«Subito il nuovo patto sociale»

«Subito il nuovo patto sociale» «Subito il nuovo patto sociale» Ciampi: nel '99 l'Euro porterà la ripresa INTERVISTA IL MINISTRO DELL'ECONOMIA ■ROMA L 1999 dell'Euro ridarà all'economia italiana il fiato chele manca? Dalla sua scrivania al Tesoro, in una giornata semifestiva ma sempre con il video delle ultime notizie finanziarie acceso, Carlo Azeglio Ciampi risponde di sì: «Naturalmente per il nuovo patto sociale i tempi hanno la loro importanza. Occorre fare presto: servirà a ridare importanti elementi di certezza». Non c'è alcun motivo perché la crescita non riprenda, «con tassi di interesse così bassi, incrementi del costo del lavoro vicini allo zero, prezzi delle materie prime in calo, mentre la situazione dei mercati esteri va migliorando». Ministro, ma in Europa alla inattesa prontezza dei banchieri centrali nel far scendere il costo del denaro sembra ora corrispondere una inconcludenza politica. Dopo le attese - o i timori, secondo i punti di vista - suscitate dai nuovi governi orientati a sinistra, si avverte un ritorno degli egoismi nazionali... «Certo la Banca centrale europea è l'unica istituzione federale con pieni poteri. Ma a me quello che sta avvenendo pare il contrario: abbiamo ora una Europa in cui si decide votando per Stati, e non dove oggettivamente prevale la maggior forza di qualcuno. Del resto fu politica la scelta dell'unione monetaria; coioro che pensavano soprattutto all'economia erano più scettici. La prima volta che mi incontrai con Helmut Kohl, lui mi domandò perché ero a favore dell'Euro. Gli risposi che lo vedevo come unica garanzia per non far risorgere mai gli egoismi nazionali degli anni '30. Lui disse che la pensava come me: "O l'unione monetaria la facciamo ora quando ancora un quarto dei tedeschi ha conosciuto la seconda guerra mondiale, o non la facciamo più"». Appunto, dei nuovi governanti tedeschi è stato scritto che il loro passato è il '68, non la guerra. Incontrandoli non ha avuto l'impressione che ci sia meno europeismo e - maggiore attenzione agli interessi propri della Germania? «No. Non c'è dubbio che la tradizione europeista in Germania appartenga più all'altra parte politica: pur se la via fu imboccata dal cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, è stato il cristiano-democratico Kohl a fare il grosso strappo. A parte questo, parlando con il ministro Oskar Lafontaine non ho avuto l'impressione di un minor impegno europeo. E ormai il quadro istituzionale è in piedi, l'Euro ali più largo della semplice area del marco: l'ostacolo da superare era prima, quando molti tedeschi - lo dissi, scherzando, anche all'allo- ra presidente della Bundesbank Karl-Otto Poehl - erano disposti ad accettare solo un "Euromarco" non una vera moneta comune». Ci sarà la capacità politica dì far buon uso dell'Euro, e di rilanciare la crescita? «E' importante che ci sia un organo, l'Euro-11 (consiglio dei mini¬ stri finanziari dei Paesi Euro, ndr) dove discutere dello stato dell'economia e delle nostre politiche. Quando ci incontrammo in settembre, molti ministri intravedevano un rallentamento della crescita. Ora che, a qualche mese di distanza, sento la Bce affermare che c'è un rallentamento, penso che discutere serve». Quindi lei sostiene che il dibattito nell'Euro-11 ha avuto un ruolo nella decisione dei banchieri centrali? «Certo. Credo anche che un motivo del calo dei tassi sia di non far partire l'Euro, a gennaio, con la tendenza ad apprezzarsi verso il dollaro e lo yen». C'è un piano per ridurre in modo concertato gli oneri fiscali sul costo del lavoro? «Non ho avuto notizia di proposte precise. Dobbiamo andare in quella direzione; però non è il Tesoro che se ne occupa». Ministro, perché l'economia italiana cresce così poco? «Il rallentamento che dalla fine dell'estate colpisce tutti in Euro- pa da noi è cominciato prima, essenzialmente per ragioni di tipo politico. Abbiamo avuto.prima il fallimento della commissione bicamerale, poi una crisi di governo che di fatto è cominciata in giugno-luglio con la "verifica" della maggioranza, quattro mesi buoni di crisi insomma. Se lei guarda le indagini Iseo, la fiducia delle famiglie era in crescita fino a luglio, poi è discesa mese per mese. Solo in novembre, a crisi di governo risolta, ha cominciato a risalire. Se così è, c'è da augurarsi che il recupero prosegua, poiché ora abbiamo una maggioranza di governo più ampia, e la situazione estera va migliorando». Le famiglie non spendono, si dice. Sarà che non si sono ancora abituate ad avere in tasca una moneta forte? «Sui giornali dovete continuare a spiegarglielo. Anni fa, se andavo a farmi una passeggiata in via Veneto e vedevo un paio di scarpe che costavano 250.000 lire, magari le compravo anche non avendone subito bisogno perché pensavo che il mese dopo le avrei pagate 260.000. Ora, la scomparsa dell'inflazione fa sì che valuti meglio ciò che mi serve. In prospettiva dovrebbero essere eliminati gli eccessi. E gli imprenditori devono capire che la prospettiva di prezzi industriali in calo non è un fenomeno di deflazione, cioè di caduta forte della domanda, ma solo di accentuata concorrenza, calo delle materie prime e stabilità del costo del lavoro». Come risponde a chi sostiene che l'unica via è diminuire le tasse, specie sulle imprese? «E' una richiesta legittima, purché si metta in chiaro che si tratta di ridurle ancora. Le tasse sulle imprese sono già molto diminuite quest'anno, con l'Irap e la Dit». Negli ultimi tempi lei ha lavorato molto per il Mezzogiorno. Il convegno di Catania darà risultati concreti? «A chi chiede quali decisioni abbiamo preso, rispondo che abbiamo deciso come procedere. Noto che nel Sud è finito lo stato d'animo della lamentela, nasce quello dell'operare. Lo sviluppo deve essere, come nel Nord-Est, spontaneo; gli strumenti che il governo appronta sono come la pigna che accende il fuoco, non di più. Purtroppo, a differenza dell'Euro, non c'è un metro sul quale misurare subito i risultati». Si è assunto un impegno di lunga lena. «E' un impegno preso dalla classe dirigente del Paese, non da un singolo». 4 Stefano Lepri mmDopo la crisi di governo sta risalendo lafiducia dellefamiglie ■■ Ridurre le tasse è una richiesta legittima Ma sia chiaro che bisogna abbassarle "ancora" Quelle sulle imprese sono già state molto diminuite quest'anno, con Irap e Dit ip p A OMIA ROMA idarà all'eil fiato checrivania al a semifestivideo delle arie acceso, risponde di r il nuovo anno la loro are presto: rtanti elen c'è alcun cita non rintemenvicimmDopo la crisi di governo sta risalendo lafiducia dellefamiglie ■■ «SubitCiampi: Il ministro tedesco Oskar Lafontaine Nella foto a sinistra il ministro per l'Economia Carlo Azeglio Ciampi

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Helmut Kohl, Helmut Schmidt, Kohl, Oskar Lafontaine, Stefano Lepri

Luoghi citati: Catania, Europa, Germania, Roma