Dopo i massacri del '900

Dopo i massacri del '900 Un bilancio dell'anniversario: parla l'ex guardasigilli di Mitterrand che abolì la ghigliottina Dopo i massacri del '900 Badinter: solo ora dittature e fame diminuiscono parigi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Robert Badinter, 70 anni tondi, è l'uomo che abolì la ghigliottina. Guardasigilli di Mitterrand, il caso Klaus Barbie (estradizione, processo, ergastolo) ne consacrò la fama. Poi la Corte costituzionale, che diresse per 9 anni. Seguì la presidenza nella Commissione d'arbitraggio sulla pace nell'ex Jugoslavia. Nonché l'appassionato impegno nel Tribunale planetario per i crimini contro l'umanità. E' lui a presiedere le cerimonie per la Dichiarazione dei Diritti Umani, che compie mezzo secolo dopodomani. Professore, se tentassimo un bilancio da quel lontano 10 dicembre '48? «Be', eravamo ancora sotto choc per il colpo di Praga. Peraltro, fra i 7 Paesi che non votarono la Dichiarazione spiccava, con Pretoria, il blocco est-europeo. Cinquanta primavere dopo, bisogna essere umili. Il '900, apertosi con il genocidio armeno, si conclude fra gli atroci massacri ruandesi. In mezzo, emblematica, la Shoa. Nulla, insomma, autorizza il trionfalismo. Eppure abbiamo decolonizzato il mondo, i regimi dispotici si assottigliano, l'apartheid è un pallido ricordo come salvo eccezioni - il comunismo. La fame cala, e la speranza di vivere a lungo cresce. I bambini sono meglio protetti, l'alfabetizzazione avanza. In compenso, oggi visualizziamo problemi semiassenti nel 1948: ecologia, bioetica...» «Francia patria dei diritti umani»: è un leit motiv cui pochi politici sfuggono, inclusi la presidenza della Repubblica e il governo. Condivide la definizione autolelogiativa? «Per nulla. Nessuno Stato può avocarli a sè. Costituiscono un patrimonio globale. Partiamo di patrie, semmai. Nessuno può negare, comunque, che Parigi intrattiene relazioni privilegiate con tali valori. E farvi appello spesso ne rafforza l'immagine. La Francia è grande quando si ricorda d'essere sensibile e generosa». Allude ai sans-papiers? «Risiedere nella nazione che si desideri non figura tra i "diritti umani". Il problema ha dunque più una matrice umanitaria in senso ampio che giuridica. Gli stessi sans-papier si guardano bene dall'invocare il diritto alla regolarizzazione. Non condivido quindi la linea di chi invoca misure collettive. Bisogna esaminare i singoli casi. Ma con benevolenza. Il che non avviene sempre». Pinochet rischia il processo e il tiranno congolese LaurentDésiré Kabila sale all'Eliseo. Che logica è? «Plaudo all'iniziativa dei Pari. Dischiude orizzonti nuovi: chi ha fede nella Giustizia non può che rallegrarsene. Ma una convenzione internazionale proibisce il fermo di presidenti in esercizio. Andia- moci quindi piano con le accuse. Inoltre la Corte internazionale cambia in maniera sostanziale il quadro. Ritengo positivo che la Spagna reclami il generale Pinochet. Anzi, la definirei un'immensa soddisfazione etica. E' tuttavia auspicabile si occupi in futuro di casi analoghi un'istanza sopranazionale. Ne abbiamo già poste le basi. Chissà, forse un giorno vedremo arrestare Kabila qui... o a Roma. Le competenze della Corte non sono però universali. E poi c'è l'intoppo ratificazione. I Paesi tirannici o dalle violenze endemiche avranno tendenza a non sottoscriverla, per sfuggire alle sanzioni». Un capo militare della ribellione curda sbarca in Italia. Nel grave imbarazzo diplomatico emerge l'idea di processarlo in un Paese terzo. Per il giurista Badinter è una strada percorribile o no? «In primis, onore a Roma che sfida le ire turche rispettando un principio fondamentale di tutela sulla vita umana. Ma l'ipotesi "processo altrove" non mi convince. I suoi presunti crimini, Abdullah Ocanan li ha commessi in Turchia. A giudici che s'installassero altrove mancherebbero le competenze necessarie per giudicarlo. Nuove strutture? Ci avevamo pensato, all'epoca del terrorismo. Ma l'eurotribunale contro le violenze politiche non vide mai la luce». In fondo, però, un simile di¬ battimento alzerebbe anche il velo sulla repressione turca? «Forse. L'accusato che diviene accusatore, un classico. Ma preferirei non avventurarmi nella fiction giudiziaria. Fra estradizione, diritto d'asilo, esigenza di non lanciarsi in una procedura aleatoria, la pena capitale che attende Ocalan in Turchia e - nel contempo le sue colpe, destreggiarsi non deve essere facile. Auguri». Enrico Benedetto t«J Articolo 1. Tutti gli esseri umani |J3 nascono liberi ed eguali in dignità P*~l e diritti. IL MONDO DELLA GIUSTIZIA |4»Ì Articolo 3. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza. Cu ih * v. | r ì i ■:w.->.v.-> co Articolo 12. Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata. Articolo 4. Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù. Articolo 5. Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura. Articolo 14. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. Articolo 9. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Articolo 16. Uomini è donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una farniglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Articolo 24. Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago. ED Articolo 18. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 6 Articolo 22. Ogni individuo ha diritto alla sicurezza sociale. Articolo 25. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia. rp Articolo 23. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. Articolo 26. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. O Articolo 29. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità. Eli fIT f: i Operai in fabbrica: anche il lavoro è un diritto 1 farJbtxiyitd^ rp ■:■ Ù. i J}...(> tLj. il >::..:i .!...iL,::. &...K .Sì S..i. $ >S.j «Pinochet, Kabila e Ocalan? Devono essere tutti processati» II modello multietnico si è affermato nelle scuole: sono lontani! tempi del segregazionismo e dell'apartheid