«Una congiura contro Milano» di Maria Giulia Minetti
«Una congiura contro Milano» «Una congiura contro Milano» Sindaco e sovrintendente: indignati MILANO. Rimpiangere gli Anni Ottanta e l'invasione romana della prima della Scala, quando la metà dei posti disponibili era occupata da governo, sottogoverno, clienti e familiari? No, però... Però anche il contrario assoluto, Roma tutta assente, com'è successo quest'anno a Sant'Ambrogio, è un po' troppo. E il caso si tinge di politico. Una congiura contro la Milano del Polo? All'una e trenta di ieri, al momento di sedersi a tavola (forse solo un brunch, visto che l'altra sera entrambi hanno fatto le tre alle cene doposcala), al sindaco di Milano Gabriele Albertini e al sovrintendente scaligero Carlo Fontana la voglia di mangiare dev'essere passata di colpo. A fargliela passare è stato proprio un allegro pranzo, che il Tgl mandava in onda in quel momento, ma che s'era svolto la sera prima a Roma alla presenza, tra altre celebrità,di Giovanna Melandri. E' stata proprio la vista della Melandri a scombussolare Albertini e Fontana. Mentre il ministro cenava al «Gambero», alla Scala di Milano Riccardo Muti dirigeva il «Gotterdammerung» che apriva la stagione del teatro lirico più famoso del mondo. E a quel «Gotterdammerung» Giovanna Melandri era stata invitata con cortesia e tempestività da sindaco e sovrintendente molto tempo prima. E con tempestività, cioè già da tempo, il ministro aveva risposto: «No, grazie, mi spiace. Ma precedenti impegni personali mi impediscono di essere presente». Stessa risposta sindaco e sovrintendente l'hanno avuta dal presidente del Consiglio, da quelli di Senato e Camera e dal presidente della Repubblica, sicché la prima scaligera è andata deserta di rappresentanti dello Stato, eccezion fatta del ministro Visco, il «ministro delle tasse». E i milanesi avevano subito malignato: «E' venuto per controllare chi ha tirato fuori il milione e mezzo per il palco e confrontarlo con la dichiarazione dei redditi». Il maestro Muti, la sera stessa, non aveva avuto peli sulla lingua a proposito della defezione di Giovanna Melandri. «Perché non è venuta?» s'era chiesto. Aggiungendo: «Il tempo per andare a vedere la Juventus a Istanbul, però, l'ha trovato». Che al posto della Scala il ministro avesse scelto una kermesse culinaria, comunque, non era davvero prevedibile. Se la defezione al completo del Governo è stato uno smacco, la cena al «Gambero Rosso» è stato uno schiaffo. Schiaffo che conferma i più truci sospetti del sindaco, non velatamente espressi lunedì scorso alla cerimonia d'assegnazione degli Ambrogini d'oro: «Roma snobba Milano perché l'amministrazione comunale non è in sintonia con la maggioranza di governo». Roma snobba Milano e peggio. Il sindaco ha ricordato polemico il no di D'Alema a uno sconto al Comune per chiudere i vecchi mutui con la Cassa depositi e prestiti: «Duecento miliardi che potevano essere risparmiati». Ignorando con eleganza l'episodio «Gambero Rosso», il ministro Melandri ha risposto a Muti facendogli le congratulazioni per «il prevedibile incanto esercitato sul pubblico dal suo "Crepuscolo degli dei"... una grande festa per la musica e la lirica italiana», ma manifestando «sorpresa per la sorpresa» del Maestro davanti alla sua assenza, e rammentando di avere da tempo comunicato al sovrintendente Carlo Fontana la sua impossibilità «per motivi del tutto personali» a partecipare alla prima. Impossibile anche estorcere un commento a caldo al sovrintendente, ma ambienti vicini alla Scala sottolineano la differenza fra il rifiuto della Melandri e quello di Scalfaro, «che ha risposto attraverso il suo portavoce Gifuni e poi ha fatto telefonare a Fontana dal suo consigliere per gli affari culturali Messina, che ha espresso tutto il rammarico del presidente per un'assenza peraltro giustificatissima (Scalfaro è in visita di Stato in Australia)». Anche al Comune rilevano la differenza di stile tra il ministro della Cultura e il Capo dello Stato. Inopinata giustificazione alla gaffe della Melandri giunge invece dal presidente della Regione Lombardia. «Un'opera d'arte rimane un'opera d'arte, chiunque ci sia a sentirla: è inutile lanciare campagne contro il presenzialismo e poi protestare non appena qualcuno sceglie di restare a casa», ha tuonato Roberto Formigoni. Parole nobili ma pelose: a casa, la sera della prima alla Scala, c'è rimasto anche lui. Maria Giulia Minetti Unico ministro presente l'«uomo delle tasse», Visco «E' qui per controllare chi può permettersi il palco» li Sovrintendente del Teatro milanese Carlo Fontana
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