Pista svizzera per i trafficanti di Fabio Albanese

Pista svizzera per i trafficanti Pista svizzera per i trafficanti Catania, si estende lo scandalo dei reperti CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Adesso si cercano le centrali estere del traffico di reperti archeologici, forse in Svizzera e in Inghilterra. Lo affermano gli investi gatori che sabato scorso hanno arrestato 6 persone, tra loro due docenti universitari ed un esperto mondiale di numismatica, accusati di fare parte di una organizzazione che curava la compravendita di reperti recuperati dai tombaroli. Ieri mattina il sostituto procuratore Luigi Lombardo, titolare dell'inchiesta, ha precisato che il ruolo della mafia è legato «all'attività di raccolta e di smercio dei pezzi». E Nicola Spampinato, uno dei funzionari della digos di Catania che ha svolto le indagini, aggiunge: «Abbiamo scoperto che la manovalanza per la ricerca dei re¬ perti viene dalla criminalità organizzata. Abbiamo appurato che alcuni dei soggetti che andavano a scavare sono organici alle cosche e sono gli stessi che poi andavano a fare estorsioni e omicidi». Uno solo degli arrestati è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il sedicente «Barone» Enzo Cammarata, una casa piena zeppa di monete e reperti antichi, sulle cui responsabilità il sostituto Lombardo non ha dubbi: ((Abbiamo acquisito elementi probatori che confermano i suoi contatti con la mafia per la ricerca e lo smercio dei beni». Al «Barone» da però indirettamente una mano il generale Roberto Conforti, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio dei Carabinieri: «Cammarata è una nostra vecchia conoscenza - dice ma quando abbiamo visto i tesori che tiene in casa, tutto era in rego¬ la, aveva i permessi della Sovrintendenzà». Una piccola parte degli oggetti sequestrati in casa di Cammarata e degli altri arrestati, in particolare in quelle dei docenti Giacomo Manganare e Salvo Di Bella dove sono stati trovati anche dei metaldetector, da ieri sono chiusi in bacheche di vetro sistemate in una sala della Questura di Catania: un singolare museo archeologico, superprotetto, che i giornalisti sono stati invitati a visitare dopo la conferenza stampa. Il perito della Procura è al lavoro per stabilire provenienza, datazione e valore dei singoli pezzi, beni per decine di miliardi. Molti provengono da scavi abusivi in Sicilia ma ce ne sono anche da altre parti d'Italia, in particolare dalla Puglia. L'inchiesta ha accertato che una delle centrali di smercio era San Marino. Da lì i beni archeologici, «ripuhti» e regolarmente fatturati, prendevano la via dell'estero, degli Stati Uniti e del Giappone in particolare. Gli indagati respingono ogni accusa. Ieri il gip Antonino Ferrara e il sostituto Lombardo ne hanno interrogati cinque: tutti sono concordi nel dire che non c'entrano nulla. Ma l'inchiesta non è conclusa. Altre persone risultano indagate e si stanno effettuando accertamenti a Londra e Zurigo, alla ricerca di altri «terminali» dell'organizzazione. L'assessore regionale ai Beni Culturali, Salvatore Molinello, ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile nel processo e che awierà subito le procedure per recuperare i beni trafugati. Fabio Albanese

Persone citate: Antonino Ferrara, Cammarata, Enzo Cammarata, Luigi Lombardo, Nicola Spampinato, Roberto Conforti, Salvatore Molinello, Salvo Di Bella