Francia in lutto per Cesar il poeta della scultura di Marco Vallora

Francia in lutto per Cesar il poeta della scultura Di origini italiane, è morto a Parigi a 77 anni Francia in lutto per Cesar il poeta della scultura Non era finto-modesto, era intelligentemente umile, Cesar, il grande scultore morto di cancro a 77 anni. Diceva di sé: «Io non ho inventato nulla, il mio è il linguaggio del materiale». Del ferro che andava a recuperare nelle discariche, delle auto masticate e conglobate da gigantesche presse industriali, che gli fornivano dei blocchi colorati e deformi, che lui esponeva, con un magico senso del bello: perché li sceglieva uno a uno, con la perizia dell'archeologo della contemporaneità: «Come se li avessi scolpiti io». Uomo «della famiglia del passato» si definiva, più vicino agli Egizi che alle Avanguardie: creatore di meravigliosi Morandi di latta, di stracci, oppure di cartoni pressati. Umile, ma anche titano, un sognatore donchisciottesco: «Faccio l'amore con la materia. E' qualcosa di sensuale, di passionale. E' un'avventura, non sai come capita. Vedi una bella ragazza, provi ad accarezzarla di qui e di là, aspetti che la "materia" reagisca». Proprio come Picasso, il suo nume, che raccolse dalla pattumiera un sellino e lo trasformò in un toro. Picasso l'aveva conosciuto da Giacometti, che ebbe la responsabilità di condurlo alla scultura. Abitava sotto di lui, nella mitica rue Hippolyte-Mamdron. Tornando la sera («le scale tagliava¬ no la sua vetrata») gli capitava di vedere Cocteau, Boris Vian, Sartre e Picasso intorno a un tavolo: «come Gesù coi suoi discepoli». «Teneva aperta la porta anche di notte, era acceso, a volte mi guardava e mi faceva un segno». Un segno del destino. Cesar, di cognome Baldaccmi, nato il 1° gennaio del '21, Capricorno di ferro, nasce a Marsiglia ma da genitori itah'ani,il padre bottaio la madre di Pietrasanta, accanto alle cave. «Sarei rimasto uno sbozzatore, di quelli che aiutano gli scultori. Essere creatore... non ne avevo idea». Invece sviluppa questo straordinario dono dell'intelligenza della materia. Roani della polluzione industriale, riplasma i capolavori del pattume creando delle forme immaginarie, nuove e gemali. Il poeta Reverdy gli dedica un elogio doveroso: «Rendiamo a Cesar quel che è di Cesar / Egli è lo scultore del secolo / perché è il più grande /(...) vero poeta della mutazione industriale». Aveva «stampato» il suo pollice gigantesco come un menhir per lasciare un'impronta sul cielo di Parigi, aveva creato il logo del celebre premio cinematografico che porta il suo nome, i Cesar, aveva persino provato a competere con la Tour Eiffel, elevando una stele con pezzi autentici sottratti alla torre, per al- leggerirla: gli piaceva l'esplosione controllata della materia, come un vecchio bambino che gioca con la bolla rosa di un cheewing-gum sempre più voluminoso. Quando era venuto pochi mesi fa a Milano per una sua memorabile retrospettiva, pochi avrebbero potuto sospettarlo malato: vacillava, con la sua grande barba da gnomo e i baffi a manubrio come un ritratto di Courbet, ma perché sembrava frastornato, commosso. E ripeteva: «Ho mescolato tutto con molta umiltà, perché sono un uomo angosciato. Da qualche tempo non so che mi succeda. Mi guardo e dico: non va, non va, collega! Fermati, calmati, torna sulla terra. Sto volando. E quando si voia -i può cadere dall'alto». Marco Vallora Lo scultore francese Cesar

Persone citate: Boris Vian, Cocteau, Courbet, Eiffel, Gesù, Giacometti, Picasso, Sartre

Luoghi citati: Francia, Marsiglia, Milano, Parigi, Pietrasanta