ENZENSBERGER A SPASSO CON LA MACCHINA DEL TEMPO

ENZENSBERGER A SPASSO CON LA MACCHINA DEL TEMPO ENZENSBERGER A SPASSO CON LA MACCHINA DEL TEMPO ANS Magnus Enzensberger ci prova gusto. Cerca il fanciullino dentro di sé e tira fuori favole moderne dove l'enciclopedia è di prammatica e il sapere diventa un ludico passatempo. Il suo connazionale Schiller, che sul gioco voleva fondare la società, non potrà che benedirlo dall'aldilà. La fantasia al potere, diceva uno slogan del Sessan gtotto: purché si frequenti come Roberto, protagonista della fiaba H mago dei numeri (Einaudi 1997), un bel corso di matematica. Non con il professor Mandibola, che gliel'ha resa indigesta, ma in compagnia d'un ometto rosso che lo accompagnerà nel «paradiso dei numeri». E chi non avrebbe voluto finirci, mentre rimuginava davanti a seni e coseni privi di qualsiasi sex-appeal, come risolvere un'equazione trigonometrica? Ora è tutto più facile, ci sono le calcolatrici e Roberto ha pensato di portarsene dietro una nel nuovo romanzo-fiaba del poeta Hans Magnus, Ma dove sono finito?, trdotto in modo egregio da Enrico Ganni per l'editore Einaudi. Ma a che serve il bel marchingegno, se capita in mano al filosofo Treibnitz che vive all'alba del Settecento? A scombinarlo a tal punto che i numeri finisce per darli. Al lettore va un po' meglio, anche se non è così facile accompagnare Roberto nel suo viaggio all'indietro nel tempo e nello spazio. Non ci si è ancora abituati alla Russia del 1956 che già siamo catapultati nell'Australia di dieci anni prima. Dal gelo della Siberia ai deserti rossi. E di qui nel bel mezzo della Repubblica di Weimar tra nazisti e comunisti. Poi da un fiordo norvegese a metà Ottocento a un piccolo principato tedesco d'un secolo e mezzo prima. E sempre più indietro. Nel sesto viaggio siamo alla Guerra dei Trent'anni, tra banditi, cavalleria imperiale, truppe mercenarie su una mappa europea sbrindellata e confusa. Per fortuna che alla fine il buon roberto si stabilisce ad Amsterdam nella bottega d'un gran pittore. E' il 1621 e lui, grazie all'arte, cerca e ritrova la strada verso il presente. Ne ha viste di cotte e di crude e ha imparato che nella storia non esiste un paradiso, forse perché i conti non tornano mai come in matematica. E allora tanto vale tornare sui propri passi, a casa, anche se sua madre è indaffaratissima e suo padre sempre fuori per lavoro. Lui prova nostalgia solo per il vecchio amico Ratibor, che gli è parso di riconoscere in un bandito giustiziato a Strasburgo tre secoli prima. La storia sarà pur maestra di vita, ma vissuta al contrario disorienterebbe anche un dotto come il buon Treibnitz precettore della giovane principessa di Hemnlinden. IL problema è tutto qui: a forza di retrocedere nei secoli, si rischia di perdere se stessi. Roberto è una specie di eroe picaresco in balia della ruota della fortuna. Meglio sarebbe: in balia dei suoi occhi. Perché quando se li sfrega mentre guarda qualcosa (la tv o un quadro) ecco che le immagini prendono a ballonzolare e tutto si confonde e trasforma. Lui non s'addormenta come Alice accanto alla sorella né come il Bastiano della Storia infinita di M. Ende spalanca la fantasia attraverso le pagine di un libro. Ma, a causa di quello strano tic, precipita in altri paesi, tra gente che lo guarda (e come non potrebbe!) con una certa curiosità, un po' come succede a Marty McFly e a Doc, l'amico inventore, in Ritorno al futuro. Fra tante anticaglie esotiche il più sorpreso è ancora Roberto. E poi il lettore, che non è mai sazio di fantasticherie. Ma Enzensberger non ama il meraviglioso, lo stupefacente; non possiede una fantasia surreale, smodata, ma una razionalità che vuol stupire, anzi, in fondo, vuole educare. Al gioco, al sapere divertente, alla scoperta. C'è in lui ancora la vocazione pedagogica del vecchio Brecht, che non a caso «Ma dove sono finito?» Una fiaba eccentrica, dalla Russia 1956 alla guerra dei Trentanni MA DOVE SONO FINITO? Hans M. Enzensberger Einaudi pp. 242 L. 28.000 Hans Magnus Enzensbergei Dopo «Il maj numeri», un'altro rom; «Ma dove soi la ragione stravagante e lucida come un sog

Luoghi citati: Amsterdam, Australia, Russia, Siberia, Strasburgo, Weimar