Invalido, ma l'Inps lo ignora

Invalido, ma l'Inps lo ignora Applicando la legge, l'Ente nega la visita medica a un malato di tumore di 51 anni, con 32 di contributi, insufficienti perché su 2 Casse diverse Invalido, ma l'Inps lo ignora SE ci si mette, la legislazione previdenziale sa essere cattiva. E sono dolori per chi ci capita sotto. In questi tempi di continue restrizioni (l'anno da cui è nata la «marcia indietro» è il '93) si allarga il numero dei casi di lavoratori che dopo una vita di dedizione alla propria attività si ritrovano con in mano un pugno di mosche. E non c'è alcun appiglio che li possa salvare perché le leggi stanno smantellando tutte le «maniglie» di salvataggio che hanno operato fino a un lustro fa. REQUISITI Vogliamo oggi porre all'attenzione il caso di un lettore che vive a Torino (manteniamo l'anonimato) che, apparentemente, ha dell'incredibile, ma che purtroppo sta diventando un fatto ordinario. Il nostro lavoratore ha versato all'Inps contributi per 32 anni e non può ottenere la pensione di invalidità perché gli mancano i requisiti contributivi. Attenzione: non i requisiti sanitari, ma quelli contributivi, senza i quali l'ente non chiama neanche a visita medica. PASSEPARTOUT Il nostro ha un brutto male e quindi, presumibilmente, la pensione gli verrebbe concessa senza remore. Ma non può entrare nel gabinetto diagnostico dell'Inps: gli mancano i contributi. E senza questo passepartout la porta d'ingresso non si apre. 29 ANNI Vediamo di che si tratta. Il soggetto ha lavorato come dipendente per 29 anni, terminando il lavoro nel '91. Si è occupato subito dopo come pubblicitario e in tale veste non ha avuto più obbligo di assicurazione sociale in quanto per tale categoria non era prevista alcuna contribuzione. Il soggetto è quindi rimasto con 29 anni di contributi e con un'età di 51 anni: troppo poco per ottenere la pensione di anzianità. Perciò i contributi sono rimasti congelati nel fondo Inps in attesa di raggiungere i requisiti per la pensione e quindi far recuperare le somme versate in tanti anni. 10 PER CENTO Nell'aprile '96 la legge apre una nuova pagina previdenziale e crea un fondo particolare per tutti quei lavoratori «atipici» a metà tra dipendenti e autonomi, quali i collaboratori coordinati continuativi, categoria cui appartiene, appunto, il nostro lettore. Da aprile '96, perciò, riparte per l'interessato l'assicurazione obbligatoria attraverso l'iscrizione a quella gestione che è conosciuta sotto il nome di «contributo 10%». 11 lettore inizia a versare i contributi fino all'anno in corso, per circa altri tre anni. 3 ANNI Purtroppo si ammala e presenta, nel maggio '98, la domanda di invalidità all'Inps. Prima doccia fredda: la domanda viene respinta perché il soggetto non ha i requisiti per la pensione. La legge, infatti, dice che occorre avere versato almeno 5 anni di contributi (e con almeno 3 negli ultimi 5 anni). DOMANDA Il nostro lettore negli ultimi cinque anni ne ha circa 2 anni e mezzo versati nella gestione del 10%. E quindi non ha titolo per presentare la domanda anche se, dal punto di vista sanitario, meriterebbe di corsa la pensione. Il diritto non lo può raggiungere neanche con i precedenti contributi da lavoratore dipendente in quanto negli ultimi 5 anni ha zero versamenti (avendo fermato l'assicurazione nel '91). LA LEGGE Risultato? Con circa 32 anni di contributi, niente requisiti minimi. Un lavoratore con 5 anni di contributi ha diritto alla prestazione, il lettore con 32 anni no. E' la legge e gli uffici Inps sono costretti ad applicarla. RICONG1UNZIONB L'ostacolo non si può superare neppure chiedendo di ricongiungere i due spezzoni contributivi. La legge, infatti, proibisce che i contributi del 10% siano trasportati in quelli versati come dipendente. E ciò anche se il soggetto si adattasse a pagare la pesantissima ricongiunzione. Si può, allora, percorrere la stessa via in senso inverso, chiede il lettore? Cioè portando i contributi da lavoro dipendente nella gestione del 10%, vale a dire portando i 29 anni dentro i circa 3 anni successivi e non viceversa? Niente da fare. L'operazione è ammessa in via teorica, ma in via pratica la legge chiede il requisito minimo pari a 15 anni di versamenti contributivi (e qui ci siamo: il lettore di anni ne ha 32 nel complesso) di cui, però, almeno 5 versati dopo il '95. E qui non ci siamo più. ALTRO PERIODO Infatti, l'interessato ha versato soltanto circa 3 anni dopo il '95 e quindi, per fare scattare il diritto, dovrebbe versare altri due anni da oggi. Mentre la pensione di invalidità occorre subito. C'è, infatti, il rischio di non poter proseguire a lavorare fino alla data indispensabile per riuscire a toccare il traguardo dei contributi minimi. VOLONTARIA Neppure si può fare appello alla contribuzione volontaria. Il soggetto ha, come detto, già 32 anni di versamenti ma, nel '97, c'è stata una stretta alla contribuzione volontaria ed è stato tolto il requisito minimo di avere versato almeno 5 anni di contributi nell'intera vita assicurativa al fine di conquistarsi il titolo a pagare la volontaria. Ma oggi non è più così. Occorrono sempre i soliti 5 anni di contributi