Scalfaro suggerisce «il tribunale Onu» di Renato Rizzo

Scalfaro suggerisce «il tribunale Onu» Dall'Australia un'allusione al leader curdo Scalfaro suggerisce «il tribunale Onu» CANBERRA DAL NOSTRO INVIATO Il caso Ocalan rimbalza inatteso 10.000 km ad Est di quella Roma in cui il leader del Pkk è diventato catalizzatore di incompresioni e di lotta politica. Una frase, un rigo appena, quello che Scalfaro pronuncia di fronte al Parlamento federale di Canberra: «Apprezzo la posizione che l'Australia ha espresso nella recente conferenza dell'Orni svoltasi a Roma per la creazione di un tribunale penale internazionale. Certe situazioni, nel mondo, fanno capire quanto importanza rivesta questa istituzione». Le poche parole bastano ed evocare il nome ed il cognome del capo curdo che questa stessa corte avrebbe dovuto giudicare, su richiesta della Turchia. Il tribunale «romano», cui spetterà il compito di occuparsi di reati contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio, attualmente segna il passo, condizionato dalla mancata ratifica di .una trentina di Stati su sessanta. Ma la sua nascita, grazie appunto all'appoggio determinante del governo di Canberra, che si è schierato a favore della posizione italiana, segna, comunque, una svolta: verso quel desiderio di giustizia transnazionale che pervade sempre più il mondo e che, accanto ali'«affair» Ocalan, mostra, oggi, altri casi nei quali si intrecciano spinte e prese di posizione di diversi Paesi: da Pinochet a Milosevic a Videla. E, così, il ringraziamento che Oscar Luigi Scalfaro rivolge al¬ l'Australia è spia di una più recente soddisfazione: quella per il via libera dato in queste ore dall'Unione europea ad un alto tribunale internazionale che, entro giovedì, dovrà stabilire come e dove giudicare al più presto Apo Ocalan. Ecco che, allora, le parole pronunciate davanti ai deputati di Canberra suonano come implicito appoggio politico al nostro governo che sembra sforzarsi di gestire al meglio una vicenda così arroventata. Ma in questa mattina dei grazie internazionali e delle lodi per gli sforzi sinergici di Paesi amici, c'è anche lo spazio per una polemica forte: Oscar Luigi Scalfaro riaccende la tensione con la Francia sulla colpevole scelta di compiere esperimenti nucleari. «Non possiamo giocare con la vita delle persone del nostro tempo né con quella di coloro che verranno dopo di noi»: dice riandando con la mente a quel 12 luglio 1995 quando accusò Chirac di voler «fare esplosioni che non hanno nulla in comune con la pace e che, anzi, alla pace sono in odio». Erano i giorni di Mururoa e l'Australia fece sentire il peso della sua protesta accanto a quella del nostro Paese: un gruppo di ecologisti prese addirittura d'assalto il consolato francese di Perth e l'incendiò. «Allora - ricorda il Capo dello Stato con uguale dose di amarezza e di rabbia - ebbi la sensazione di essere una voce solitaria in Europa. Ma sono andato avanti ugualmente». Renato Rizzo Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ieri a Canberra nel corso della sua visita in Australia