Rivolta nel Front, Le Pen vacilla

Rivolta nel Front, Le Pen vacilla Oggi si saprà se il vecchio capo della destra xenofoba francese perderà l'ala tecnocratica del partito Rivolta nel Front, Le Pen vacilla II numero due Mégretprepara la scissione PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Jean-Marie Le Pen mi ricorda Luigi XVI, che il 14 luglio 1789 scrisse sul suo diario: "nulla da segnalare". E invece arrivò la Rivoluzione». Sabato scorso Pierre Vial - membro del «Bureau politique» Fn - non lesinava l'ironia sul Grande Capo, presentatosi in Consiglio Nazionale con un programmino per le Europee e gadget autocelebrativi (caramelle a propria effigie) senza avvedersi che la fronda era ormai incontenibile. Ma neanche lui, in definitiva, brilla per lungimiranza. Mai avrebbe sospettato che tre giorni dopo Le Pen lo licenziasse in tronco sospendendolo dai suoi numerosi incarichi. E non per avergli gridato, in piena assemblea «Ci prendi per cretini!» (traduzione eufemistica: l'originale è «cons»). Il turpiloquio, in fondo, costituisce una pratica diffusa nel Fn, con il capo a darne talora l'autorevole esempio. No, la colpa di Vial consiste nella «liaison dangereuse» con Bruno Mégret, l'eterno secondo Fn che vorrebbe scalzare il fuehrer blu-bianco-rosso. E', comunque, in buona compagnia. Mégret avrebbe la maggioranza nel CC (guarda caso, Le Pen non lo convoca dal '97), si mormora controlli diverse federazioni e la macchina organizzativa Fn. Donde la purga selvaggia, iniziatasi nel weekend per eliminare i megretisti scongiurando il rischio di scissioni. Ma forse è troppo tardi. Si dice i dissidenti abbiano in gestazione un'iniziativa clamorosa: lanciarsi da soli nella campagna per le Europee '99. 0 quantomeno strappare all'anziano leader un congresso anticipato in gennaio. Le Pen si oppone all'iniziativa con strenua pervicacia. Non si può tuttavia escludere i rapporti di forza interni lo obblighino a un compromesso che ne ferirà l'orgoglio. Stamane Bruno Mégret rompe il silenzio. La Francia saprà. Doloroso ritorno all'ovile, o un Front National bis causa putsch interno. Nelle convulse 24 ore - guerriglia di fax, equilibrismi verbali, faticose manovre - che precedono l'esternazione, una sola certezza: nella sua storia pluridecennale, mai il Front National aveva conosciuto una simile crisi. L'obbedienza (totale se non cieca) al carismatico «chef», è in frantumi. E la «notte dei lunghi coltelli» - in corso mentre scriviamo - ne fornisce un quadro significativo. Centralini kappaò, trattative in corridoio, minacce, conciliaboli. Quasi un catalogo dei vizi che afflissero la IV Repubblica e contro i quali Jean-Marie Le Pen era deciso a vaccinare la Francia. Insomma, dietro la spaccatura, un istruttivo apologo. Mégret non ha fatto il para come nonno Le Pen, bensì il Politecnico. Sogna alleanze (Fini docet) anziché sterili eroismi. E teme il Grande Vecchio trascini l'Fn in una fallimentare sindrome alla Dién Bièn Phu. Un «dopo di me il diluvio» in salsa lepenista. La diagnosi trova eco favorevole tra numerosi aficionados Fn. Solo un Le Pen senile poteva ipotizzare la moglie quale capolista nello scrutinio europeo pur di non concedere spazio al rivale. Eppure la base oscilla. Con quell'aria tristanzuola da apparatnik della xenofobia, Bruno Mégret sembrerebbe avere l'intelligenza politica ma non il «phisique du ròle» per succedere a Le Pen. Gli si imputano, inoltre, collusioni neonaziste. La Destra ufficiale sorride. Un Front National debole è manna per udf e rpr, che si riscoprono una vocazione da federatori. In compenso, la Gauche trema. Ancorché piccolo, un travaso da Le Pen alla Droite in doppiopetto sdoganerebbe consensi finora inutilizzabili. Come se Jospin non avesse abbastanza guai. [e. bn.] Il centrodestra spera di accaparrarsi i voti degli elettori ultra disorientati La sinistra trema Jean Marie Le Peri, il leader del Front National deve affrontare una difficile crisi interna proprio mentre i sondaggi sembrano mostrare una lenta ma costante crescita del partito

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