Adesso tutti salgono sul carro della pay-tv di Roberto Ippolito
Adesso tutti salgono sul carro della pay-tv Murdoch: intesa vicina. D'Alema: nessun veto Adesso tutti salgono sul carro della pay-tv ROMA. Adesso anche il re della tv Rupert Murdoch si sbilancia. Tramite il portavoce della sua News Corporation fa sapere da Londra: «La trattativa si risolverà molto presto». L'affermazione sembra avvalorare le voci moltiplicatesi sabato scorso secondo cui sarebbe già stato raggiunto l'accordo fra Murdoch e la Telecom Italia per la piattaforma digitale, la struttura per la televisione a pagamento via satellite e via cavo. Pur mancando conferme ufficiali sulla definizione dell'intesa, a questo punto la curiosità si sposta dall'esito del negoziato all'identità degli altri partner. Cioè il nome di chi entrerà con Murdoch nella Stream, che ha costruito la piattaforma digitale per la Telecom che detiene il 100% e per scelta dell'amministratore delegato Franco Bernabò conserverà una quota di minoranza, il 30% se non meno. Stando alle indiscrezioni Murdoch e la Telecom potrebbero essere accompagnati nella piattaforma digitale dalla Rcs di Cesare Romiti, dall'Unicredito, da Letizia Moratti e dalla tv francese Tf 1 che acquisterebbero una quota di azioni a testa. Il clima di riservatezza esistente intorno alle trattative e il fatto che ieri a Milano si festeggiava Sant'Ambrogio non consentono di verificare che sia effettivamente pronta un'alleanza a sei, formata da Telecom, Murdoch, Rcs, Unicredito, Moratti e Tf 1. Romiti non ha mai fatto mistero di essere interessato a lanciare la Rcs nella tv a pagamento; fra l'altro la stessa casa editrice sta studiando con la Mediaset di Silvio Berlusconi e il quotidiano economico «Sole 24 ore» la realizzazione di un canale «ali news», cioè dedicato all'informazione. L'Unicredito, sotto la guida di Alessandro Profumo, ha valutato le telecomunicazioni un settore particolarmente attraente. Lo stesso Profumo siede nel consiglio di amministrazione della Telecom di cui è azionista il suo gruppo. Poi c'è la Moratti. L'ex presidente della Rai è da quindici giorni presidente della News Corp Europe, il braccio continentale di Murdoch ■ per la tv a pagamento. Ma dispone di liquidità, avendo ceduto la Nikols, la sua attività in campo assi- curativo. E' pertanto normale che non pensi di limitare le sue energie nella piattaforma digitale a un ruolo manageriale, decidendo di partecipare in proprio come imprenditrice. La Tf 1 è in lizza da tempo. Anche la Borsa sembra scommettere sul prossimo annuncio dell'alleanza (previsto da qualcuno già per domani) e sui possibili partner dell'operazione tv del futuro. Telecom è arrivata a far segnare in chiusura un incremento del 2%, l'Hdp (che controlla la Rcs) è salita dell'1,38 e l'Unicredito ha guadagnato l'I,2. Invece è risultato debole (con -0,2) il titolo Mediaset che si è dichiarata finora non interessata all'accordo con il tradizionale amico Murdoch. Dal portavoce di Murdoch non arriva la conferma che Bernabò intenda conservare una piccola quota, impegnandosi solo nella gestio- ne della rete e nel rapporto commerciale con i clienti ed estraniandosi dai contenuti televisivi. Dicono alla News Corporation: «Preferiamo non commentare, diremo sicuramente qualcosa ma al punto in cui siamo non possiamo anticipare nulla». Ridotta la partecipazione della Telecom, se si reabzzasse davvero la presenza nella compagine azionaria di Rcs, Unicredito e Moratti, i soci italiani potrebbero avere la maggioranza accanto a Murdoch (da tempo possibile destinatario del 39%) e a Tfl con il 10. Il ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale sta ponendo con insistenza il problema del ruolo degli operatori nazionali: «Il governo - ha ripetuto ieri - vuole evitare la colonizzazione culturale e il regime di monopolio. Non siamo contro Murdoch come persona, ma contro Murdoch monopolista». E sulla questione è nuovamente intervenuto da Lecce anche il presidente del Consiglio Massimo D'Alema. «Non ho una visione chiusa alla presenza di soggetti stranieri», ha dichiarato D'Alema, puntualizzando però di auspicare «che nel complesso il sistema veda come protagonista un imprenditore italiano». A proposito del ruolo di Murdoch, il capo del governo ha affermato di sperare che «gli imprenditori si impegnino a fare investimenti in Italia e a sostenere la produzione cinematografica e di fiction». D'Alema quindi ha spiegato: «Se viene qualcuno che investe in Italia non lo demonizzo, ma se si compra il mercato italiano per farci vedere solo prodotti confezionati altrove, allora no, In ogni caso io non ce l'ho con nessuno in particolare». Sibilhno il presidente della Rai Roberto Zaccaria che tratta per una quota di Telepiù. Assicura che «ci saranno novità» e avverte: «Dobbiamo prepararci di più, la piattaforma unica è un modo per un'offerta maggiore». Ma l'idea della piattaforma unica sembrava scartata. Roberto Ippolito Franco Bernabò e (sopra) il magnate Rupert Murdoch
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