Business effetto serra

Business effetto serra DOPO LA CONFERENZA DI BUENOS AIRES Business effetto serra Scontro sulle intese firmate a Kyoto IN inglese le due frasi mostrano una strana somiglianza: global warming e global warning, ovvero riscaldamento globale e avvertimento globale. Sembra un gioco di parole, ma non è così: l'effetto serra, cioè il surriscaldamento dell'atmosfera provocato dagli scarichi inquinanti emessi dall'uomo, è riconosciuto dagli scienziati come il principale responsabile dei gravi sconvolgimenti climatici ai quali stiamo assistendo negli ultimi anni. Migliaia di morti dovuti alle eccessive ondate di calore, maremoti e uragani (come il ciclone Mitch in Centro America), segnalazioni di malattie tropicali ad alte latitudini (malaria a New York e in Canada, dengue in Argentina e Australia), drastici mutamenti degli ecosistemi dei poli (scioglimento dei ghiacciai) e degli oceani (innalzamento del livello dell'acqua e mutamenti nella distribuzione della fauna marina): sono solo alcuni segnali di una possibile «catastrofe annunciata». In caso di un mancato intervento, nel 2010 le emissioni di gas serra (soprattutto anidride carbonica, seguita da clorofluorocarburi, metano e protossido di azoto) potrebbero aumentare del 45 per cento e comportare un aumento di temperatura tra i 3" e i 5HC (dati Iea, International Energy Agency). Se si pensa che le glaciazioni sono state causate da una diminuzione di temperatura di soli 5°C, è facile capire la portata del pericolo. Sulla base di questi dati, è partito da qualche anno un complesso negoziato internazionale sul clima che ha preso avvio alla Conferenza di Rio de Janeiro (1992), è proseguito alla Conferenza di Kyoto (1997) ove si è firmato il primo protocollo che vincola i Paesi industriali a ridurre le emissioni ed avrebbe dovuto ricevere un forte impulso dalla quarta Con ferenza sui mutamenti climatici conclusasi nei giorni scorsi a Buenos Aires. Dopo due settimane di riunioni ed una maratona notturna, i delegati di oltre 170 Paesi sono ripartiti con una ventina di pagine di impegni precedute da un «Piano di azione» che dovrebbe, nel giro di due anni, consentire la realizzazione degli obiettivi di Kyoto. In realtà, secondo la maggior parte dei delegati, tra cui il ministro italiano dell'Ambiente Edo Ronchi, l'esito della Conferenza è stato al di sotto delle attese, principalmente per la rigidità degli Stati Uniti, che sono responsabili del 22 per cento delle emissioni di C02 del pianeta, ma fanno fatica ad accettare impegni che mettano in di- scussione il loro stile di vita energivoro. Due sono stati i punti-chiave dello scontro: i meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto (in particolare l'Emission Trading) e il comportamento dei Paesi in via di sviluppo. Lo scopo dei meccanismi di flessibilità è quello di ridurre il più possibile il costo della riduzione delle emissioni attribuita ad ogni singolo Paese dal Protocollo di Kyoto (per gli Stati Uniti -7 per cento rispetto ai livelli del 1990). Poiché i costi di abbattimento delle emissioni sono maggiori nei Paesi più avanzati e nelle imprese più moderne, dove il grado di efficienza energetica è più elevato e i margini di miglioramento sono ridotti, è economicamente più vantaggioso realizzare l'obiettivo, a proprie spese, dove costa meno, cioè nei Paesi emergenti, in cui il trasferimento di capitali e nuove tecnologie costituirebbe un formidabile trampolino di lancio per un futuro sviluppo economico ed industriale. Il meccanismo più importante, vero business del domani, sarà probabilmente l'Emission Trading, un «commercio delle emissioni» tra Paesi con obblighi di emissione (come Usa e Giappone) e Paesi con crediti di emissione (come la Russia). L'Unione Europea ha proposto un limite massimo concreto («concrete ceiling») da applicare a questo commercio, ma gli Usa non sono stati d'accordo e i giochi restano aperti. Inoltre, è vero che durante la conferenza di Buenos Aires gli Stati Uniti hanno finalmente firmato (ultima tra le nazioni industrializzate) il Protocollo di Kyoto, ma Clinton ha annunciato che non lo sottoporrà alla ratifica del Congresso finché tutti i Paesi in via di sviluppo, responsabili del 28 per cento delle emissioni totali in C02, non si impegneranno anch'essi ad un programma di riduzione delle emissioni. Ma, a parte l'Argentina e il Kazakhstan, che si sono volontariamente accollati obiettivi di riduzione, gli altri 130 Paesi in via di sviluppo, capitanati da India e Cina, sono decisi a non muoversi per primi e soprattutto a non accettare ricatti da chi ha la responsabilità primaria dell'inquinamento odierno. «Noi abbiamo emissioni di sopravvivenza - ha detto il capo della delegazione indiana - mentre nel Nord si tratta di emissioni di lusso». Tutto sembra quindi rinviato alla prossima Conferenza delle parti, che dovrebbe svolgersi alla fine del prossimo anno in Giordania o in Marocco. Davide Pavan Si apre la strada al «commercio» dei gas immessi nell'atmosfera Usa e Giappone saranno clienti dei Paesi con basse emissioni inquinanti EMISSIONI DI CARBONICA '._ _ . 1 EMISSION) CO; %SUL . INCREMENTO rAb.bl | (in milioni di tonn.) TOTALE (al'96 sul'90) USA 1 4900 j 22 2 J + 9%\ [ ^jjjfl^j^j^j!^ 1 j *QT^.... 11 w It m. 1 ISPAONA B 226■ f[ ~ 1 TOTALE MONDO 22.000™ - I GAS DELL'EFFETTO SERRA Ossido d'azoto Altri BHBM 380 (parti per milione) fj II 340 II 320 300 280 260 i i i i i i 1750 1800 1850 1900 1950 2000 METANO (parti per miliardo) 1750 1800 1850 1900 1950 2000 PROTOSSIDO DI AZOTO (parti per milione) 1 1750 1800 1850 1900 1950 2000 Andamento delle emissioni atmosferiche di anidride carbonica, metano e protossido d'azoto dal 1750 a oggi • Fonte: ENEA-Ministero dell'Ambiente SEMPRE PIÙ' CALDO Crescita della temperatura media della Terra in gradi centigradi, fatto zero il valore del 1961 1860 1900 1920 960 1980 2000 Aumento della temperatura media della Terra dal 1860 ad oggi pon)e. Organizzazione mondiale della meteorologia

Persone citate: Clinton, Davide Pavan, Edo Ronchi