma che non deve essere generalizzato o strumentalizzato». Fin qui il ministro, che non vuole dire di più. «Quando c'è un'azione penale bisogna attendere il lavoro della magistratura». E, automaticamente, per il professor E.L. scatterà un provvedimento di sospensione cautelare. Enrico Singer «Prima mi ha colpito al sedere. Sono caduto e mentre mi alzavo ho ricevuto un calcio sul fianco. Mi ha soccorso, è venuto a trovarmi in ospedale. E mi ha chiesto scusa» I genitori minacciano un esposto Aperta un'inchiesta del ministro Berlinguer Gli amici: è stato un incidente lui non è un uomo violento La preside: è stato vicino al ragazzo, escludo ogni gesto intenzionale A sinistra un'immagine della stanza in cui è ricoverato il ragazzino che ha subito l'asportazione della milza A destra il ministro Berlinguer L'ospedale di Monterotondo dove è stato ricoverato il dodicenne preso a calci dal professore I genitori stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di denunciare l'insegnante

Persone citate: Berlinguer, Enrico Singer, Luigi Berlinguer, Paolo Norcia

Luoghi citati: Monterotondo, Roma