Gli insetti-puzzola

Gli insetti-puzzola LA LEZIONE / LE CIMICI DEGLI ALBERI Gli insetti-puzzola Con ilfreddo si rifugiano in casa I N autunno il freddo della sera ci fa sbarrare le finestre sulle giornate che si accorciano. Ma spesso nel tepore della casa resta qualcosa di vivo, e produce un rumore che si sposta alla cieca sbatacchiando contro tutti gli ostacoli per poi fermarsi di colpo con un tonfo. Eccola, la cimice puzzolente: si dibatte sul pavimento a gambe all'aria. Bisogna buttarla fuori senza schiacciarla altrimenti emana un odore ancora più nauseabondo di quello che le serve come semplice minaccia. Ma quante sono state quest'anno le «boie punase» da raccogliere con circospezione e deporre delicatamente sul davanzale perché volassero lontano con il loro odoraccio! Non se n'erano mai viste tante. E' colpa dell'ultima estate, caldissima e asciutta: i temporali d'agosto sembravano un bel sogno di tempi passati. L'afa e la calura sono state provvide madri per le uova che, col favore della siccità, hanno prodotto centinaia e centinaia di vigorosi rampolli a cui non è parso vero ai primi freddi trovare ima casa come rifugio, per riposarsi dopo le esuberanze estive fra i prati. Sono tantissime le cimici, e molto comuni. Per classificarle gli entomologi usano due nomi che messi vicini sembrano una musica con un buon ritmo: Emittori Eterotteri. Hemiptera, nome dell'ordine, in greco sta per «mezze ali», come sembrano avere questi insetti quando sono in stato di riposo. Heterpoptera, il sottordine a cui appartengono le cimici, vuol dire «ali differenti»: le ali anteriori, quando ci sono, sono nettamente divise in due regioni, una dura e coriacea, e una parte apicale membranosa. Tra gli eterotteri numerose famiglie sono provviste di ghiandole odorifere speciali, situate vicino alle zampe posteriori, che producono secrezioni nauseabonde. L'odore sgradevole passa inesorabile dall'insetto a qualsiasi cosa esso sfiori, penetra nelle mani dei curiosi che lo afferrano durante il suo goffo passeggiare e impregna i vegetali che l'untore è solito visitare. Le «cimici puzzolenti» che tutti conoscono con tanti nomi in ogni dialetto, sono Pentatomidi, famiglia di spicco che isola i suoi membri da un mondo anonimo brulicante di sconosciuti e li innalza verso la notorietà: il loro punto di forza, quasi un titolo nobiliare, è la puzza. Possiedono infatti le famose ghiandole odorifere particolarmente efficaci e questo ha consentito loro di conquistare un posto nella storia. Le altre cimici, sia che siano verdi o marroncine per nascondersi, sia che sfoggino vistosi colori di avvertimento, sono plebaglia al confronto, inodori o quasi. E' sorprendente però constatare che, nonostante i privilegi quasi da feudatari, anche i Pentatomidi vengono mangiati dagli uccelli e dagli altri nemici sempre in agguato: la puzza è una armatura elegante ma non efficace. Per la maggior parte le cimici pili comuni in Italia sono vegetariane: diverse specie unite in un potente esercito, a colpi di rostro e con l'aiuto di stiletti appositi, producono il famoso «cimiciato delle nocciole», terrore dei produttori di nutella. Altre sono ospiti assidue di piante erbacee spontanee, delle quali pungono i tessuti e i semi senza causare seri danni, e diventano fastidiose solo quando compaiono con popolazioni invadenti per le abitazioni poste vicine ai prati incolti. La migliore difesa è lo sfalcio dell'erba spontanea per evitare di ricorrere al veleno chimico. Alcune si fanno notare e provocano un ingiustificato allarmismo quando compaiono in gran numero, come capita quando sotto i tigli si presenta a frotte il «Pyrrhocoris apterus» con la sua livrea rossa e nera, sfron- tata tanto è elegante, fatta apposta per farsi notare. Una delle cimici più in alto nella gerarchia sociale delle puzzolenti si chiama «Dolycoris baccarum», ed è una buongustaia eclettica («polifaga» sarebbe il termine esatto): vive a spese dei frutti di svariate piante come la vite, la fragola, il lampone, il kaki, su colture ortive e da fiore, e anche sulle bietole, la soia, il tabacco, il girasole. Con disinvoltura trasmette ai frutti che punge sgraditi sapori e odori, e non solo: sulle piante erbacee può provocare aborti fiorali e danni ai semi, come il mancato sviluppo, o la perdita del potere germinativo, oppure alterazioni del rapporto oleo/proteico. Il modo delle cimici di attaccare le piante ospiti è da alta scuola: le mandibole e le mascelle sono stiletti molto fini conformati in modo da essere protetti e tenuti fermi dal rostro, che è provvisto di una estremità sensoriale utile a trovare il punto adatto da pugere. Presa la mira e appoggiati gli stiletti, il rostro si ritrae e le mandibole con i denti a sega praticano la prima incisione. Poi le mascelle più sottili allargano la ferita e il cibo viene succhiato attraverso un canale tipo cannuccia. Quando la creatura è sazia, il rostro, come una spada riposta lungo il fianco del cavaliere vittorioso, si ripiega sulla faccia inferiore del corpo e si gode il riposo del guerriero, i-accogliendo le forze per le prossime battaglie. Caterina Gromis di Trana Il tipico cattivo odore delle «boie punase» è un'arma di difesa Quest'anno sono state più numerose del solitoy^ forse a causa dell'estate caldissima e asciutta MICI DEGLI ALBERI -puzzola fugiano in casa Il tipico cattivo odore delle «boie punase» è un'arma di difesa Quest'anno sono state più numerose del solitoy^ forse a causa dell'estate caldissima e asciutta tata tanto è elegante, fatta apposta per farsi notare. Una delle cimici più in alto nella gerarchia sociale delle puzzolenti si chiama «Dolycoris baccarum», ed è una buongustaia eclettica («polifaga» sarebbe il termine esatto): vive a spese dei frutti di svariate piante come la vite, la fragola, il lampone, il kaki, su colture ortive e da fiore, e anche sulle bietole, la soia, il tabacco, il girasole. Con disinvoltura trasmette ai frutti che punge sgraditi sapori e odori, e non solo: sulle piante erbacee può provocare aborti fiorali e danni ai semi, come il mancato sviluppo, o la perdita del potere germinativo, oppure alterazioni del rapporto oleo/proteico. Il modo delle cimici di attaccare le piante ospiti è da alta scuola: le mandibole e le mascelle sono stiletti molto fini conformati in modo da essere protetti e tenuti fermi dal rostro, che è provvisto di una estremità sensoriale utile a trovare il punto adatto da pugere. Presa la mira e appoggiati gli stiletti, il rostro si ritrae e le mandibole con i denti a sega praticano la prima incisione. Poi le mascelle più sottili allargano la ferita e il cibo viene succhiato attraverso un canale tipo cannuccia. Quando la creatura è sazia, il rostro, come una spada riposta lungo il fianco del cavaliere vittorioso, si ripiega sulla faccia inferiore del corpo e si gode il riposo del guerriero, i-accogliendo le forze per le prossime battaglie. Caterina Gromis di Trana

Persone citate: Caterina Gromis

Luoghi citati: Italia, Trana