Amnistia, l'idea di Borrelli divide il Polo

Amnistia, l'idea di Borrelli divide il Polo Più possibilista Berlusconi. E sul giudice unico continuano le polemiche con il Pool Amnistia, l'idea di Borrelli divide il Polo No diAn e Ccd. D'Menta: accetto l'invito a riflettere MILANO. Alle polemiche sull'entrata in vigore della riforma per il giudice unico, si aggiungono adesso quelle, mai sopite, su un'ipotesi di amnistia. Tema rilanciato da Francesco Saverio Borrelli che, dopo un'intervista rilasciata alla Stampa lo scorso settembre, nella quale aveva dichiarato di non essere pregiudizialmente contrario all'amnistia, è tornato l'altro ieri sull'argomento proponendo «la necessità di una riflessione con senso di realismo». Invito subito accolto dal presidente del Consiglio Massimo D'Alema ma con una precisazione: «Penso che si debba riflettere perché in questi anni ogni tanto qualcuno propone un'amnistia. Se è un magistrato va bene ma se un politico si azzarda a dargli ragione immediatamente un altro magistrato dice "i politici vogliono il colpo di spugna". Ora, questo rincorrersi di polemiche, che non ha prodotto finora misura di riforma, non mi appassiona. Quindi accolgo l'invito a riflettere». Apparentemente distaccato, ma in realtà possibilista, è Silvio Berlusconi: «La cosa non mi riguarda, perché io credo che le mie buone ragioni emergeranno nei vari gradi di giudizio in cui sono venuto a trovarmi. Osservo - ha aggiunto il leader azzurro - che la sinistra la sua amnistia l'ha già avuta, perché in effetti non è stato neppure possi- bile ottenere una commissione d'inchiesta in Parlamento che facesse luce sui fatti di finanziamento della politica. Mi sembrerebbe a questo punto giusto continuare a discutere per vedere se anche chi questa amnistia non l'ha avuta possa avere una soluzione politica che metta fine a un trattamento dispari rispetto agli esponenti della sinistra». Un «no» secco arriva invece da parte di Alleanza nazionale, anche alla semplice proposta di «riflessione sull'amnistia». Alfredo Mantovano, responsabile giustizia del partito di Fini, è «comunque ostile a qualunque provvedimento che porti alla cancellazione dei reati perché il messaggio che passa è, alla fine, che conviene commettere dei reati perché tanto, prima o poi, arriva un'amnistia». Contrario anche il leader dei Ccd Pier Ferdinando Casini, che rinfaccia al procuratore di Milano l'accusa di volere «un colpo di spugna». Mentre per il presidente della Camera, Luciano Violante, «un ragionamento sull'amnistia in questo momento è prematuro». Una «bacchettata» arriva anche dal deputato cossuttiano Marco Rizzo: «Quando i procuratori vogliono fare i parlamen¬ tari vuol dire che c'è qualcosa che non va. Borrelli continua imperterrito da giorni non solo a commentare le leggi ma anche a volerle ritardare». Il riferimento è alla contrarietà espressa dal procuratore all'entrata in vigore dal 2 giugno prossimo della riforma sul giudice unico, che Borrelli vorrebbe prorogare in attesa di altre riforme normative. I due temi infatti, giudice unico e ipotesi di amnistia, pur apparentemente distanti, sul piano tecnico-politico potrebbero incontrarsi. Non a caso Borrelli, proprio nell'intervista al nostro giornale, aveva dichiarato che un'amnistia sarebbe stata possibile «in presenza di un passaggio storico, di una svolta importante... Una valutazione che però attiene al Parlamento». E la riforma del giudice unico potrebbe essere quella «svolta importante» auspicata da Borrelli per mettere mano a un'amnistia. Per questo il Ppi, attraverso il suo responsabile giustizia, Piero Carotti, individua una «contraddizione» nel vedere «le riforme bloccate e il rilancio dell'ipotesi di un'amnistia». Un «blocco» che secondo il Ppi è da imputare allo stesso Borrelli che «nella guerra al giudice unico è singolarmente supportato da Silvio Berlusconi». Sebbene il leader di Forza Italia, rispetto al capo di Mani Pulite, si schieri su posizioni diversissime, sostenendo che la riforma sia Costituzionalmente improponibile. Così Tiziana Maiolo ha precisato che Forza Italia non è «per un rinvio come chiede Borrelli, ma per l'abrogazione della legge sul giudice unico», rilanciando così l'idea di un referendum. Per il vicepresidente del Csm Verde, infine, le critiche dei magistrati alla riforma del giudice unico sono «irritanti». Anziché rinfocolare le polemiche, ha sostenuto Verde, i magistrati, in primo luogo quelli di Milano, «dovrebbero darsi da fare» per organizzarsi entro la data prevista. Rimprovero al quale ha ribattuto ieri mattina il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio che in questi giorni sostituisce Borrelli, partito ieri per un convegno in Romania sulla criminalità promosso dalle Nazioni Unite: «Non è vero che da Milano siano giunte solo lamentele perché noi da 8 mesi ci stiamo comunque organizzando in vista della riforma. Anzi siamo stati tra i primi a muoverci». [p. col.] Il Cavaliere: la sinistra ha già ricevuto una forma di perdono Violante: forse è ancora prematuro ragionare sul provvedimento -2 Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto A sinistra il procuratore di Milano Saverio Borrelli

Luoghi citati: Milano, Romania