Finanziamento ai partiti Ultimo giorno per decidere
Finanziamento ai partiti Ultimo giorno per decidere Domani ci sarà vertice dei tesorieri, ma resta il «no» di Fini Finanziamento ai partiti Ultimo giorno per decidere ROMA. Come sarà la prossima legge sul finanziamento pubblico dei partiti, lo sapremo, con ogni probabilità, entro la serata di domani. Per le 17 di domani è infatti convocata una assise dei tesorieri di tutti gli schieramenti politici per trovare un comune accordo. Alcuni punti appaiono però ormai chiariti. Esiste, per esempio, una condivisa intenzione di dare una corsia preferenziale alla legge, in maniera che possa essere approvata almeno entro gennaio, anche se qualcuno punta addirittura al 31 dicembre (Barbieri del ccd) e ritiene la cosa possibile se si decidesse di affidare il ddl ad una commissione parlamentare deliberante. Un altro punto certo è il superamento del «4 per mille», del meccanismo cioè in base al quale i partiti potevano essere finanziati con la destinazione del 4 per mille dell'Irpef, loro esplicitamente e volontariamente destinata dai contribuenti, attraverso una firma nella dichiarazione dei reddti (un po', insomma, come si fa per la Chiesa). Ma questo sistema - lamentano con coro unanime i partiti - «non ha funzionato». In realtà, più semplicemente, non ha dato i frutti sperati, poiché la legge stabiliva che i fondi potessero essere distribuiti soltanto se almeno il 15 per cento dei contribuenti avesse firmato per questa «destinazione». Il ministero delle Finanze ha sempre detto che non era stato conteggiato l'ammontare dei «contribuenti» generosi con la politica, ma pare che non avesse superato il 3-4%. Quindi si pensò ad un «anticipo» di 110 miliardi. Ora questo anticipo non si può ripetere e quindi tutti i tesorieri sono convinti che il 4 per mille vada abbandonato. Un accordo c'è anche sul fatto che si debba garantire un alto livello di «trasparenza», e cioè che i bilanci dei partiti debbano essere dei libri aperti e non ci possano essere sotterfugi o giochetti che facciano poi scoppiare un'altra tangentopoli. In questo capitolo dovranno essere definite le misure sulle «donazioni» per mera liberalità che i contribuenti potranno fare e poi detrarre-dall'imponibile (ovviamente entro un certo tetto). Un terzo punto chiaro - anche se non universalmente condiviso - è quello del «bagno elettorale», cioè del fatto che ai soldi pubblici possano avere accesso solo partiti convalidati da un consenso elettorale, e non - come ha detto il tesoriere di Forza Italia Giovanni Dell'Elee - i «partiti del transatlantico». Ma proprio tra un partito da «bagno elettorale» e uno da «transatlantico» ieri c'è stato un dissapore. Il primo è il Prc (Bertinotti), e il secondo il Pdci (Cossutta): il Prc ritiene di avere la legittimazione del voto e quindi non vuole mollare la cassa, il secondo sostiene che quella cassa gli appartenga almeno per i due terzi, in quanto di tali proporzioni è la sua rappresentanza parlamentare. L'esito possibile (o probabile) di tutta questa diatriba è che nella riunione di domani non si forzerà la mano sulla finanziaria per cercare di farci entrare un «accantonamento» per i partiti, ma che invece si coinvolgano i segretari (e non più solo i tesorieri) affinché con la loro autorità diano avallo ad un disegno di legge essenziale e chiaro che possa essere approvato a spron battuto. Cercando - come ha detto il tesoriere dei democratici di sinistra Francesco Riccio - di non tradire lo spirito del referendum del '93 che aboliva il finanziamento pubblico dei partiti. [r. r.] Il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini
Persone citate: Barbieri, Bertinotti, Cossutta, Fini Finanziamento, Francesco Riccio, Gianfranco Fini, Giovanni Dell'elee
Luoghi citati: Roma
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