Il tatto nelle antenne

Il tatto nelle antenne I SENSI DELLE API Il tatto nelle antenne Riconoscono ì fiori appena toccati I NFALLIBILI conoscitrici di 1 fiori, volatrici che non perI dono mai il senso dell'orientamento, le api posseggono sensi sviluppatissimi che consentono loro una grande efficacia operativa. Ma qual è il loro senso più sviluppato? La vista per riconoscere immediatamente forme e colori? O l'odorato, per puntare senza esitazione sul profumo più allettante? Né l'uno, né l'altro, affermano due ricercatori canadesi. Il senso principe dell'ape sarebbe, secondo loro, il tatto. Con una serie di esperimenti, i biologi Peter Kevan e Meredith Lane dell'Università di Guelph, nell'Ontario, hanno dimostrato che l'ape sa riconoscere al primo tocco su quale fiore si trova, grazie ai sensibilissimi peli tattili che la rivestono tutta e sono particolarmente fitti sulle antenne. La chiave di lettura è la mappa geografica della superficie vegetale. Vista a forte ingrandimento, la struttura superficiale dei petali non è affatto uniforme. iE': invece piuttosto accidentata, tutta cosparsa di creste, solchi/scaglie, bollicine. La loro disposizione, diversa da specie a specie, ma anche da una parte all'altra del fiore, rappresenta una vera e propria carta d'identità. Di questo le api hanno immediata percezione. E proprio su questa ipersensibilità tattile alcune piante puntano per indurre le api a fare inconsapevolmente da ruffiane nei loro affari d'amore. Ecco un'ape maschio che vola ronzando su un campo incolto. Si mescolano in lui la fame e l'appetito sessuale. A un certo punto c'è qualcosa che attira la sua attenzione. Su un fiore, un'orchidea selvatica dalle lunghissime brattee rosse e malva, gli sembra sia po- sata un'ape femmina della sua stessa specie. Il maschio non perde tempo e inizia la manovra di atterraggio. Man mano che si avvcina, una zaffata di odore femminile lo investe e lo inebria. Finalmente atterra sul presunto oggetto del suo desiderio. Come può avere dubbi? I suoi peli tattili gli dicono che la tessitura della superficie corrisponde esattamente a quella dell'epidermide ^ femminile. Travolto dalla passione, il maschio si dimena nei movimenti copulatori. Non s ?:*•►;-,, si accorge che con i suoi contorcimenti rompe i piccoli contenitori del polline e si ritrova tutto impolverato di giallo. Così, quando passa ad un'altra orchidea selvatica nell'illusione di abbracciare una nuova partner, è proprio lui l'involontario artefice della fecondazione della pianta. In realtà quella dell'orchidea è tutta una mirata messa in scena. Per attirare l'insetto, la pianta emette un feromone, una sostanza volatile che ha lo stesso odore di quello emesso dall'ape femmina. Per giunta, la pellicola che riveste il petalo inferiore dell'orchidea, quello che assomiglia all'ape femmina, è strutturata alla stessa maniera dell'epidermide di quest'ultima. E' logico che il maschio cada nel tranello. Questo comunque riconferma l'eccellenza del senso tattile dell'ape. In fatto di sensi, le api hanno molte corde al loro arco. Intanto vedono i colori, sia pure in modo diverso da noi. I loro grandi occhi composti sono formati da migliaia di unità ottiche elementari (ommatidi). Ce ne sono 4900 in quelli dell'ape regina, 6300 in quelli delle api operaie e addirittura 13.000 negli occhi dell'ape maschio, il cosiddetto «fuco». Con questo formidabile apparato ottico, le api vedono uno strano mondo a mosaico spezzettato in migliaia di tessere. E lo vedono colorato, forse più di noi. E' vero che l'ape è cieca al rosso, ma in compenso vede l'ultravioletto, che noi non vediamo. Ne consegue che il bianco le appare in due tonalità. Una è formata dall'insieme dei vari colori, l'altra, il «bianco d'ape» comprende i colori a cui l'insetto è sensibile, più l'ultravioletto. Questo spiega come le api rie.. scano a vedere certe linee della corolla del : fiore, invisibili al nostro occhio, che i botanici chiamano «guide del nettare». Si possono mettere in evidenza solo ""*""fotografando i fiori con speciali pellicole all'ultravioletto. Funzionano come i nostri segnali stradali. Indicano cioè all'insetto come si arriva al ricettacolo del nettare, nascosto nel fondo della corolla. Quanto al senso del gusto, ce l'hanno... nei piedi. Proprio così. Basta che immergano la punta delle zampe in un velo d'acqua zuccherata perché sentano immediatamente il sapore del liquido. Ed è talmente fino il loro senso gustativo che non appena toccano coi piedi un nettare, sanno valutarne con precisione la percentuale di zuccheri. Lo prendono in considerazione solo se ha un contenuto zuccherino superiore al 17 per cento. Se poi arriva al 3050 per cento, allora l'ape è al settimo cielo. Si mette a danzare freneticamente per informare le compagne della scoperta. E di lì a poco la si vede tornare in numerosa compagnia a raccogliere il bottino. Non meno sviluppato è l'olfatto. Con tutta probabilità l'impeccabile servizio di pompe funebri che speciali addette svolgono in seno alla società, è imperniato su questo senso. Entro un'ora dalla morte di un'ape nell'alveare, entra in scena una necrofora. Afferra saldamente il cadavere fra le mandibole, solleva quel carico equivalente al suo peso corporeo, lo trasporta un centinaio di metri lontano dall'alveare e lì lo scarica. Poi torna indietro, pronta a ripetere l'impresa col prossimo cadavere. C'è inoltre in questi insetti uno spiccato «senso termico». Ricorrono a vari strattagemmi per mantenere la temperatura corporea e quella del nido entro limiti compatibili con il benessere dell'individuo e della società. Per combattere il freddo, le api formano quei grappoli viventi che si vedono spesso nell'epoca della sciamatura. L'ape ha un metabolismo molto attivo e nel suo minuscolo corpo produce una notevole quantità di calore. Sta di fatto che all'interno del favo, nei 10 mesi in cui vengono allevate le larve, la temperatura si aggira sempre intorno ai 33 gradi. Ma in piena estate, quando il caldo diventa soffocante, le api adottano un'altra strategia. Alcuni individui si appostano all'ingresso del nido e, aggrappandosi con le zampe ai suoi bordi, si mettono ad agitare freneticamente le ali. Fanno così da eccellenti ventilatori. Isabella Lattes Coi? manti CAPO (vista anteriore) Ocelli Occhio Labbro superiore Mandibole COMPLESSO MAXI LIO-LAB I ALE Postmento Cardini Mandibole Stipiti Premento Galee MASCELLA Labbro superiore Mandibole Mascelle-! V Regione occipitale Postmento Cardini mascellari Premento Episterno • mesotoracico Stigmi CAPO (vista posteriore) Zampa posteriore di un'operaia o(onope li dediritchi cosiquesratouno saicgliaidon

Persone citate: Isabella Lattes, Maxi Lio, Meredith Lane, Peter Kevan