«Bis al Quirinale? Favole» di Renato Rizzo
«Bis al Quirinale? Favole» L'ira del Presidente dall'Australia dopo aver visto via Internet i titoli di un giornale italiano «Bis al Quirinale? Favole» Scalfaro: scrìvono cose che non dico MELBOURNE DAL NOSTRO INVIATO Volevano fargli un favore, i responsabili del Comitato assistenza immigrati: «Presidente, guardi, attraverso Internet si possono leggere i giornali italiani». Pronto, fatto: sullo schermo del computer appare la pagina della Repubblica di sabato sulla quale campeggia un titolo che parla della «ricandidatura di Scalfaro al Quirinale». Lui, il Capo dello Stato, fa un piccolo passo indietro, si irrigidice e dice a voce bassa: «Favole. E' triste dire una cosa e vederne scritta un'altra». Voce bassa. Ma non così flebile da non essere captata dalla telecamera della Rai che documenta tutti gli appuntamenti dell'inquilino del Quirinale. Subito la videata scompare dopo un provvidenziale clic. Ma nessuno può spegnere il malumore rinnovato di Scalfaro. Quel fastidio che s'era acceso nel cuore della notte di sabato quando agenzie di stampa, radio e televisioni avevano diffuso servizi sulla sua presunta autocandidatura al Colle e sull'ipotesi di scioglimento delle Camere in caso di referendum sulla legge elettorale. La scena rimane intima solo per pochi minuti anche se la Rai non concede di visionare la registrazione giustificando il «no» con non meglio precisati motivi di carattere sindacale. Ma la giornata di Scalfaro si srotola, da questo momento in poi, all'insegna del disappunto, anche grazie al contributo di alcune coincidenze galeotte. Come quando, il presidente della Came¬ ra di Commercio italo-australiana riceve il capo dello Stato all'ultimo piano della Rialto Tower, il più imponente grattacielo della città. Voleva essere spiritoso, il responsabile dell'organismo. E gentile. Così, mostrando a Scalfaro l'edificio appena inaugurato, commenta: «Qui siamo al 41° piano, ma se le rinnoveranno il mandato, quando tornerà a trovarci la inviteremo su un grattacielo alto 500 metri. Il più alto di tutto l'emisfero australe». Il Capo dello Stato non regala neanche un sorriso. E quando prende la parola inanella considerazioni economico-politiche sul significato e sul peso dell'Euro, si addentra con tranquillità negli spinosi rapporti tra morale e finanza. Ma l'invito, no: quello non merita una risposta. E, anzi, viene mandato subito nel cestino della memoria. Altro momento-no, al Parlamento, in una sala che si chiama «della regina». Un nome, una garanzia. Di altro piccolo fastidio. Perché è notoriamente battezzata così anche quella di Montecitorio dove sono avvizzite quelle riforme che Scalfaro ha sempre indicato e, ancora, indica come indispensabili alla vita democratica del Paese. Anche qui un'involontaria provocazione proprio sull'argomento che più scotta, in queste ore. Jeff Kennett, premier dello Stato di Victoria, probabilmente non saprà mai perché il suo illustre ospite è rimasto così freddo ed impassibile quando lui ha detto al microfono, tra gli «hurrà» naif degli onorevoli deputati: «Spero di rivederla fra dieci anni per la sua prossima visita di Stato». E' una tiepida estate in Australia. Ma gli editoriali dei giornali e i commenti della politica sembrano aver raffreddato la comitiva del Quirinale in trasferta. Oggi si vola a Camberra: sulla pianura le previsioni meteorologiche garantiscono sole. Sul Colle nessuno azzarda pronostici. Renato Rizzo Il Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro al Comitato assistenza immigrati di Melbourne dove ha potuto vedere via Internet i titoli dei giornali italiani che l'hanno fatto arrabbiare
Persone citate: Came, Jeff Kennett, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro, Tower
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