La sfortuna di essere figlio di Filippo Ceccarelli

La sfortuna di essere figlio Più flop che trionfi per i rampolli dei grandi della politica La sfortuna di essere figlio SI potrebbe provare con la mamma. Perché è chiaro, ormai: anche in politica papà non basta più, carisma e consenso non si trasmettono, e Telemaco non diventerà mai Ulisse. «D'eternò"- scrive Antonio" Gambino nel suo Itinerario italiano (Einaudi) - configura l'idea di un legame electivo, costantemente in evoluzione e sempre sottoposto alla possibilità di un giudizio». Ecco, appunto: non è più tempo di figli di papà. Restano da indagare o da approfondire le potenzialità di un forte «mandato» materno - sul quale, peraltro, Gambino scrive cose terribilmente allettanti per uno che voglia impegnarsi nella politica di oggi. La divagazione a sfondo elettoral-famUistico prende spunto dalla triste e crudele storia del figlio di Fanfani, Giorgio, che non solo non è stato premiato dagli elettori (appena il 2,2 per cento), ma ieri è stato pure sottoposto al turpe rito della sconfessione. Si potrà consolare con la classica logica del «mal comune». Le cronache elettorali abbondano infatti di figli andati o mandati allo sbaraglio. Talvolta in massa, in modo da poter addirittura favorire analisi statistiche a posteriori. Proprio a Roma, nel 1985, periodo aureo della de, lo scudo crociato presentò alle amministrative una lista così farcita di figli di notabili da meritarsi ampiamente il nomignolo di «Li- sta Filomena Marturano» per il motto che avrebbe potuto idealmente sostituire «Libertas»: «'E figlie' appunto - so'figlie'». C'erano quindi il figlio di Forlani, il figlio di Cutrufb,,il figlio di Cazora, il figlio di Becchetti, la figlia di Medi, il figlio di Antoniozzi, il figlio di Azzaro e un altro paio di eccellenti nipoti. Non andò particolarmente bene, neanche male per la verità. Il punto minimamente indicativo è che oggi, di quei figli, nessuno ha fatto una grande carriera politica. Ne sopravvivono tre, forse quattro: ma senza infamia e senza lode. E neanche a dire, con qualche orecchiata psicanalisi, che la personalità ingombrante e autoritaria del genitore debba neces¬ sariamente soffocare o castrare, se si preferisce, lo sviluppo politico del figlio. Giovanni Amendola, Ugo La Malfa, Bernardo Mattarella, Gaetano Martino, Antonio Segni, Peppino La Loggia, Giuseppe D'Alema e tanti altri che si sono riprodotti anche in politica non erano certo dei cuoricini. C'è chi ce la fa e chi no. Per cui di nuovo converrebbe studiare, piuttosto, le influenze materne sulle effettive carriere, e magari integrarle con i condizionamenti del modello paterno e il complesso sistema di emulazione con i fratelli. Quel che sembra comunque da escludere è il biologico e il cromosomico da un lato, la predestinazione e un ipotetico ordine magico dall'al¬ tro. Nel giusto mezzo, e in attesa di una compiuta e complessa teoria sull'ereditarietà nel e del potere, vale giusto la pena di ricordare che Alessandro Forlani, che pure è ormai un uomo apprezzato "è apprezzabile, vivacchia senza troppe ambizioni nel ccd. E che dopo diverse disav: "ve'ntiìrB-Stauro Leone, che pure aveva una spiccata predisposizione per la politica (nella sinistra demitiana), ha dovuto riporre ogni proposito. Invano cercò di giocare la carta elettorale Massimo Nicolazzi, figlio di Franco. Una serie di delusioni ha certamente incontrato Maria Fida Moro (che pure, l'altro giorno, è apparsa serena e sorridente da Marzullo) nel suo peregrinare tra i più diversi partiti e orizzonti della politica (de, rifondazione, destra, socialisti). Prima di dedicarsi con successo al teatro. A Pietro Mancini, figlio di un vecchio leone come Giacomo, è capitato il paradossale destino di fare il sindaco di Cosenza prima che su quella poltrona andasse a sedersi proprio suo padre. Mentre Bobo Craxi, troppo presto lanciato nell'empireo della visibilità e in fondo anche del potere, ne ha tratto solo guai. Ma forse più di tanti ha dato prova di come essere figlio vuol dire qualcosa che va oltre al potere perduto e alla più deformata visibilità. Filippo Ceccarelli Bobo Craxi Maria Fida Moro

Luoghi citati: Cosenza, Roma