«Porte spalancate agli immigrati, è civiltà»

«Porte spalancate agli immigrati, è civiltà» «Gli italiani non sono penalizzati: chi viene dal Terzo Mondo si adatta a lavori che noi non vogliamo fare» «Porte spalancate agli immigrati, è civiltà» // Presidente: ma, senza controlli seri, si crea solo scompiglio MELBOURNE DAL NOSTRO INVIATO Navi della speranza e della paura, gente disposta a giocare la propria vita pur di fuggire dalla miseria. Quanta nostra storia nelle foto ingiallite appese alle pareti di questo centro per l'assistenza agli immigrati italiani. Con le facce di italiani che inseguivano la fortuna: lontane, eppure così simili a quelle di chi, oggi, insegue gli stessi sogni approdando sulle nostre coste. Spinte di volontarismo, solidarietà, timori che il tessuto sociale non riesca ad assorbire il susseguirsi degli arrivi: l'Italia dà risposte annaspanti al problema riflettendo la contradditorietà delle reazioni politiche. Oscar Luigi Scalfaro, da questa terra d'antica immigrazione, indica una strada: lasciamo spazio alla solidarietà perché «le porte spalancate sono un fatto di civiltà. Ed è troppo comodo inventarsi certe scuse per chiuderle in faccia a chi cerca spazio da noi. No, quando ci fissiamo sui confini dimostriamo di essere ben arretrati». E' una posizione che sembra rispecchiare quella espressa alcuni giorni fa da Rosa Russo Jervolino e, soprattutto, dal capo del governo. Massimo D'Alema, a Lecce, ha condannato «isterismo sciocco di chi grida all'invasione perché arrivano 500 albanesi». Oscar Luigi Scalfaro, rispondendo ad una studentessa triestina che, nell'aula magna dell'Università di Melbourne, paventa l'arrivo di slavi ruba-lavoro, inizia con una lezione di geografia per, poi, giungere ad una di socio-politica: «La particolare posizione del nostro Paese ci espone, più di altri, all'immigrazione. Comunque se guardiamo, ad esempio, a quanto è successo negli ultimi anni, constatiamo che Francia, Spagna e Portogallo hanno assorbito più immigrati di noi». E, poi, prima di pronunciare certi vade retro, perché non guardiamo in faccia quelli che vogliamo respingere? «Profughi che scappano dalla guerra, storie di violenza e di carestia, bambini che non hanno conosciuto altro se non un continuo fuggire». No, l'uomo deve prendere coscienza d'essere «cittadino del mondo» e comprendere quanto sia antistorico affermare: «Tu da questa parte non vieni perché c'è il mio confine». Ma «civiltà» non è sinonimo di lassismo e le braccia aperte non comportano necessariamente occhi chiusi: «Senza controlli seri» che regolino forme e metodi quest'esodo di fine secolo rischia di trasformarsi solo in «scompiglio». Ecco perché, secondo il Capo dello Stato «è necessario per evitare che il danno si allarghi a tutti, fissare dei limiti di sopportabilità». E' mattina a Melbourne quando Scalfaro pronuncia queste parole. Dall'Italia, in piena notte, non gli è giunta la notizia dei naufragi al largo delle coste maltesi e turche. E così, per spiegare la necessità di fissare parametri per il controllo dell'accoglienza, usa una metafora che suona involontariamente sinistra: «Se una barca è costruita per portare solo cinquanta persone, non ne può caricare cento, altrimenti vanno tutti a fondo. Può sembrare cinismo, però occorre pensarci». Presidente, non crede che l'arrivo di questi extracomunitari possa penalizzare gli italiani che già non trovano occupazione? «Il primo pensiero, è ovvio, deve andare ai nostri connazionali, ma guardiamoci intorno: gli immigrati del Terzo Mondo si adattano a lavori che noi non vogliamo fare. Se entraste qualche volta nella cucina di un ristorante, vedreste che a lavare i piatti e a pulire per terra, sono sempre persone di colore. Ciò avviene non perché gli italiani vengano esclusi dal lavoro, ma perché il nostro benessere è cresciuto e le scelte sono diverse rispetto a uii 'empo». Senza dimenticale che, spesso, queste occupazioni sono solo frutto rlel mercato delle braccia: «Se si privilegia un non italiano ò perche lo si vuole sfruttare. Ma ciò è un atto illecito, un reato». [r. riz.)

Persone citate: Massimo D'alema, Oscar Luigi Scalfaro, Rosa Russo Jervolino, Scalfaro

Luoghi citati: Francia, Italia, Lecce, Melbourne, Portogallo, Spagna