L'ALIBI DELLO SCAFISTA NEGRIERO di Mario Deaglio

L'ALIBI DELLO SCAFISTA NEGRIERO L'ALIBI DELLO SCAFISTA NEGRIERO presidente del Consiglio nel corso della sua recentissima visita in Puglia - tendono a considerare come i peggiori nemici, rappresentano in realtà la risposta a questa razionale e tristissima domanda di emigrazione, oltre che la conseguenza dell'azione carente dei governi. Sia pure a prezzi assurdi e a proprio esclusivo vantaggio, vendono agli emigranti qualcosa che nessun altro riesce a fornire loro: un servizio di trasporto e la speranza di una nuova vita nell'Occidente ricco e pacifico. E' doloroso dirlo, ma mafie e «scafisti» gestiscono così l'unica effettiva politica dell'immigrazione, razionando l'accesso in base alle possibilità di pagare di chi aspira a venire in Italia e in Europa, mentre i governi italiani e degli altri Paesi europei si sono rivelati finora scarsamente capaci di azioni coerenti che garantiscano, come minimo, un afflusso ordinato con regole chiare. Le navi-carretta e i gommo- ni non sono quindi soltanto la manifestazione di una barbarie estranea alla civiltà europea bensì il risultato di una grave carenza dell'Europa. Non sono navi di «negrieri», ripiene di schiavi, come è stato autorevolmente dichiarato, ma anzi trasportano uomini che vogliono vivere liberi e in pace, spesso contro il parere dei governi, e che per questo sono disposti a pagare duramente di persona. Gli europei che giustamente si indignano per gli aspetti deteriori di questo traffico devono riflettere sul fatto che l'economia globale di mercato non comporta soltanto la globalizzazione della ricchezza finanziaria ma anche la globalizzazione della povertà e l'internazionalizzazione dei problemi politici. Non si può rivendicare la libertà assoluta di movimento dei capitali per poi negare quella delle persone. Chi pensa di poter semplicemente «creare valore» per i propri azionisti, seconda un'espressione oggi molta diffusa, deve riflettere sul fatto che questo «valore» rischia di non essere godibile in pace se la festa viene rovinata dagli sbarchi dei disperati sulle spiagge delle vacanze. E' ugualmente impossibile, in un'economia globale di mercato, far finta che curdi e turchi in guerra civile, arabi e israeliani in perenne tensione, russi alle prese con il gelo e africani alle prese con la desertificazione vivano su un altro pianeta. Le cortine di ferro sono saltate con la fine della guerra fredda e tutti i problemi sono sulla nostra porta di casa. Per questi motivi, dopo la caduta dei redditi e delle prospettive di vita che la crisi asiatica ha provocato in una buona metà del mondo, nemmeno le politiche dell'immigrazione sono sufficienti. Né rassicurano del tutto le dichiarazioni dei ministri economici e dei governatori delle banche centrali sulla sostenibilità della situazione europea e sulla capacità dell'Europa di creare occupazione senza inflazione. Una forte pressione migratoria potrebbe peggiorare questo quadro non troppo brillante se un'Europa, forte della sua nuova moneta, non accettasse di contribuire a risolvere una situazione mondiale con troppe tensioni e si illudesse di porre rimedio con la demonizzazione degli «scafisti». Mario Deaglio

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