di cui almeno 3 nell'ultimo quinquennio (ridotti a uno nella gestione de! 10%). LA MAGISTRATURA Il lettore ci chiede: è opportuno intentare una causa? Con quante possibilità di spuntarla e a quali costi? La nostra risposta è pervasa di molta cautela. Infatti, il ricorso all'autorità giudiziaria ci sembra l'unica via percorribile. Ma secondo noi, non ci sarà alcun giudice di lavoro che potrà dare ragione al nostro lettore e torto alla legge e costringere l'Inps a pagare la pensione di invalidità. CONSULTA Infatti le leggi sono quelle che sono, non ci troviamo in un caso di falsa o scorretta applicazione. Perciò, l'unica via percorribile per il pretore (ammesso che si trovi d'accordo con il ricorrente) è quella di sollevare - d'ufficio o dietro imbeccata del lettore - l'incidente di incostituzionalità. IL DUBBIO Se il pretore si troverà d'accordo la lite verrà spedita al vaglio della Corte Costituzionale. Occorrerà poi attendere il responso della Consulta dopo qualche tempo. A) Se sarà negativo, il nostro avrà perso tempo e denaro. B) Se sarà positivo, l'Inps dovrà chiamare il soggetto a visita sanitaria (e quindi non è ancora scontato che sia dichiarato invalido) e tale possibilità si applicherà per tutti i lavoratori che si trovano nelle stesse condizioni e non solo per il lettore. Il quale, a sue spese, avrà aperto la pista per tutti gli altri in attesa alla finestra. MOTIVI SANITARI Il lettore si duole che tutto ciò accada in un Paese in cui la pensione di invalidità è stata sempre elargita con «estrema leggerezza». E' vero: fino all'84, l'Inps ha posto in pagamento circa 5 milioni 400 mila pensioni di invalidità, dato che la legge riconosceva tali pagamenti anche per motivi di carattere socio-economico. Dall'84 non è più così: la pensione è legata solo alla riduzione della capacità di lavoro e quindi solo a motivi sanitari. FALSO RIGORISMO Di colpo il numero delle pensioni s'è ridotto, tuttavia oggi le pensioni sono sempre superiori a 3 milioni di pezzi e costano nel complesso qualcosa come 34 mila miliardi. Ebbene, in questo scenario, il lettore viene immolato sull'altare di un falso rigorismo che perseguita persone con ben 32 anni di contributi. Additiamo il caso ai parlamentari perché riflettano su situazioni che non meritano di essere calpestate. Mauro Salvi UN CASO ORDINARIO DI FOLLIA PREVIDENZIALE 7□Il lettore E.R. di Torino ha pagato t contributi inps per a -29 anni come lavoratore dipendente b - 3 anni come pubblicitario (lavoratore autonomo) 32 anni □Non ha diritto alla pensione di invalidità in quanto non raggiunge i requisiti contributivi minimi né nel Fondo dei lavoratori dipendenti né in quello del contributo 10% Non può trasportare i 3 anni di contributi da lavoro autonomo nel Fondo lavoratori dipendenti perché la legge lo vieta Non può portare i 29 anni di lavoro dipendente nella gestione del contributo 10% perché manca il versamento di cinque anni a partire dall'anno 1996 □Non può chiedere i versamenti volontari nel Fondo lavoratori dipendenti perché non ha 3 anni di contributi nell'ultimo quinquennio Non può chiedere la volontaria nella gestione del contributo 10% perché, pur avendo un anno di contributi nell'ultimo quinquennio, mancano nel complesso 5 anni di versamenti in tale gestione adattasse a pagare la pesantissima ricongiunzione. Si può, allora, percorrere la stessa via in senso inverso, chiede il lettore? Cioè portando i contributi da lavoro dipendente nella gestione del 10%, vale a dire portando i 29 anni dentro i circa 3 anni successivi e non viceversa? Niente da fare. L'operazione è ammessa in via teorica, ma in via pratica la legge chiede il requisito minimo pari a 15 anni di versamenti contributivi (e qui ci siamo: il lettore di anni ne ha 32 nel complesso) di cui, però, almeno 5 versati dopo il '95. E qui non ci siamo più. ALTRO PERIODO Infatti, l'interessato ha versato soltanto circa 3 anni dopo il '95 e quindi, per fare scattare il diritto, dovrebbe versare altri due anni da oggi. Mentre la pensione di invalidità occorre subito. C'è, infatti, il rischio di non poter proseguire a lavorare fino alla data indispensabile per riuscire a toccare il traguardo dei contributi minimi. VOLONTARIA Neppure si può fare appello alla contribuzione volontaria. Il soggetto ha, come detto, già 32 anndi versamenti ma, nel '97, c'è stata una stretta alla contribuzione volontaria ed è stato tolto il requisito minimo di avere versato almeno 5 anni di contributi nell'intera vita assicurativa al fine di conquistarsi il titolo a pagare la volontaria. Ma oggi non è più così. Occorrono sempre i soliti 5 anni di contributi di cui almeno 3 nell'ultimo quinquennio (ridotti a uno nella gestione de! 10%). LA MAGISTRATURA Il lettore ci chiede: è opportunintentare una causa? Con quantpossibilità di spuntarla e a quacosti? La nostra risposta è pervasa di molta cautela. Infatti, il rcorso all'autorità giudiziaria sembra l'unica via percorribilMa secondo noi, non ci sarà alcugiudice di lavoro che potrà darragione al nostro lettore e tortalla legge e costringere l'Inps pagare la pensione di invalidità.

Persone citate: Mauro Salvi

Luoghi citati: Fondo, Torino