Un gesuita per difendere Clinton

Un gesuita per difendere Clinton Storico nemico di Nixon, spiegherà che il Sexgate non è il Watergate Un gesuita per difendere Clinton E il testimone chiave contro l'impeachment WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un anziano gesuita che è buon teòlogo ma soprattutto buon conoscitore dei meandri della politica americana scende in campo per difendere il Presidente e salvarlo dall'impeachment. Oggi e domani gli avvocati di Bill Clinton andranno alla commissione Giustizia della Camera nell'ultimo tentativo di evitare il «processo» al Presidente. E tra i nomi dei 14 testimoni chiamati a deporre spicca quello del reverendo Robert Drinan, grande vecchio della Georgetown University. Il reverendo Drinan provocò parecchio scalpore all'inizio degli Anni Settanta quando il suo impegno politico lo portò a candidarsi con successo alla carica di deputato del Massachusetts. A Washington divenne uno dei massimi oppositori alla guerra in Vietnam. E quando scoppiò lo scandalo Watergate si distinse come uno dei più eloquenti oratori anti-Nixon nella commissione Giustizia della Camera. Pochi anni dopo, il reverendo Drinan - un uomo asciutto con pochi capelli bianchi, un naso aquilino, due occhi azzurri e penetranti - dovette abbandonare la carriera politica sotto diktat del Vaticano. Ora, un quarto di secolo dopo, torna improvvisamente sotto i riflettori di quella stessa aula della commissione Giustizia. Per sostenere che al contrario di Nixon, Clinton non merita di essere processato dal Congresso per i reati commessi. La convocazione di Drinan fa parte della massiccia difesa messa affannosamente in piedi dalla Casa Bianca per cercare di fermare il «treno» deU[impeachment prima che sia troppo tardi. Negli ultimi giorni il vento è improvvisamente cambiato a sfavore del Presidente. Le posizioni si sono indurite nel Congresso a causa della persistente evasività di Clinton alle domande della commissione mquirente della Camera. E così la sua messa sotto accusa, che sembrava così poco probabile appena due settimane fa, adesso viene data addirittura al cinquanta per cento. Il dibattito di questa settimana sarà decisivo. Oggi e domani Clinton sarà rappresentato in aula dal legale della Casa Bianca Charles Ruff, e non dal suo avvocato personale David Rendali. Ruff avrà trenta ore a disposizione per difendere il Presidente e far sfilare i quattordici testimoni - quasi tutti giuristi e storici contrari all'idea di processare Clinton per la vicenda Lewinsky. Giovedì la commissione Giustizia presenterà tre richieste di impeachment - per spergiuro, ostruzione di giustizia e abuso di ufficio. Si voterà venerdì o sabato; E l'esito è scontato perché la commissione è controllata dai repubblicani: la richiesta di impeachment passerà. La settimana prossima si passerà all'aula della Camera. Ed è lì che la battaglia si preannuncia durissima. L'impeachment sarà approvato o bocciato con un margine di pochissimi voti, forse addirittura due o tre. Ed è anche per questo che l'intervento di Drinan e gli altri testimoni ha assunto un'importanza così cruciale. Ieri sera, intanto, si è saputo che Clinton e il suo vice Al Gore non saranno inquisiti da un procuratore indipendente per i presunti illeciti commessi per i finanziamenti raccolti a favore della loro campagna elettorale dell'anno 1996. Lo ha deciso il ministro della giustizia Janet Reno, con la motivazione che a suo avviso, dopo 90 giorni di indagini preliminari, «non esistono basi ragionevoli per ritenere che sarebbe giustificata una ulteriore indagine». [a. d. r.]

Luoghi citati: Massachusetts, Vietnam, Washington